Flotilla: “Siamo a meno di 145 miglia nautiche da Gaza, continuiamo a navigare”

“Mentre ci avviciniamo a Gaza, restiamo vigili mentre entriamo nell’area dove le precedenti flottiglie sono state intercettate e/o attaccate. Tenete gli occhi puntati sulla missione. Tenete gli occhi puntati su Gaza. Continuiamo a navigare senza lasciarci scoraggiare dalle minacce e dalle tattiche intimidatorie di Israele”. Lo scrive la Global Sumud Flotilla sui social postando un’immagine che mostra che le imbarcazioni si trovano ora a meno di 145 miglia nautiche da Gaza. (Ore 6,04)

Alle 5,24, la Flotilla ha ripreso a navigare a velocità sostenuta, “siamo intorno ai 5 nodi”, comunica il membro di un equipaggio. La situazione delle comunicazioni è estremamente caotica, i collegamenti audio e video vanno e vengono. Si sentono allarmi che suonano. Il comandante di una barca lancia il “may day” vedendo avvicinarsi le imbarcazioni militari.

Alle 5.06 la Flotilla decide di fermarsi. Finora nessun militare è salito a bordo delle imbarcazioni. Non ci sono state azioni aggressive nei confronti degli equipaggi anche se la situazione è concitata.

Navi non identificate si avvicinano alla Flotilla, poi si allontanano

La Global Sumud Flotilla: “Navi non identificate si sono avvicinate ad alcune imbarcazioni della flottiglia, alcune con le luci spente.” “I partecipanti hanno applicato i protocolli di sicurezza in preparazione di un’intercettazione. Le navi (che si erano avvicinate) si sono poi allontanate dalla flottiglia”.

“Stiamo entrando nella zona ad altro rischio”. Lo scrive la Global Sumud Flotilla sul suo account X. Stando a quanto anticipato dai media israeliani Kan e Channel 12, Israele non consentirà alla Global Sumud Flotilla di violare il blocco navale imposto alla Striscia di Gaza. Secondo i media, saranno la Marina e gli incursori della 13esima Flottiglia a intercettare le imbarcazioni, ordinando loro di tornare indietro e sequestrandole in caso di rifiuto, fermando gli attivisti, che saranno trasferiti prima al porto di Ashdod, quindi nella prigione di Ketziot. Quanti accetteranno di essere espulsi saranno rimpatriati, mentre quanti opporranno resistenza saranno portati davanti a “un tribunale speciale all’interno del carcere”. Saranno circa 600 gli agenti di polizia impiegati nell’operazione.