LA RECLUSA DEL PD
Fonte: U’Ruccularu
Alessandra Pugliese rompe il silenzio:
«Ho fatto la mia campagna da sola, mentre i vertici mi ostacolavano»
C’è una frase che pesa come una condanna: «Questa campagna l’ho condotta da sola, con le mie forze, con la mia coerenza».
IL SOLITO PD CROTONESE
Così comincia la lettera aperta di Alessandra Pugliese, candidata del Partito Democratico come carne da macello alle ultime elezioni regionali nella lista “Calabria Centro”, la Pugliese espressione della corrente di Andrea Devona, che oggi decide di rompere il silenzio e raccontare ciò che, dietro i sorrisi di circostanza e i comunicati patinati, si è consumato davvero: l’ennesima resa dei conti in casa PD dopo l’ennesima sconfitta schiacciante. Niente di nuovo insomma.
La sconfitta elettorale a Crotone non è soltanto numerica, ma politica e morale.
Il partito — ormai svuotato, diviso in un paio di cordate personali e privo di una linea comune — è diventato una specie di convento senza vocazioni, dove chi osa parlare di rinnovamento viene trattato come un eretico.
E Alessandra Pugliese, con la sua lettera, ha scelto di dirlo a voce alta.
OSTACOLATA DA CHI AVREBBE DOVUTO SOSTENERMI
«Io questa campagna l’ho condotta da sola, con le mie forze, con la mia coerenza e con la mia storia. Senza apparati, senza protezioni, senza reti di potere.»
Con queste parole, la candidata mette il dito nella piaga: il Partito Democratico crotonese non è stato casa, ma muro.
Pugliese racconta di una campagna elettorale costruita tra la gente, senza sponsor né risorse, “libera e pulita”, ma sabotata da chi avrebbe dovuto aiutarla.
«Gli stessi dirigenti che mi hanno candidata sono stati i primi a mettermi il bastone tra le ruote, negando appoggio, spazio e riconoscimento.
Perfino i canali social ufficiali del PD Crotone hanno promosso esclusivamente il candidato uomo, ignorando completamente il mio lavoro e la mia campagna.»
UOMINI CHE ODIANO LE DONNE
Una denuncia chiara: il partito che predica parità e partecipazione continua a funzionare come un club per pochi uomini di potere.
La “cultura politica che non riconosce il merito, ma solo la convenienza” — come scrive lei stessa — è la stessa che ha reso il PD crotonese irrilevante, chiuso su se stesso, incapace di dialogare con i cittadini e di rappresentare la città reale.
IL PD COME CERCHIO MAGICO
In fondo, la lettera di Alessandra Pugliese non è solo uno sfogo, ma un atto d’accusa verso una classe dirigente che da anni tiene in ostaggio il partito.
Un gruppo ristretto, immobile, che usa il PD come marchio elettorale e non come strumento di partecipazione.
Un cerchio magico fatto di incarichi, deleghe e favoritismi, dove chi non si allinea viene semplicemente escluso.
È la fotografia di una sinistra senza sinistra, dove la parola “democratico” è rimasta solo sul simbolo.
Il risultato? Un partito che ha smarrito identità e credibilità, e che oggi fatica persino a rappresentare se stesso.
Lontano dai lavoratori e con le fabbriche ormai chiuse da quasi mezzo secolo il partito della democrazia non riesce più a rappresentare nessuno, neanche chi vota a sinistra per ideologia o per estrazione familiare.
Senza più una struttura e senza più neanche i giovani democratici in queste regionali ha dimostrato di saper perdere anche l’elettorato storico.
SERVE UN AZZERAMENTO VERO
«Chi ha fallito deve avere la dignità di fare un passo indietro. Non servono alibi, non servono analisi di comodo né azzeramenti di facciata. Serve un azzeramento vero, un cambio radicale, che restituisca dignità e credibilità al Partito Democratico crotonese.»
La Pugliese chiede quello che i pochi iscritti rimasti e i simpatizzanti che si tengono a debita distanza invocano da tempo: una rifondazione, non una sceneggiata.
Un partito che torni ad ascoltare e a rappresentare, che esca dai corridoi del potere e torni nei quartieri, nei luoghi del lavoro, nella vita reale delle persone.
Nella sua lettera ringrazia le 1100 persone che l’hanno votata “liberamente e con consapevolezza”, la sua famiglia, e chi l’ha sostenuta con passione.
Ma dietro le parole di gratitudine, resta la consapevolezza amara che in Calabria e a Crotone la coerenza è un difetto, non una virtù.
IL SILENZIO DEI VERTICI
Ovviamente Dal PD crotonese, per ora(forse mai), nessuna replica.
Nessuna assunzione di responsabilità, nessun gesto politico. Nessun mea culpa.
Si attende l’inevitabile riunione “post-sconfitta”, che come da tradizione finirà con un comunicato pieno di buone intenzioni e la promessa dell’ennesimo “rinnovamento” che in verità non ci sarà mai.
La realtà, però, è che il partito non è mai stato così distante dal suo popolo, e la frattura tra base e vertici ormai è insanabile.
La lettera di Alessandra Pugliese è il segnale forte di un malessere più profondo, di una generazione politica che non accetta più di essere decorativa.
È la voce di chi non si è piegata alle logiche di convenienza, e per questo è stata messa da parte.
O almeno, è la voce di una corrente di minoranza che a quanto pare è sgradita ai feudatari storici.
LA SOLITUDINE COME COERENZA
Crotone, terra di promesse tradite e di ideali svuotati, sembra destinata a rivivere all’infinito lo stesso copione: un partito che si autodistrugge, una classe dirigente che si ricicla, e poche voci libere che resistono.
Ma ogni tanto, una voce rompe il coro — e ricorda che la politica, se non è servizio, è solo recita.
La solitudine di Alessandra Pugliese non è una sconfitta totale.
È, paradossalmente, l’unico atto politico autentico rimasto dentro un partito che ha perso se stesso. Per la prima volta qualcuno ha avuto il coraggio di raccontare “da dentro” la triste realtà dei fatti nella federazione del PD Crotonese.









