La Flotilla va dritta, la barca del Pd no: “All’alt ci fermiamo”

La Flotilla va dritta, la barca del Pd no: “All’alt ci fermiamo”. 
di Alessandro Mantovani – Fonte: Il Fatto Quotidiano

Ieri sera il sole tramontava alle spalle della Flotilla e da sud-ovest veniva anche il vento, purtroppo poco, che ci spingeva. Mare calmo. A Gaza mancano meno di 300 miglia, ma da Israele hanno detto che si preparano a intercettare questa flotta colorata e disarmata in alto mare, a 150 miglia dalla costa.

Questa sera ci saremo quasi e su Otaria, la barca a vela che ospita il Fatto, ci siamo fatti il meeting online sulla sicurezza, collegati con il brasiliano Thiago Avila e con tutte le barche, domande e risposte su quello che può succedere: “E se sparano?”, “E se usano armi chimiche?”, “E se ci tagliano le comunicazioni come facciamo a prendere decisioni condivise?”. C’è tensione, si capisce, ma a bordo noi, sei italiani, abbiamo pure veleggiato e cazzeggiato.

Lo scenario più probabile, confermano da Israele, è quello dell’ultimo avvertimento a 150 o 100 miglia da Gaza e poi l’intercettazione in alto mare, di notte, con una grande nave militare e mezzi più piccoli per abbordare una per una le 42 barche arrivate fin quaggiù. A quella distanza da terra si fermerà anche la nave Alpino della Marina italiana che segue a distanza la Global Sumud Flotilla per decisione del ministro Guido Crosetto, con compiti di soccorso, come una nave militare spagnola e diverse unità turche. “Siamo preoccupati, visto l’incidente avvenuto in quella zona anni fa, in cui sono morti dieci turchi. Do per scontato che gli attivisti vengano fermati, metterei la firma perché succedesse solo l’arresto”, ha detto Crosetto.

“Non sarà usata forza letale” pare abbia promesso il presidente israeliano Yitzahk Herzog all’ambasciatore italiano. La forza non letale peraltro l’hanno già usata con i droni in Tunisia e poi a sud di Creta. Qui nessuno cerca il martirio: “Abbiamo una vita a cui tornare”, ripete Avila.

Dunque abbordaggio, trasferimento degli equipaggi sulla nave militare, poi in Israele e se va bene espulsione in tempi brevi. Rischia un trattamento più severo chi resiste – l’addestramento alla nonviolenza è stato incessante – o per chi ci ha già provato ed è stato espulso e per chi viaggia con passaporti più ‘deboli’. Qui ci sono centinaia di persone di 44 nazionalità. E si avvicinano a Gaza alla vigilia della festività ebraica dello Yom Kippur che comincia domani sera, nel pieno dell’occupazione militare della Striscia.

Si divideranno le strade dei politici italiani che, come quelli di altri Paesi ma con più clamore e rilievo, hanno partecipato alla missione. Il Pd, presente con i parlamentari Arturo Scotto e Annalisa Corrado, ha scoperto le carte: “Come regola di ingaggio all’alt ci fermeremo, non abbiamo intenzione di alimentare intenzioni belligeranti”, ha detto Scotto in collegamento con Un giorno da pecora.

È coerente con la scelta di partire su una barca acquistata dal Pd stesso con l’Arci, Karma, insomma nella Flotilla ma anche un po’ fuori. È coerente con il tentativo di mediazione intessuto dal Pd, prima che il governo Meloni se lo intestasse, con il cardinale Pierbattista Pizzaballa del Patriarcato latino di Gerusalemme per la consegna a Cipro degli aiuti umanitari, respinta però dalla Flotilla che ha l’obiettivo politico di spezzare l’assedio e il blocco navale di Gaza, aprire un corridoio umanitario che tolga a Israele il potere di decidere cosa entra e cosa no, usando anche la fame come arma. È stata utile la presenza dei due dem, ha portato all’intervento di Sergio Mattarella che ha riconosciuto il valore della Flotilla, ma troppo in là non possono andare.

Restano a bordo di Morgana, una barca a vela della Flotilla, l’europarlamentare Benedetta Scuderi (Verdi) e il senatore Marco Croatti (M5S). “Dobbiamo ripristinare l’ordine delle cose – dice Scuderi al Fatto – c’è un diritto internazionale e ci sono delle violazioni: vogliamo che gli Stati facciano pressione su chi lo viola e non su chi chiede che sia rispettato”. Croatti giorni fa a Creta, quando gli italiani discutevano se tornare a casa o proseguire dopo la notte dei droni e delle bombe assordanti, nel pieno della discussione su Cipro, diceva: “Vado dove va la Flotilla”.

La giornata ieri era cominciata, prima dell’alba, con diverse barche in avaria. Un motoscafo di nome Johnny B imbarcava acqua e non ce l’ha fatta. La Live Support, il rimorchiatore di Emergency che segue la Flotilla, ha evacuato i 12 a bordo. Poi una nave della Mezzaluna rossa turca, che accompagna le navi militari di Ankara, ne ha presi in consegna quattro che intendevano tornare a terra. I turchi in questa storia hanno un peso, la loro visibilità di certo irrita Israele.