Ranucci: «Quell’esplosione non è stata l’unica». Tre boati e due colpi di pistola

Ranucci, «quell’esplosione non è stata l’unica». Tre boati e due colpi di pistola: così gli attentatori hanno testato la reazione delle forze dell’ordine

di Rinaldo Frignani

Fonte: Corriere Roma 

Episodi sospetti vicino all’abitazione del giornalista conduttore di Report. «Qui spacciatori anche nel prato davanti alla sua villetta». Oggi sit-in di solidarietà
Fra l’esplosione devastante davanti al cancello della villetta di viale Po 91 e l’allarme lanciato sulle chat di quartiere a Campo Ascolano sono trascorsi pochi istanti. «E non era nemmeno la prima volta», rivela Nabila, davanti all’ingresso dell’abitazione del giornalista Sigfrido Ranucci, ideatore e conduttore di Report su Rai3, preso di mira nella tarda serata di giovedì di un attentato con una bomba carta ad alto potenziale, piena di polvere pirica. Almeno un chilo, pressato forse in un contenitore con una miccia che è stata accesa da qualcuno che si è preso il tempo sufficiente per fuggire e mettersi al riparo.

«Quell’esplosione non è stata l’unica»
Ma, come racconta la ragazza che abita nella zona di viale Po, «quell’esplosione, più forte delle altre, non è stata l’unica: il 27 settembre scorso, come si legge nelle nostre chat dei residenti, sempre di sera abbiamo udito uno scoppio, e lo stesso è accaduto il 4 ottobre. E ancora venerdì scorso. Insomma, alla luce di quello che è successo a Ranucci, adesso abbiamo la sensazione che gli attentatori abbiano fatto le prove, forse per testare il tempo di reazione delle forze dell’ordine».

Un’ipotesi tutta da verificare, ma che rende ancora più inquietante uno scenario carico di tensione in questa parte di lungomare alle spalle del Villaggio Tognazzi e delle spiagge di Castel Porziano, d’estate affollate di vacanzieri e adesso popolate solo da chi abita in complessi di villette quasi tutte datate che «da un paio d’anni però sono salite di prezzo, tanto che i proprietari hanno smesso di vendere perché sperano di guadagnare anche di più», spiega il titolare dell’unico bar sul viale.

Sit-in di solidarietà
Qui Ranucci e la sua famiglia, la moglie Martina e i tre figli, due ragazzi e una ragazza, li conoscono un po’ tutti. E sanno dove abitano: stamattina sit-in alle 11 del Comitato di Campo Ascolano al grido «Siamo noi la scorta di Sigfrido». L’altra sera del resto alle 22.20 in tanti si sono riversati per strada. «L’esplosione ha fatto tremare i vetri delle case, i quadri sono caduti dalle pareti», raccontano i residenti. Per Oriana Liviani, presidente del Comitato di quartiere Campo Ascolano-Cittadinanza attiva Odv, «in questa zona c’è spaccio di droga, ma ci siamo anche ritrovati vicini di casa di qualche latitante. Certo, non potevamo pensare che potesse accadere una cosa del genere».

Lorenzo, un ragazzo che è venuto da poco a vivere in una villetta alle spalle di quella di Ranucci, ricorda «il rumore fortissimo dello scoppio, ho subito pensato che fosse un petardo di quelli da stadio». Per Monia, che invece abita quasi di fronte a casa sua, «la gente qui è preoccupata, e lo era già prima. Sembra un posto tranquillo, ma non lo è. Io preferisco chiudermi a casa e chiamare subito i carabinieri quando qualcosa non va per il verso giusto. Come ho fatto tre sere fa, ad esempio, quando ho udito chiaramente colpi di pistola nello spiazzo verde di fronte a viale Po».

L’auto rubata, l’uomo incappucciato
Che ci sia un collegamento con l’attentato a Ranucci, così come gli altri «bomboni» fatti esplodere nelle settimane scorse, non ci sono ancora conferme. Così come che la Fiat 500 X rubata ritrovata in sosta in una strada vicina possa avere a che fare con chi ha piazzato l’ordigno artigianale. Più concreta invece sembra la testimonianza di un automobilista che, secondo altri residenti, «ha visto un uomo incappucciato, vestito di nero, attraversare viale Po pochi secondi prima dello scoppio e andare verso il prato». Un particolare ora al vaglio dei carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati, un punto di partenza per capire chi, dopo uno o più appostamenti per capirne abitudini e spostamenti, ha preso di mira il giornalista di Report.