L’articolo di Lucio Musolino su Il Fatto Quotdiano di ieri ci ha aperto un mondo. I protagonisti raccontati dal cronista reggino riportano infatti alla luce soggetti ben noti che fanno riferimento alle solite logiche di compassi e grembiulini e che riaprono quel vecchio asse massomafioso tra Reggio Calabria e Cosenza già tristemente noto tra gli anni Ottanta e Novanta. Ma partiamo da quanto ha scritto Musolino.
… Ad aprire uno squarcio sugli interessi dei Piromalli sono state le intercettazioni disposte nei confronti dell’indagato Rocco Trunfio, “uno dei principali referenti dell’anziano boss”. I carabinieri non hanno dubbi: gode di “interlocuzioni privilegiate con alcuni soggetti legati alla ’ndrangheta calabrese, al mondo della massoneria e a contesti affaristico-imprenditoriali”. Contatti che non poteva tenere don Pino Piromalli. Per lui lo avrebbe fatto Trunfio il quale, tre anni fa, svela a Facciazza che “sta vedendo di entrare” nel progetto di costruzione del rigassificatore.
“C’è Occhiuto… il presidente – dice – che vuole fare il rigassificatore”. “Dove lo mettono?”. “Qua a Gioia”. “Questi hanno detto che non lo vogliono”. Quando il boss gli ricorda i dubbi dei vari comitati sul territorio, Trunfio lo rassicura sull’effettiva bontà del progetto. L’intercettazione è del 6 settembre 2022, poche settimane prima delle elezioni politiche: “Se sale la destra, Occhiuto ha detto che lo fa… e lui già aveva trovato la ditta, aveva trovato il posto questo Occhiuto”.
La destra è salita al governo e il presidente della Regione fino allo scorso agosto ha definito il rigassificatore “un’opera strategica”. Lo è anche per i Piromalli che, attraverso Trunfio, sono arrivati a un ingegnere coinvolto nel progetto al quale hanno spiegato le regole di Gioia Tauro: “Voi qua potete fare tutto… di quello che avete bisogno… noi siamo qua”. “E poi all’ultimo parlo io”. La chiosa è di Pino “Facciazza”. Senza il suo beneplacito, Trunfio non avrebbe avviato rapporti con un ingegnere di Cosenza, Salvatore Coscarella, che secondo il Ros è “legato alla massoneria e al mondo affaristico-imprenditoriale”. “Questo ha fatto la superstrada… impegnato nelle ferrovie per l’Alta velocità… che devono fare ora pure qua”. “E ce la vediamo noi”. La risposta di Piromalli vale anche per l’impianto a biomassa. “Parliamo di 200 milioni di lavori qua, non è che stiamo parlando di caramelle”. Trunfio tranquillizza il boss sull’affidabilità di Coscarella: “Lui ha bisogno di noi… non ha motivo a riempirci di chiacchiere… era nella politica, nelle infrastrutture al governo… ha tutti gli agganci”.
Era vero, tant’è che per incontrare il referente del boss è arrivato a Gioia Tauro addirittura “l’ingegnere olandese che è in Svizzera” e che risponde al nome di Jean Pierre Dionys Tschudi, l’amministratore della “Istonia Energy Srl”, la stessa che ha già realizzato le centrali a biomassa in Abruzzo.
Nel “cerchio magico” dell’ingegnere Coscarella c’è pure un ex carabiniere con la passione per la politica. Si tratta di Massimiliano Ercole alias “il maresciallo” e, alle ultime Regionali si è candidato con l’Udc prendendo appena 131 voti. Nel 2022, però, era vicino alla Lega e sui social ha pubblicato una foto di lui a tavola con il ministro Salvini. L’11 settembre di quell’anno mancavano pochi giorni alle politiche e i carabinieri intercettano Ercole: “Mi interessano i dati della ditta per metterla in mezzo – dice – Se abbiamo almeno il nominativo, un referente, perché lei vuole vedere chi è prima la ditta, solo questo”.
Per identificare la “misteriosa lei”, gli investigatori intrecciano un’altra conversazione da cui emerge che Ercole “è il braccio destro della Loizzi” e, in caso di positiva affermazione elettorale, “andrà a gestire i fondi del Pnrr… gare d’appalto, progetti”. “Il riferimento – si legge nelle carte – è al consigliere regionale Simona Loizzo, oggi deputato dopo essere stata eletta in quota Lega alle passate Politiche del settembre 2022”.
Va precisato che la parlamentare del Carroccio non è indagata nell’inchiesta, ma – scrive il Ros – “è nipote di quell’Ettore Loizzo deceduto nel 2011, controverso ex massone e politico cosentino e aderente alla P2”.
CHI E’ L’INGEGNERE
Fin qui Lucio Musolino su Il Fatto Quotidiano. Ovviamente l’ingegnere Salvatore Coscarella e l’ex carabiniere Massimiliano Ercole sono personaggi dei quali ci siamo occupati più volte da queste pagine.
L’ingegnere Salvatore Coscarella, oggi 80enne ma sempre “arzillo”, è già salito alla ribalta delle cronache negli anni scorsi per diverse inchieste. Coscarella, per esempio, viene indicato dal pentito Cosimo Virgiglio nell’ordinanza di “Rinascita Scott”, come uno degli affiliati alla loggia coperta della quale fanno parte anche il magistrato Chiaravalloti, l’avvocato Pittelli e il politico Pino Gentile. Ma Coscarella era finito anche nelle rivelazioni di un altro pentito, Franco Pino, il quale lo definiva come “persona a lui vicina” per una vicenda di appalti e tangenti in Romania, nella quale – secondo il pentito – era coinvolto l’ex deputato Amedeo Matacena. Di seguito, il passaggio dell’ordinanza di Rinascita Scott nel quale il pentito Virgiglio cita Coscarella.
Poi, a distanza di anni, il suo nome è uscito fuori anche in una vicenda di rifiuti per la quale era stato anche arrestato nel 2021. Rifiuti pericolosi provenienti dalla Campania e tombati in terreni, capannoni e cave in disuso nel Salento e poi dati alle fiamme. I rifiuti, provenienti dalla Campania, sarebbero stati diretti per lo sversamento nelle province di Lecce e Taranto, dove venivano smaltiti attraverso lo sversamento sul suolo o il tombamento all’interno di terreni agricoli, di capannoni industriali in disuso, che poi venivano dati alle fiamme, oppure di cave dismesse. In questo modo avrebbero fatto sparire rifiuti per un totale di quasi 600 tonnellate.
Secondo l’impianto accusatorio, Coscarella avrebbe avuto il compito, insieme a Massimiliano Ercole (ex membro dell’Arma dei carabinieri) «di individuare le aziende produttrici dei riuniti da porre in relazione con il gruppo Scarcia». Dunque, per tornare all’articolo di Musolino, ecco che compare puntuale come un orologio svizzero anche “il maresciallo” ovvero l’ex carabiniere Ercole, il quale – benedica! – nel corso degli anni non si è fatto mancare niente.
Sui giornali si trovano tracce del suo coinvolgimento in un giro di prostituzione nella zona universitaria di Rende. In particolare, Massimiliano Ercole, ex carabiniere, è considerato dall’accusa – rappresentata dal pm Giuseppe Cozzolino che quando si tratta di… prostituzione è sempre in prima fila – uno dei «fondatori della compagine criminosa». Ercole avrebbe procurato, a volte tramite appositi contratti di locazione con i rispettivi proprietari, gli immobili da destinare all’attività di meretricio, avrebbe contattato le prostitute, concordandone la sistemazione nelle diverse case di appuntamento a Cosenza e Rende. Sarebbe stato sempre lui a impartire ai complici le direttive da seguire nello svolgimento dell’attività illecita e, in particolare, avrebbe incaricato le persone del “gruppo” ad andare a prendere le donne in arrivo all’aeroporto o alla stazione per accompagnarle nei rispettivi appartamenti.
E si trova traccia anche del suo coinvolgimento in un processo denominato “Telesis” nel quale Ercole rispondeva dell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa perché sospettato di essere stati prestanome della cosca guidata da Michele Bruni nella gestione della discoteca “Sin club” di Zumpano. Ma alla fine era stato assolto. A questo punto dovremmo inserire Simona Loizzo, la nipote del Gran Maestro che a quanto pare si avvale dei servigi di Ercole, ma per stamattina siamo andati già abbastanza lunghi e vi diamo appuntamento a domani.










