UDINE – “L’altra partita” è già cominciata. Oltre diecimila persone sono “in marcia per la pace” nel centro di una Udine che appare al contrario deserta e in assetto da guerra. A poche ore dalla partita tra Italia e Israele, dove le due nazionali si giocano i play-off per i Mondiali, una folla immensa di manifestanti pro-Pal si è mossa da piazzale della Repubblica, diretta a piazza Primo Maggio. A vigilare sul corteo, oltre mille agenti: elicotteri e droni sorvolano la città e lo stadio Friuli, chiusi negozi e locali pubblici affacciati lungo il percorso della manifestazione, posti di blocco, mezzi blindati e barriere di cemento isolano lo stadio e l’albergo dove da domenica sera sono chiusi i calciatori israeliani. A vigilare anche cecchini sui tetti e cani addestrati per trovare esplosivi. Una sola uscita per la rappresentativa di Tel Aviv: ieri sera, dopo le 19, per un rapido allenamento.
358 associazioni in testa al corteo
In testa al corteo, organizzato dal Comitato per la Palestina di Udine e a cui hanno aderito oltre 358 associazioni, partiti e movimenti di tutta Italia, sfila la “statua della giustizia bendata”, opera dell’architetto architetto friulano Tommaso Pascutti e visionata in anticipo dalla questura. La statua alza un cartellino rosso “contro Israele”, riprendendo uno degli slogan della protesta “contro la sua permanenza nelle Fifa e la sua possibilità di partecipare alle competizioni internazionali”. Nel mirino di chi allo stadio ha preferito la piazza anche “la continua e incondizionata legittimazione che la Figc, per compiacere il nostro governo, dà a una nazionale israeliana fiera di rappresentare uno Stato che nella Striscia ha raso al suolo tutti gli stadi ucciso 400 calciatori palestinesi”.
A migliaia gridano “Nessuna complicità, nessuna partita”, “Palestina libera”, “Lo sport non può nascondere il genocidio”, “Fuori il sionismo dalla storia, fuori Israele dalla Fifa”, “Giù le mani da Francesca Albanese”, “Tifiamo ancora Palestina”, “Noi ci opponiamo”. Esplicita la protesta “contro la presenza di una rappresentanza sportiva che è attivamente impegnata nel trasformare il calcio in un mezzo di supporto delle politiche di guerra israeliane, degenerate in un genocidio”. Ad aprire il corteo, tra bandiere della Palestina e della Pace, c’è anche un veicolo con i megafoni che diffondono gli slogan dei portavoce delle varie associazioni che hanno raggiunto la città su centinaia di pullman e treni partiti anche da Torino, Bologna, Trento, Venezia, Trieste e dall’intero Nordest. Subito dietro sfilano i rappresentanti delle comunità palestinesi, i comitati pro-Pal, le famiglie con i bambini e chi ha scelto di esserci in modo autonomo.
Nel secondo blocco del corteo, lungo già oltre un chilometro, gli studenti delle scuole superiori e delle università: dietro, le squadre di calcio amatoriali e le società sportive, infine tutte le realtà organizzate che hanno aderito al manifesto all’origine della marcia. In coda si sono appena mossi anche gli attivisti del comitato “Carnia per la pace”. Hanno realizzato il lenzuolo lungo venti metri con i nomi di 18 mila bambini palestinesi uccisi dagli israeliani: verrà aperto in piazza Primo Maggio per poi essere offerto a chi vorrà organizzare altre manifestazioni a favore dei diritti umani nella Striscia.
Gli organizzatori: “Marcia pacifica”
Gli organizzatori ripetono che la marcia è dichiaratamente “pacifica, senza bandiere di partito e contro ogni forma di antisemitismo”. In città però tensione e livello di allerta sono al massimo livello, grado 4, anche in vista della partita di questa sera alle 20.45. La protesta, dopo gli scontri anti-Tel Aviv esplosi sabato a Oslo in occasione del match tra Norvegia e Israele, nel nostro Paese segue i due scioperi generali, le manifestazioni in decine di città culminate con quella a Roma a inizio ottobre, i disordini riesplosi ieri a Milano. Il timore di ministero dell’Interno e Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive è che “l’infiltrazione di frange estremiste mobilitate anche in Paesi stranieri” possa far “degenerare una protesta pacifica e in guerriglia urbana”. Per evitare questo rischio i locali del centro città sono chiusi e ai gestori è stato ordinato di smontare dehors, rimuovere tavoli e sedie posizionati all’esterno. La polizia ha fatto togliere perfino le fioriere. I manifestanti si muovono così in una parte di città che appare vuota e divisa dal quartiere periferico a Nord, dove sorge lo stadio, pure zona rossa e a sua volta blindato. Le barriere di sicurezza impediscono di fatto che gli oltre 10 mila manifestanti e i circa 9 mila tifosi annunciati sugli spalti possano entrare in contatto. Sottoposti a minuziosi controlli personali e dispositivi ai raggi X anche gli spettatori, per evitare l’ingresso di armi e striscioni anti-Israele al Bluenergy Stadium. Massimo livello di sicurezza anche attorno alla chiesa di Santa Maria in Castello, la più antica di Udine, nel cuore cittadino. Qui l’arcivescovo Riccardo Lamba, a partire dalle 18, ha invitato i fedeli a una veglia di preghiera per la pace e “contro tutte le guerre che distruggono il mondo”. A questa “terza via” tra corteo e partita partecipa anche il sindaco di Udine Alberto Felice De Toni, che ha declinato sia l’invito del comitato pro-Pal a manifestare, sia quello del presidente della Figc, Gabriele Gravina, ad essere questa sera allo stadio assieme ai rappresentati istituzionali di Governo e Regione











