Contro la truffa del ponte, il 29 novembre di nuovo in piazza a Messina
Mentre la propaganda salviniana diffonde ogni giorno la bufala dell’imminente apertura dei cantieri del ponte sullo Stretto, la realtà è ben diversa. Non solo non è stato approvato alcun progetto esecutivo, ma non esiste nemmeno giuridicamente il General Contractor, cioè il consorzio di imprese che dovrebbe realizzare l’opera. Un dettaglio tutt’altro che marginale, che smonta da solo l’intera narrazione trionfalistica del fronte pontista.
Il decreto del maggio 2023 — quello che ha “resuscitato” il progetto del ponte con una procedura piena di zone d’ombra e profili di illegittimità — stabiliva chiaramente che Eurolink (mandataria l’allora Impregilo, oggi Webuild, insieme a imprese ormai fallite o smembrate) non può ricostituirsi se prima le aziende non rinunciano ai contenziosi ancora aperti con lo Stato italiano. Contenziosi che non solo non sono stati chiusi, ma si sono ulteriormente complicati dopo la sentenza di primo grado che ha bocciato le pretese delle imprese, ricordando che “sapevano dell’irrealizzabilità del progetto”.
Siamo quindi di fronte ad una fase di stallo legale che impedisce qualsiasi operatività dell’appalto e della nomina del General Contractor: nessun cantiere può aprire.
L’udienza d’appello, che avrebbe dovuto tenersi il 13 ottobre scorso, è stata rinviata al 9 marzo 2026, prolungando una vicenda giudiziaria che da anni mette a nudo le falle, le contraddizioni e le responsabilità di chi continua a promettere un’opera senza basi legali, economiche e ambientali.
Senza dimenticare che è aperta un’istruttoria formale presso la Corte dei Conti che ha chiesto chiarimenti e integrazioni alla Presidenza del Consiglio e al CIPESS sulla delibera che approva il progetto del ponte, mentre sono aperti ricorsi e procedimenti presso tribunali amministrativi e ordinari, oltre a una procedura di valutazione aperta da parte della Commissione Europea – che ha già chiesto all’Italia chiarimenti sui profili ambientali e procedurali dell’opera.
Insomma, mentre il governo gioca a fare passerelle mediatiche, la verità è che il ponte non può partire. E il fatto che ciò avvenga nonostante il trionfo del centrodestra alle ultime regionali in Calabria dimostra ancora di più il livello di mistificazione politica in corso. Salvini e i suoi sodali calabresi hanno provato a spacciare quel risultato come una vittoria dei “pontisti”, come se si fosse trattato di un referendum sul ponte, ignorando volutamente che anche molti elettori del centrodestra sono contrari a questa follia.
Per questo non possiamo che puntare il dito contro una certa classe dirigente calabrese — politica, imprenditoriale e mediatica — che si mette al servizio degli interessi del Nord e delle grandi imprese, fingendo di rappresentare il territorio mentre ne svende il futuro. È
questa rete di complicità e affarismo a sostenere un progetto che serve solo a drenare risorse pubbliche e a distrarre attenzione e investimenti da ciò che davvero serve a Calabria e Sicilia: sanità, scuola, lavoro, infrastrutture utili e sostenibili.
Di fronte a tutto questo rilanciamo la mobilitazione popolare: il 29 novembre saremo tutte e tutti a Messina per una nuova grande giornata di lotta contro il ponte e per il futuro dello Stretto, per difendere il territorio, la verità e il diritto delle comunità di Sicilia e Calabria
a decidere del proprio destino. Il ponte non è progresso, è saccheggio! Teniamocelo Stretto!
NO ponte Calabria