Botulino, funghi killer preparati in Calabria: un uomo intossicato e allerta in tre regioni

di Alessandro Mondo

Fonte: La Stampa

Una corsa contro il tempo in tre regioni – Piemonte, Calabria e Sardegna – attraverso la mobilitazione di una macchina organizzativa imponente, per evitare il peggio. Non parliamo di qualche virus esotico, diagnosticato e da isolare, ma di comuni vasetti di funghi sott’olio, da rintracciare prima che mettessero a repentaglio la vita di chi prima o poi li avrebbe consumati. Vicenda incredibile, la conferma di quanto il botulino, un killer invisibile, non vada sottovalutato.

Un primo caso

Questa storia comincia a Torino, quando un uomo di 40 anni viene ricoverato d’urgenza all’Ospedale Martini di Torino con una sospetta intossicazione da botulino: difficoltà a deglutire (disfagia), visione doppia (diplopia) e vomito ripetuto e secchezza delle fauci. Il dottor Enrico Ferreri, direttore del pronto soccorso, attiva il protocollo salvavita. Un altro medico, Matteo Valente, sospetta un’intossicazione da botulino e allerta i neurologi. La prima visita specialistica dei dottori Francesco Zurlo e Francesco Galmozzi, hanno conferma il quadro clinico compatibile con il botulismo. Immediato l’invio di campioni biologici del paziente all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta per permettere alla dottoressa Francesca Martucci l’analisi e la ricerca della tossina.

Nel frattempo, in attesa della conferma, viene allertato il Centro Antiveleni di Pavia che conserva l’antitossina botulinica, antidoto di importanza cruciale e non facilmente reperibile. Scatta una vera e propria staffetta, coordinata con il Centro Ministeriale Antidoti, per far arrivare il siero salvavita a Torino nel minor tempo possibile. Il caso, ancora sospetto, è segnalato al Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (Sisp), dove la dottoressa Elisabetta Scarvaglieri prende in carico le indagini. Indagini, sì: si tratta di ricostruire la rete di contatti del paziente e rintracciare l’origine del cibo contaminato.

Il botulino in funghi sott’olio

Alla fine, dopo averlo sentito, si scopre che il paziente aveva consumato funghi sott’olio preparati in casa, in Calabria. Era rientrato la settimana scorsa a Torino dalla Calabria, dove era andato a fare visita ad alcuni parenti. Ed ecco il guaio nel guaio. Poiché i funghi erano stati preparati artigianalmente e distribuiti a familiari e amici in diverse regioni, parliamo di 5-6 vasetti, il Sisp di Torino attiva le Asl non solo in Calabria, luogo di produzione, ma anche in altre regioni tra cui la Sardegna, dove alcuni parenti avevano ricevuto le stesse confezioni. Operazione riuscita. Quanto al “caso zero”, cioè all’uomo ricoverato nella Rianimazione del Martini diretta dal dottor Roberto Balagnadopo la somministrazione dell’antitossina ha mostrato un progressivo miglioramento ed è poi stato dimesso.

I sintomi del botulino

La riprova dell’importanza di un sistema sanitario tempestivo, certo. Ma anche del rischio rappresentato da un veleno i cui sintomi possono comparire da 6 ore a 8 giorni dopo l’ingestione della tossina, anche se nella maggior parte dei casi si manifestano tra le 12 e le 36 ore. Sintomi peraltro equivocabili perché simili ad una gastroenterite: nausea, vomito, diarrea o dolori addominali. Poi subentrano manifestazioni neurologiche più specifiche: perdita progressiva di tono muscolare, dalla testa in giù, disturbi della vistadifficoltà nella deglutizione e nel linguaggiodisidratazione e secchezza delle fauci. E ancora: una debolezza generale che progredisce nel resto del corpo, causando difficoltà respiratorie e, nei casi più gravi, persino la paralisi dei muscoli che regolano la respirazione.

Fondamentale allertare i soccorsi: prima viene somministrata l’antitossina, maggiori sono le possibilità di recupero completo. Fondamentale, prima ancora, sapere come si preparano i cibi in casa in sicurezza, con unna corretta procedura di sterilizzazione.