“Ci sono i gatti e i leoni. Qualcuno pensava che fossi un leone ferito, ma si sbagliava di grosso“. Quando Roberto Occhiuto dettò la metafora a Conchita Sannino di Repubblica, inceppandosi tra i rifermenti felini – non s’è mai capito cosa intendesse essere: gatto o leone? – si era già capito che avrebbe vinto di nuovo con un “salto triplo” per restare col culo incollato sulla poltrona ovvero la sua posa preferita, quella di “poltronista”. Ma nel corso della breve campagna elettorale, nonostante quasi tutti i media finanziati generosamente da… Lui medesimo lo adorassero, ha trovato il modo per dissentire da qualcuno.
Sì, perché dalla fine di agosto ai primi di settembre, a pochi giorni dalla presentazione delle liste, tutti hanno capito che stavano girando in libera circolazione un bel po’ di carte interessanti che riguardavano non solo gli atti dell’inchiesta ma anche una serie di accuse omofobe lanciate al suo indirizzo dalla moglie di Paolo Posteraro che lo avevano messo molto in imbarazzo. Occhiuto è permeato di cattolicesimo, è un sepolcro imbiancato della prima ora e se un’accusa del genere trovasse modo di espandersi, per lui sarebbe un casino…
Il 1° settembre sulla corazzata dell’informazione calabrese (tv e web) si parla di “Voci di un clamoroso colpo di scena nella maggioranza che sostiene Roberto Occhiuto alla presidenza della regione. Secondo alcune voci, a livello nazionale si starebbe discutendo molto in queste ore del futuro politico della Calabria, delle conseguenze che potrebbero venire fuori dal concludersi delle vicende che hanno sconvolto la vita politica calabrese e provocato le dimissioni del presidente Occhiuto… Meloni avrebbe chiesto chiarimenti e si sarebbe dimostrata preoccupata sull’evolversi della situazione… E c’è chi sottolinea anche il fatto che la presidente del Consiglio è stata silente in tutti questi mesi sulle vicende legate alla vita politica regionale… Di certo rimane solo questa voce che partita da Roma ha attraversato i partiti, ed è arrivata fino alla Calabria…”.
La reazione è stata furiosa. Occhiuto ha puntato subito il giornalista autore dell’articolo e il direttore del giornale. Dopo qualche giorno dagli schermi della stessa emittente si è scagliato contro i “colpevoli di lesa maestà” al grido di fake news con tanto di sfottò al direttore Laratta, il cui cognome è stato storpiato in “lagatta” pressarula con tutto quel che segue. Ma dietro le quinte ovviamente si sarebbe andati anche oltre ed è facile immaginare quanto sia accaduto. Nei corridoi della redazione si narra che il Robertino furioso abbia apostrofato il giornalista reprobo con un eloquente “Vieni avanti cretino” riportandoci alla mente la gag dei fratelli De Rege, riproposta negli anni da Walter Chiari e Carlo Campanini e persino da Lino Banfi diretto da Luciano Salce nell’omonimo film cult del 1982. Uno show d’altri tempi. E quando il Roberto sempre più furioso ha preteso spiegazioni sulla strategia ma soprattutto sulla “linea editoriale”, il tapino sempre più ignavo, codardo ma soprattutto servo – previa telefonata con Orsomarcio, chiarissimo “mandante” dell’articolo e tra i custodi delle carte “segrete” – ha giurato e spergiurato che mai nessuno avrebbe più provato a violare la vita privata di Sua Parassità.
Ora son tutti lì a festeggiarne il trionfo. L’ennesima zampata del leone. O del gatto, vai a sapere… Di sicuro c’è solo una cosa: l’asino può anche fingersi cavallo ma alla fine raglia sempre. Ci pu minà ccu na mazza.









