Strage via D’Amelio: Dell’Utri indagato, era iscritto anche Berlusconi. L’intervista di Borsellino alla rv francese “censurata” per anni

di Marco Lillo

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Alla Procura di Caltanissetta c’è un’indagine sulla strage di via D’Amelio nella quale è indagato Marcello Dell’Utri ed era iscritto, fino alla sua morte, Silvio Berlusconi. L’ipotesi dei pm è che l’intervista a Borsellino alla tv francese del 21 maggio 1992 (poi non trasmessa) possa essere un possibile movente dell’accelerazione della strage, solo 57 giorni dopo la strage di Capaci. La mafia potrebbe aver ucciso il magistrato perché conosceva e temeva l’intervista nella quale Borsellino parlava di indagini sui rapporti di Mangano con Dell ’Utri e di un interesse possibile della mafia per Berlusconi? Si tratta solo di un’ipotesi e la presunzione di non colpevolezza va ricordata. I pm nisseni già nel 1998 avevano indagato l’ex premier e l’ex senatore come ‘mandanti esterni’ delle stragi di Capaci del 23 maggio del 1992 e di via D’Amelio del 19 luglio del 1992, dove furono uccisi Paolo Borsellino e 5 agenti.

Nel 2002 l’indagine fu archiviata. In quel fascicolo era confluita anche la cassetta dell’intervista alla tv francese Canal + realizzata il 21 maggio 1992 da Pierre Moscardo e Jean Claude Zagdoun, che si firmava Fabrizio Calvi. Borsellino parlava dei rapporti tra il mafioso Vittorio Mangano, Dell’Utri e Berlusconi. L’intervista era parte di un lavoro per un documentario ed ebbe una sorte strana. Solo nel 1994, dopo la vittoria di Berlusconi alle elezioni, ne uscì uno spezzone su L’Espresso. Calvi pubblicò un libro nel 1993 in Francia sulla mafia in Europa senza una riga sullo scoop che fu nascosto anche nell’edizione italiana uscita per Mondadori, del gruppo Berlusconi.

Il video uscì in parte solo sei anni dopo. Sigfrido Ranucci ottiene una cassetta e la trasmette tra mille difficoltà su Rainews per pochi telespettatori. Borsellino che parla di Berlusconi e Mangano arriva al grande pubblico su Rai2 grazie a Michele Santoro nel 2001. Solo nel 2009 Il Fatto compra i diritti e distribuisce un dvd con la versione estesa di un’ora che oggi si può vedere su Youtube.

Nel 2002 c’è l’archiviazione del fascicolo e il 19 luglio del 2022, nel trentennale della strage, il procuratore Salvatore De Luca e l’a ggiunto Pasquale Pacifico chiedono e ottengono dal Gip Santi Bologna l’autorizzazione a riaprire l’indagine su Dell’Utri e Berlusconi. Stavolta al centro c’è proprio l’intervista realizzata due giorni prima della strage di Capaci.
L’inchiesta nissena parte perògià nel 2018 quando l’allora procuratore aggiunto Gabriele Paci sente, in un fascicolo senza indagati, l’autore dell’intervista Jean Claude Zagdoun, (morto nell’ottobre 2021, Moscardo è morto nel 2010); Ranucci; i giornalisti dell’Espresso che trattarono l’intervista (Leo Sisti e Chiara Beria D’Argentine); il giudice istruttore citato da Borsellino, Leonardo Guarnotta, e poi Paola Mora, moglie di Filippo Alberto Rapisarda, imprenditore in rapporti con Dell’Utri.

La pista è la stessa già lumeggiata nella sentenza sulla strage di via D’Amelio della Corte di Appello del marzo del 2002: “Cosa nostra era in condizione di sapere che Paolo Borsellino aveva rilasciato una clamorosa intervista televisiva a dei giornalisti stranieri, nella quale faceva clamorose rivelazioni su possibili rapporti di Vittorio Mangano con Dell’Ut ri”. Per la Corte non si poteva escludere “che i contenuti dell’intervista siano circolati tra i diversi interessati, che qualcuno ne abbia informato Riina e che questi ne abbia tratto autonomamente le dovute conseguenze, visto che questa Corte ritiene (…) che il Riina possa aver tenuto presente, per decidere la strage, gli interessi di persone che intendeva ‘garantire per ora e per il futuro’ ”. Per la Corte questo è “il primo argomento che spiega la fretta, l’urgenza e l’apparente intempestività della strage. (Bisognava) agire prima che in base agli enunciati e ai propositi impliciti di quell’inter vista potesse prodursi un qualche irreversibile intervento di tipo giudiziario”.

Nel dicembre 2021, due mesi dopo la morte di Calvi, il suo amico Leo Sisti pubblica su L’Espresso con Paolo Biondani uno scoop: “Un emissario Fininvest offrì soldi per censurare l’intervista a Canal Plus del magistrato, che accusava apertamente il boss Vittorio Mangano e confermava i suoi rapporti con il braccio destro del Cavaliere (…) A riaprire il caso sono le rivelazioni in punto di morte del giornalista francese Fabrizio Calvi: ‘So chi è stato il traditore’ (…) Un milione di dollari. In cambio dei nastri integrali ”. Il Fatto pubblicò la replica di Michel Thoulouze, un ex manager di Canal+ che sosteneva il contrario: sarebbero stati i giornalisti a chiedere soldi, senza successo, a Berlusconi.

Dopo l’uscita dell’articolo Sisti è stato risentito dall’aggiunto Pacifico nel maggio 2022. Thoulouze no. A luglio 2022 Pacifico e il procuratore De Luca riaprono l’indagine su Berlusconi e Dell’Utri. Nel 2023 muore Berlusconi e la sua posizione è archiviata. Da agosto 2024 i termini sono scaduti, i pm non possono più indagare e il fascicolo giace, probabilmente destinato alla richiesta di archiviazione. La sua esistenza è emersa dalla richiesta di archiviazione per un altro fascicolo sui mandanti esterni, il n. 1418 del 2017, iscritto però contro ignoti. I pm volevano archiviarlo ma il Gip Graziella Luparello nel maggio 2022 li ha invitati a indagare sulla pista nera e sui rapporti Graviano-Berlusconi. I pm replicano il 28 novembre del 2024 con una nuova richiesta di archiviazione perché “non sono emersi elementi” sulla pista nera e che “dalle dichiarazioni rese da Graviano non emergono elementi sulla scorta dei quali poter individuare eventuali ‘suggeritori occulti’ di Salvatore Riina”. Qui forniscono – senza scriverne i nomi – gli estremi del fascicolo segreto su Dell’Utri e Berlusconi. Porta il numero 1765 del 2022.

I pm scrivono “di non poter trasmettere le risultanze afferenti agli accertamenti effettuati per verificare le cointeressenze economiche con Berlusconi a riscontro della propalazioni di Graviano in quanto coperte da segreto”. E poi “in ordine al possibile coinvolgimento di uomini politici del tempo nella strage di via D’Amelio quest’ufficio ha in corso di svolgimento ulteriori indagini nell’ambito del procedimento penale 1765/22 r.g.n.r. mod 21 allo stato coperto da segreto istruttorio”. Il fascicolo è “in collegamento investigativo con la Procura di Firenze (che indagava Berlusconi e indaga su Dell’Utri per le stragi del 1993, ndr) con il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia”. Ora il Gip Luparello deve decidere se archiviare l’altro fascicolo, quello contro ignoti. Mentre il gip Bologna è competente su Dell’Utri. Sarebbe sensato che fosse lo stesso Gip ma non sempre la giustizia è logica.