Calabria 2025. Domani “scova” altre carte del sistema: “Denuncia, ma viene licenziata: le clientele dell’era Occhiuto”

di Enrica Riera

Fonte: Domani 

«Il direttore amministrativo lo nomina Fratelli d’Italia, il direttore scientifico lo nomina la Lega». Sono quasi le tre del pomeriggio del 5 maggio scorso, e al decimo piano della Cittadella di Catanzaro dove ha sede l’ufficio di Roberto Occhiuto si discute di nomine e incarichi all’interno degli enti pubblici regionali.
Il nodo è solo uno: la parlamentare leghista Simona Loizzo «rompe i coglioni» e, come racconta l’allora governatore di Forza Italia a uno dei suoi assessori, Giovanni Calabrese, «vorrebbe all’Aterp (l’ente che si occupa di edilizia pubblica residenziale, ndr) una persona che è un po’ imbrogliona».
La soluzione? L’ex presidente Occhiuto ce l’ha in tasca e la prospetta al suo interlocutore: «La cosa che avevo pensato è di spostare C.P. (dirigente dell’Aterp, ndr) all’Arpacal (l’ente che si invece si occupa del monitoraggio delle acque, ndr)» in modo «che noi reggiamo l’assalto ai partiti» e perché «ogni tanto…». Ogni tanto «qualcosa va dato», concorda l’assessore.

Nomine e incarichi, dunque. Al centro dello scacchiere delle decisioni politiche, ma anche delle intercettazioni dei finanzieri che lavorano all’indagine per corruzione in cui è coinvolto l’azzurro pronto a riprendersi, specie dopo la benedizione della premier Meloni, lo scranno più alto della Regione Calabria alle elezioni dei prossimi 5 e 6 ottobre.
Il quadro che viene fuori dagli atti giudiziari sembra però impietoso: un sistema fondato sul do ut des, su quelle che gli inquirenti definiscono «assunzioni clientelari», su presunte irregolarità e stranezze.

Il nuovo fascicolo
Alcune di queste criticità sono alla base anche di un altro fascicolo d’indagine, al momento contro ignoti, finito sul tavolo della Procura generale di Catanzaro.
Gli accertamenti sono partiti a seguito di una serie di denunce di una ex dipendente dell’Arpacal, S.G., licenziata «senza preavviso» in base a un provvedimento disciplinare impartitole. Cos’aveva fatto la professionista, assunta nel 2020 a tempo indeterminato? Denunciare sui social «il clima di tensione, abuso e rappresaglia» all’interno dell’ente regionale. I fatti sono messi in ordine nelle denunce.

Dal 2021 S.G., oggi difesa dallo studio legale Raimondi, racconta di essere stata «totalmente inutilizzata» come risorsa lavorativa. «Nonostante ci fossimo noi assunti – scrive la professionista – le attività sono state svolte da soggetti esterni, privi delle previste abilitazioni, nonché dell’esperienza necessaria e di tutte le altre competenze richieste dal ministero per il personale addetto allo svolgimento delle attività specialistiche». Così S.G. non cista e si rivolge ai vertici di Arpacal. Scrive anche al presidente della Giunta regionale Occhiuto.

«Quanto da me segnalato –si legge nella denuncia – è rimasto lettera morta». Tuttavia nel 2022 quando la funzionaria arriva a diffidare Arpacal per «gli avvisi di selezione del personale esterno da affiancare a quello interno per lo svolgimento di alcune attività», i procedimenti vengono effettivamente annullati.

Una vittoria? Sembra di no. Da allora, infatti, la donna viene «demansionata» e assiste «all’impedimento per lo svolgimento di qualsiasi altro lavoro o mansione».
Una situazione di «mobbing», oltre che di «irregolarità nell’attribuzione degli incarichi», che la porterà, come detto, a denunciare quanto accaduto sui suoi social, su Facebook.
«Il direttore scientifico M.I. ha incominciato – scrive la professionista, un tempo in forze all’Arpacal – senza alcuna giustificazione a ritardare e ostacolare le mie attività (…) Addirittura mi è stato tolto l’accesso alla casella pec istituzionale». Poi il provvedimento disciplinare, e cioè il licenziamento senza preavviso.
Intanto l’allora direttorescientifico, a gennaio 2025,è stato promosso a direttoredell’ente.

Le intercettazioni
«Che rotture di coglioni ste cose…», dice quel 5 maggio scorso, nel primo pomeriggio, l’assessore Calabrese al presidente Occhiuto mentre discutono delle nomine dettate dalla politica al decimo piano della Cittadella regionale. «Sì, rotture di coglioni – risponde il forzista –Però il problema qual è? Che noi reggiamo l’assalto ai partiti, ma dobbiamo reggerlo con intelligenza… nel senso che ogni tanto…». Ogni tanto «qualcosa va dato», anticipa Calabrese. E sulla persona “indicata” da Loizzo, Occhiuto fa anche un ultimissimo commento: «Questo non è che brilli, che sia un fulmine di guerra (…) Questo qua lo conosco (…) è venuta pure la moglie da me, la moglie è una dirigente della Polizia…». Calabrese, che ha le deleghe alle Politiche per il lavoro e per la formazione professionale, ride e uscendo dall’ufficio del presidente conclude laconico: «Va bene, va bene… vabbè è l’ultimo dei problemi». O forse no.