Calabria 2025. Scontro sulla vicepresidenza: il fuoco amico “spara” su Occhiuto e punta sul poliziotto Montuoro

A questo punto della storia, in tanti pensano che, calato il sipario sulla tornata elettorale, le fatiche del prode Occhiuto vincitore siano finite. Una vittoria che, stando soprattutto alle intenzioni di Robertino, dovrebbe mettere un punto a tutto: chiacchiere, come le definisce lui, e inchieste giudiziarie. Il popolo, con il voto, lo ha assolto da ogni colpa: Roberto è innocente, può fare il presidente della Regione, punto e basta.

Ma chi la pensa così vuol dire che non ha capito niente, o fa finta di non capire, come funziona la “politica” — scusate la parola — calabrese. La vera fatica per Robertino inizia adesso. La partita per la poltrona comincia oggi. Altro che campagna elettorale, uomo social, comunicatore perfetto e cazzate simili. Ed è una partita in cui chi vince occupa quella che è destinata a diventare la vera poltrona di presidente. La certa previsione di un coinvolgimento di Occhiuto in un’inchiesta giudiziaria che va ben oltre la truffetta della “vigna” rende instabile, e soggetta a pesanti scossoni ancor prima di sedersi, la sua poltrona. Potrebbe restarci per poco, su quella poltrona. Perciò nominare un proprio “fiduciario”, a cui affidare le chiavi del forziere quando la poltrona verrà meno, diventa per Occhiuto di vitale importanza. Ma non solo per lui: anche per il fuoco amico, che non ha mai smesso di sparare e che sui guai giudiziari di Occhiuto ha puntato tutto.

In ballo c’è la vicepresidenza, che — come da accordi — spetta a Fratelli d’Italia. E la presenza, del tutto inusuale, di un sottosegretario alla competizione elettorale regionale per un posto da consigliere, come Wanda Ferro, va letta come un chiaro messaggio a Occhiuto. Che, tradotto, significa: in attesa dei certi risvolti giudiziari e nella prospettiva che questi incidano sulla permanenza di Occhiuto sulla poltrona da presidente, Occhiuto va “commissariato”. E a indicare il nome di Wanda Ferro come badante di Occhiuto è stata proprio Giorgia Meloni. Occupare la poltrona di vicepresidente significa, per FdI, garantirsi un “facente funzioni” pronto a sostituire quello che ormai è, a tutti gli effetti, un presidente prossimo alla scadenza. La chiusura delle indagini è vicina, ed è ormai chiaro che le novità che emergeranno travolgeranno Occhiuto in maniera irreversibile.

La partita, come dicevamo, è appena iniziata e sul tavolo il nome del candidato alla nomina di vicepresidente resta quello che il “provvisorio accordo” tra Occhiuto e la Meloni aveva stabilito: Wanda Ferro. Che nella “disfida elettorale” contro Occhiuto ha giocato in tendem con Antonio Montuoro. Astro nascente di Fratelli d’Italia, assistente capo della polizia, nato a Catanzaro, con una lunga esperienza da sindacalista nella FSP Polizia, dove si è fatto le ossa e raccoglie molti consensi. Dopo una militanza in Forza Italia nel 2021 si iscrive a Fratelli d’Italia, da allora la sua ascesa è stata costante, fino ad arrivare alle 12 mila preferenze di questa tornata elettorale. Una ascesa benedetta da Edmondo Cirielli, viceministro agli Esteri, appartenente alla stretta cerchia dei meloniani, e oggi candidato alla presidenza delle regione Campania.

Antonio e Wanda hanno fatto squadra. Del resto, il primo è un poliziotto e la seconda è sottosegretaria agli Interni. Antonio ha sempre saputo di essere il “paracadute” di Wanda, la persona incaricata di reggerle il gioco della “finta trombatura”, qualora non fosse stata eletta, come infatti è successo. Perché in ballo non c’era l’elezione di Wanda, lei sta bene dove sta, ma la necessità di marcare stretto Occhiuto e garantire una buona affermazione del tandem. Uno vale l’altra: l’importante era piazzarne almeno uno, e così è stato. Certo, e questo va detto, la candidatura di Wanda doveva servire, oltre a ricordare gli accordi a Occhiuto, anche a racimolare qualche voto in più, nella speranza di una buona affermazione di FdI, così da ottenere maggiore peso politico al tavolo della Regione. Ma contro la macchina da guerra degli Occhiuto questo piano non ha funzionato. Tuttavia, il nome di Antonio Montuoro diventa quello destinato a sostituire Wanda, perché rappresenta la soluzione ideale per Fratelli d’Italia: fedele alla linea di partito, vicino a Wanda e gradito a Giorgia, ma soprattutto in grado di garantire al partito il controllo politico sulla Regione Calabria. Un perfetto facente funzioni, l’uomo giusto a cui affidare il compito di garantire una transizione controllata in vista delle prossime elezioni.

Di contro, Occhiuto sta studiando la sua mossa. Montuoro come vicepresidente proprio non gli aggrada e, siccome spetta a lui fare la nomina, il vicepresidente come gli assessori sono nominati dal presidente, potrebbe tentare una forzatura e scegliere un suo fedelissimo: Pierluigi Caputo, la persona a cui affidare il malloppo in caso di “malaparata”. E se davvero dovesse andare così, l’ira funesta di Giorgia questa volta non conoscerebbe confini.

È qui che Occhiuto si gioca la partita: sa che entro fine novembre le indagini saranno chiuse e che difficilmente arriverà una richiesta di archiviazione. Le sue attività intrallazzine, registrate dalla Guardia di Finanza nel suo ufficio, saranno rese pubbliche e, oltre a ciò, si profila l’ombra di uno scandalo personale che rischia di travolgerlo. Da questo, Occhiuto non può fuggire. L’aver vinto le elezioni — per quanto lo abbia fatto credere a una pletora di analfabeti funzionali che ancora lo votano — non gli garantisce alcuna immunità. Deve scegliere se sfidare ancora una volta la Meloni o accettare di mollare la poltrona, e quindi anche il malloppo. In ogni caso, sa che dovrà pagare un prezzo, e che questa volta non potrà dettare lui le regole del gioco.

Non ha altri margini di trattativa, se non quello di sperare che accettare la cruda realtà gli permetta di ottenere una qualche forma di clemenza: prima politica, e magari poi giudiziaria. Lo scandalo che lo travolgerà è solo questione di tempo. Una “riduzione del danno” è la sola cosa a cui può aggrapparsi. Perché, arrivati a questo punto, il tempo delle finzioni è finito, e pure quello delle mosse disperate. In fondo, questa, sarebbe la scelta di una persona che ha capito che è arrivato al capolinea, che non c’è più spazio per bluff o colpi di teatro. Ma siccome si tratta di Occhiuto, tutto è possibile. Potrebbe davvero convincersi che l’aver vinto le elezioni regionali lo abbia reso invincibile e decidere, ancora una volta, di non rispettare i patti. Come a dire: perso per perso, mi gioco tutto. Come finirà questa partita lo dirà la scelta di chi si siederà sulla poltrona di vicepresidente. E dal risultato di quella nomina si capirà, anche, la misura esatta di quanto Occhiuto abbia davvero compreso che il suo tempo è finito.