San Giovanni in Fiore e le ipocrisie della politica
In questa campagna elettorale per le regionali, a San Giovanni in Fiore si vivono paradossi senza precedenti. Siamo davanti a un Comune e a un sindaco che vivono di apparenza, senza aver risolto alcuno dei problemi strutturali che affliggono la città. A partire dalla sanità, dove i pochi risultati ottenuti sono merito esclusivo di associazioni e cittadini tenaci, non certo dell’amministrazione. Oggi la sindaca Succurro si candida alle Regionali, e già si parla del prossimo candidato a sindaco: il suo consorte (sic!), Marco Ambrogio, direttamente da Cosenza. Un’operazione dinastica che nulla ha a che fare con il
bene della città.
Nel centrosinistra, le ipocrisie non sono da meno. Giovambattista Nicoletti, figura organica al Pd, si candida con Tridico, presentandosi come volto del rinnovamento. Ma dietro la sua candidatura si muovono le stesse logiche vecchie e logore, rappresentate dagli uomini
di Mario Oliverio. Anche qui si parla di accordi già fatti: Nicoletti alla Regione, Oliverio prossimo candidato a sindaco. Il nuovo che avanza… con le stesse facce di sempre. A peggiorare il quadro, Nicoletti stringe un’alleanza elettorale con l’imprenditrice Rota. Forse, prima di siglare accordi, dovrebbe chiedersi come vengono trattati i dipendenti del salumificio San Vincenzo di proprietà della Rota. È lecito parlare di cambiamento quando si chiudono gli occhi su certe realtà?
Nel frattempo, i veri problemi di San Giovanni in Fiore vengono sistematicamente ignorati. I poveri che non riescono a pagare le bollette. Le donne maltrattate da uomini che, troppo spesso, si rifugiano nell’alcol e sfogano la propria frustrazione tra le mura domestiche. Nessuno ne parla, nessuno propone soluzioni. Questa è San Giovanni in Fiore oggi. Ma alle prossime elezioni comunali, questi temi, finora ignorati, dovranno diventare centrali. Solo partendo da qui si potrà sperare in una rinascita vera della capitale della Sila.
Lettera firmata









