Il boss sulle opere del Pnrr: “La musica la guidiamo noi”.
di Lucio Musolino – Fonte: Il Fatto Quotidiano
L’Alta velocità? “Ce la vediamo noi”. Il rigassificatore? “Sta vedendo di entrare”. L’affare biomasse? “Sto facendo qualcosa”. Con l’inchiesta “Res-Tauro”, la Dda di Reggio Calabria non ha solo fotografato le attività criminali della cosca Piromalli di Gioia Tauro, ma anche quello che i carabinieri del Ros descrivono come “il vivo interesse della ’ndrangheta gioiese per la realizzazione di opere strategiche, gran parte delle quali da realizzarsi con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. “A Gioia ci sono io… il più brutto dei Piromalli… la musica la cantiamo, la guidiamo noi… tutti sanno che da Gioia non si può passare, le regole sono cambiate”. È il “vangelo” secondo “Facciazza”, all’anagrafe Pino Piromalli, il boss che, dopo 22 anni di carcere duro, nel 2020 è tornato nella sua Gioia Tauro.
Non è un mammasantissima qualunque. Suo fratello Gioacchino, stando a “più fonti giornalistiche (si legge in un’informativa) il 25 aprile 1975 avrebbe offerto un caffè di benvenuto all’allora ministro Giulio Andreotti, giunto a Gioia Tauro per la posa della prima pietra del V Polo siderurgico, mai realizzato”. A 50 anni da quel caffè, la musica a queste latitudini la cantano sempre i Piromalli, che adesso hanno messo gli occhi sui fondi del Pnrr. È tutto scritto nel fascicolo sulle scrivanie del capo della Dda Giuseppe Borrelli e dell’aggiunto Stefano Musolino. Ad aprire uno squarcio sugli interessi dei Piromalli sono state le intercettazioni disposte nei confronti dell’indagato Rocco Trunfio, “uno dei principali referenti dell’anziano boss”. I carabinieri non hanno dubbi: gode di “interlocuzioni privilegiate con alcuni soggetti legati alla ’ndrangheta calabrese, al mondo della massoneria e a contesti affaristico-imprenditoriali”.
Contatti che non poteva tenere don Pino Piromalli. Per lui lo avrebbe fatto Trunfio il quale, tre anni fa, svela a Facciazza che “sta vedendo di entrare” nel progetto di costruzione del rigassificatore.
“C’è Occhiuto… il presidente – dice – che vuole fare il rigassificatore”. “Dove lo mettono?”. “Qua a Gioia”. “Questi hanno detto che non lo vogliono”. Quando il boss gli ricorda i dubbi dei vari comitati sul territorio, Trunfio lo rassicura sull’effettiva bontà del progetto. L’intercettazione è del 6 settembre 2022, poche settimane prima delle elezioni politiche: “Se sale la destra, Occhiuto ha detto che lo fa… e lui già aveva trovato la ditta, aveva trovato il posto questo Occhiuto”.
La destra è salita al governo e il presidente della Regione fino allo scorso agosto ha definito il rigassificatore “un’opera strategica”. Lo è anche per i Piromalli che, attraverso Trunfio, sono arrivati a un ingegnere coinvolto nel progetto al quale hanno spiegato le regole di Gioia Tauro: “Voi qua potete fare tutto… di quello che avete bisogno… noi siamo qua”. “E poi all’ultimo parlo io”. La chiosa è di Pino “Facciazza”.
Senza il suo beneplacito, Trunfio non avrebbe avviato rapporti con un ingegnere di Cosenza, Salvatore Coscarella, che secondo il Ros è “legato alla massoneria e al mondo affaristico-imprenditoriale”. “Questo ha fatto la superstrada… impegnato nelle ferrovie per l’Alta velocità… che devono fare ora pure qua”. “E ce la vediamo noi”. La risposta di Piromalli vale anche per l’impianto a biomassa. “Parliamo di 200 milioni di lavori qua, non è che stiamo parlando di caramelle”. Trunfio tranquillizza il boss sull’affidabilità di Coscarella: “Lui ha bisogno di noi… non ha motivo a riempirci di chiacchiere… era nella politica, nelle infrastrutture al governo… ha tutti gli agganci”.
Era vero, tant’è che per incontrare il referente del boss è arrivato a Gioia Tauro addirittura “l’ingegnere olandese che è in Svizzera” e che risponde al nome di Jean Pierre Dionys Tschudi, l’amministratore della “Istonia Energy Srl”, la stessa che ha già realizzato le centrali a biomassa in Abruzzo.
Nel “cerchio magico” dell’ingegnere Coscarella c’è pure un ex carabiniere con la passione per la politica. Si tratta di Massimiliano Ercole alias “il maresciallo” e, alle ultime Regionali si è candidato con l’Udc prendendo appena 131 voti. Nel 2022, però, era vicino alla Lega e sui social ha pubblicato una foto di lui a tavola con il ministro Salvini. L’11 settembre di quell’anno mancavano pochi giorni alle politiche e i carabinieri intercettano Ercole: “Mi interessano i dati della ditta per metterla in mezzo – dice – Se abbiamo almeno il nominativo, un referente, perché lei vuole vedere chi è prima la ditta, solo questo”.
Per identificare la “misteriosa lei”, gli investigatori intrecciano un’altra conversazione da cui emerge che Ercole “è il braccio destro della Loizzi” e, in caso di positiva affermazione elettorale, “andrà a gestire i fondi del Pnrr… gare d’appalto, progetti”. “Il riferimento – si legge nelle carte – è al consigliere regionale Simona Loizzo, oggi deputato dopo essere stata eletta in quota Lega alle passate Politiche del settembre 2022”.
Va precisato che la parlamentare del Carroccio non è indagata nell’inchiesta, ma – scrive il Ros – “è nipote di quell’Ettore Loizzo deceduto nel 2011, controverso ex massone e politico cosentino e aderente alla P2”.










