Ostaggi liberi entro 72 ore in cambio di 1700 prigionieri palestinesi, amnistia per chi lascia amas, la Striscia ai gazawi e governo provvisorio con Trump e Blair. “Questo è un grande iorno, uno dei più grandi giorni della civilizzazione” e ncora: “Chiamiamola pace eterna in Medio Oriente”, anuncia il presidente Usa comparendo con oltre un’ora di ritardo in conferenza stampa dopo l’incontro con ilpremier israeliano Benjamin Netanyahu alla CasaBianca. Il quale subito dopo conferma a Trump: “Sostengo il tuo piano per porre fine alla guerra a Gaza che ealizza i nostri obiettivi di guerra”. E, aggiunge, se Hamas non lascia le armi, “ricorreremo alla forza per farlo”.
Trump è perplesso, ma lo lascia finire. “Se Hamas respinge il suo piano, signor Presidente, o se lo accetta e poi fa praticamente di tutto per contrastarlo, Israele finirà il lavoro da solo”, conclude Netanyahu. I miliziani fanno sapere intanto di non aver ricevuto il piano, le cui proposte “sono vicine alla visione israeliana per porre fine alla guerra”.
Quanto all’Idf, il premier israeliano non molla: “Ritiriamo le truppe da Gaza, ma non dal perimetro di sicurezza”. E alla fine chiosa con un avvertimento: “I nemici di Israele hanno imparato una dura verità: chi ci attacca paga un prezzo alto”.
POCO PRIMA della conferenza il piano in 20 – anziché 21 punti come trapelato –è stato diffuso dalla Casa Bianca. Alcuni punti, a prima vista, scrive il New York Times sembrano contraddittori. Come il fatto che condiziona la fine della guerra a che entrambe le parti accettino la proposta. Ma afferma anche che se Hamas “ritarda o respinge questa proposta”, alcuni aspetti del piano “procederanno comunque nelle aree libere dal terrorismo consegnate ” dall’esercito israeliano a una “Forza Internazionale di S ta b il i zz azione ”. Ma, assicura Trump, “ho sentito che anche Hamas lo vuole”. Anche perché –sottolinea il presidente – “se Hamas respingesse la proposta, Israele avrebbe il mio pieno appoggio per portare a termine il lavoro di annientamento della minaccia di Hamas”. Trump racconta poi le sue conversazioni con i leader arabi nelle ultime settimane ed elogia il loro contributo. Spiega che su alcuni degli argomenti più spinosi, la proposta sembra procedere con cautela. Il ruolo dell’Autorità Nazionale Palestinese, ad esempio, è vago. Le nazioni arabe vogliono il coinvolgimento dell’Anp anche perché è considerata la legittima rappresentante del popolo palestinese; Israele la considera corrotta e ostacolo alla pace. Così il piano allude a un ruolo dell’Anp solo dopo il completamento di un “programma di riforme”.
Non dice nulla di concreto però su un percorso per la creazione di uno Stato palestinese, se non un cenno alla convivenza pacifica tra religioni. Nel dettaglio Gaza sarebbe governata dall’amministrazione transitoria temporanea di un comitato palestinese tecnocratico e apolitico, responsabile della gestione quotidiana.
Sotto il controllo di un nuovo organismo transitorio internazionale, il “Board of Peace”, che sarà presieduto e guidato dal presidente Trump e altri leader tra cui l’ex premier britannico Tony Blair. Hamas quindi dovrebbe accettare di “non avere alcun ruolo nella governance di Gaza, direttamente, indirettamente o in alcuna forma ”e“ tutte le infrastrutture militari, terroristiche e offensive, compresi i tunnel e gli impianti di produzione di armi, saranno distrutte e non ricostruite” in cambio dell’amnistia. Quanto ai gazawi il piano prevede di incoraggiarli a restare nella Striscia e verrà loro offerta “l’opportunità di costruire una Gaza migliore”.
In cambio degli ostaggi, Israele inoltre rilascerebbe 250ergastolani più 1.700 cittadini di Gaza. Per ogni ostaggio israeliano i cui resti saranno rilasciati, Israele rilascerà i resti di 15cittadini di Gaza deceduti. Ad accordo accettato, riprenderanno “immediatamente tuttigli aiuti nella Striscia. A coordinarli saranno l’Onu, la Mezzaluna Rossa e altre istituzioni internazionali non associate alle due parti. Sarà istituita una zona economica speciale con tariffe di accesso preferenziali da negoziare con i paesi partecipanti. E la “Nuova Gaza” sarà impegnata a costruire un’economia prospera e a coesistere pacificamente con i propri vicini. A garantire che tutte le fazioni rispettino i propri obblighi si impegnano i paesi arabi che “collaboreranno con i partner arabi e internazionali per sviluppare una Forza di Stabilizzazione Internazionale (Isf ) temporanea da dispiegare a Gaza che addestrerà e fornirà supporto alle forze di polizia palestinesi in accordo con Giordania ed Egitto.









