“Senza luce e gas, i fratelli Ramponi vivevano come in una grotta, erano rovinati dai debiti”. Il racconto choc dei vicini

Castel d’Azzano (Verona), 14 ottobre 2025 – “Erano senza gas e corrente, vivevano come in una grotta”. Si trattava di una situazione umiliante e di degrado assoluto quella in cui che stavano vivendo i tre fratelli Ramponi, autori della strage di Castel d’Azzano nella quale sono morti i tre carabinieri Davide Bernardello, Valerio Daprà e Marco Piffari. Franco (65 anni), Dino (63 anni) e Maria Luisa Ramponi (59 anni) si sono fatti saltare in aria nel casolare dove vivevano abusivamente (in casa c’erano diverse bombole di gas e l’aria era satura, una molotov ha innescato l’esplosione), sfuggendo da anni ad uno sfratto che pendeva su di loro.

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I vicini: “Vivevano come in una grotta”

La situazione a dir poco disagiata affiora dai racconti dei vicini di casa dei tre fratelli che abitavano in via San Martino e dei negozianti di Castel d’Azzano. I residenti del luogo sapevano “che la situazione era disastrosa”. I tre fratelli avevano già provato a farsi saltare in aria e “in 4-5 occasioni avevano preannunciato il peggio”. L’ultima volta (un anno fa) “si erano cosparsi di benzina. Avevano perso tutto ormai… vivevano senza corrente, senza gas, vivevano come dentro a una grotta”. Sempre chi li conosce rivela che “ora che gli avevano pignorato tutto dicevano ‘piuttosto che lasciare casa ci facciamo saltare in aria’.

Il mutuo del 2014: “Dicevano di essere stati ingannati”

L’azienda agricola (scena della tragedia) che gestivano i tre fratelli Ramponi era una impresa di lunga data sul territorio veronese. I problemi sono iniziati nel 2014 con la stipula di un mutuo che i tre avrebbero sottoscritto con l’ipoteca di campi e casa.

In realtà, ascoltando le varie testimonianze, i tre fratelli “sostenevano di essere stati ‘ingannati’ e che la sentenza del Tribunale che li sfrattava dal casolare era sbagliata. Infatti, spiegavano di non aver mai firmato i documenti per il prestito, e che anzi le firme erano state contraffatte. L’iter giudiziario era però arrivato fino alla decisione di esecuzione dell’esproprio.

Isolati e con debiti: “Erano strani e lavoravano di notte”

Fatto sta che i tre fratelli sono rimasti isolati: senza i genitori e senza una rete di amicizie fuori dalla propria famiglia. Famiglia che era proprietaria di diversi campi nella zona, tutti venduti per fronteggiare i debiti. In possesso dei fratelli rimanevano solo l’abitazione e un appezzamento di terra con una trentina di mucche.

“Strani”, è l’aggettivo più usato tra i vicini. “Ieri Dino è passato di qui col trattore, non mi ha neanche guardato. Io ci parlavo solo quando andavo a scuola”, racconta Marcello Fusini, ex compagno di classe del secondo fratello. I vicini raccontano che lavorassero quasi esclusivamente di notte, che vivessero praticamente solo del latte delle mucche e che fosse difficile vederli in giro. “A volte Dino veniva qui, è capitato che fosse insieme al fratello, ma non lo vedevo da mesi“, racconta la barista di un esercizio commerciale nei dintorni.