Rende, le mani sull’ospedale ma anche su tutta l’area urbana. Il trionfo di Principe e la resa di Cosenza

Sandro Principe aveva lanciato un segnale preciso non solo a Rende ma a tutta l’area urbana cosentina e anche a tutta la regione nel momento in cui aveva vinto a mani basse le ultime elezioni di Rende nella primavera scorsa.

La sua vittoria schiacciante era annunciata da tempo, già dallo scorso 5 maggio quando aveva ufficialmente aperto la sua campagna elettorale al cinema Garden davanti al suo popolo accorso in maniera strabocchevole. Alla fine della inevitabile standing ovation che gli aveva regalato, finanche gli osservatori della politica a lui più ostili e legati al “regime” di quel che resta dei partiti avevano ammesso a denti stretti che se oggi c’è qualcuno che può portare a compimento il progetto di una vera area urbana cosentina con la tanto auspicata Unione dei Comuni (che è tutt’altra cosa rispetto alla Città unica occhiutiana calata dall’alto e sonoramente trombata dai cittadini) quello può essere solo e soltanto lui: Sandro Principe. Possibilmente in collaborazione con un presidente di regione fuori dalle conventicole e dalle ‘mmasciate. Per il momento questo non è stato possibile causa… la penosa scelta del candidato Tridico e di conseguenza Principe non ha potuto fare altro che aderire all’invito del suo vecchio amico Nicola Leone e dell’impresentabile presidente di Regione che gli hanno regalato su un piatto d’argento quel Policlinico universitario del quale Principe parla da oltre 30 anni. Poi piano piano vedrete che verrà fuori anche un candidato decente di “sinistra” per guidare la Regione, tanto tutti intuiscono che questo Occhiuto-bis avrà la durata di una… freve maligna. 

Il leader socialista aveva voluto tre parole per sintetizzare il video che ha introdotto il suo discorso e ha ripercorso le tappe della crescita della sua Rende dal 1980 al 2014: memoria, progresso e futuro. “Noi un passato ce l’abbiamo a differenza degli altri – ha sottolineato – ma non è un passato al quale guardiamo con nostalgia ma una piattaforma per guardare al futuro”. E lo scenario nel quale rilanciare il suo progetto, all’insegna del fatidico “dove eravamo rimasti” non poteva che essere il simbolico cinema Garden ovvero “la palestra, l’agorà dal quale abbiamo sempre lanciato grandi idee, progetti e visioni. Come nel 1981 quando nacque il mantra dell’amalgama e anticipammo i concetti poi portati avanti da Renzo Piano di 30 anni: piazze, scuole, biblioteche, chiese, cinema, teatri e musei per vincere la paura delle periferie. E il consolidamento del progetto vincente dell’accoglienza dell’Università della Calabria, che abbiamo aiutato ad espropriare 250 ettari determinanti per il suo sviluppo”.

L’orgoglio della Rende principiana viene inevitabilmente accostato alla Rende sofferente e confusa del decennio in cui ha governato Manna chiuso con lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose: “Il nostro primo obiettivo – ha rimarcato Principe – è quello di riportare Rende alla normalità”. E quando parla di questo concetto, Principe lo lega a doppio filo a quello di Rende città guida della tanto decantata Unione dei Comuni, non certo a quella città unica “pericolosa” che i cittadini hanno rispedito al mittente. “Oggi nelle mie liste c’è tutta la città e la battaglia che portiamo avanti è quella dell’autonomia e non certo quella della chiusura decisa all’ultimo piano di grandi palazzi: non vogliamo né padroni né burattinai, noi le decisioni le prendiamo insieme ai cittadini rendesi nella nostra casa di viale Rossini”. Applausi scroscianti da tutto il cinema e orecchie che fischiavano dentro la Cittadella di Germaneto…

Nel programma elettorale di Sandro Principe – tanto per ricordarlo a quei soggetti che oggi ciarlano di riproposizione della città unica già trombata dal referendum – l’Unione dei Comuni e la gestione dei servizi essenziali occupa decisamente il primo posto. E se nel passaggio precedente aveva solo fatto fischiare le orecchie dei governanti regionali, adesso arriva proprio un appello mirato riguardante la delicata materia dei trasporti: “Si devono evitare interventi parziali e si deve puntare su un piano di bacino che sia almeno a respiro provinciale, che sia affidato ad un’azienda con un bando europeo e che preveda al suo interno il recupero del progetto della metropolitana leggera”.

Quando parla della metropolitana, Principe non usa mezzi termini e dice con chiarezza che è stata tutta colpa del centrodestra il fallimento del progetto: “C’erano 160 milioni di finanziamenti e siamo rimasti al palo”. E rispolvera un suo vecchio cavallo di battaglia, quello dello svincolo autostradale a Settimo di Rende, funzionale al collegamento di tutta l’area urbana cosentina. Anche qui applausi a scena aperta e massima attenzione per il crescendo del discorso.

Si passa alla sanità e qui il mantra è quello del Policlinico Universitario, diretta conseguenza del sospirato arrivo della facoltà di Medicina all’Unical, ma che deve essere preceduto dalla normalizzazione dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza. Principe lo diceva già a maggio che l’Annunziata non può essere lasciato in queste condizioni: “Mi rifiuto di pensare che una classe dirigente appena decente non riesca a risolvere lo scandalo del Pronto soccorso”. Principe si diceva convinto che l’Annunziata, in attesa del Policlinico, debba rimanere l’ospedale di riferimento dei rendesi ma che non si possa prescindere dalla crescita della sanità territoriale attraverso un Poliambulatorio attrezzato che possa seguire il percorso di ogni paziente prima di arrivare in ospedale.

La questione sociale era stato un altro passaggio obbligato dell’excursus del leader socialista: “I giovani devono poter scegliere di rimanere e non devono essere obbligati ad andare via ma per fare questo c’è bisogno di aiutare a crescere le imprese sociali e noi punteremo su questo per arrivare ad avere una città del sociale accoppiata ad una città del lavoro”.

Tornando a bomba sull’Università, aveva sottolineato che deve entrare nel territorio ribadendo la necessità della realizzazione dello svincolo a Settimo e del raddoppio del Viale Principe bis aggiungendo che a tutto questo è legato anche l’addio allo svincolo di Quattromiglia, che Principe non ha mai amato, e che diventerà un’area di raccordo con l’Unical.

L’ultima parte del suo discorso era stata dedicata alla politica pura: “Noi non siamo contro i partiti, non è bello buttare il bambino con l’acqua sporca ed è necessario ricordare che tutti i politici di tante generazioni si sono formati nelle sezioni. Ma è impossibile non vedere in che stato si sono ridotti i partiti: ormai sono soltanto delle piccole oligarchie e di questo sono sinceramente deluso. Nella nostra grande alleanza c’è tutta la città, il vero centrosinistra siamo noi”. Un richiamo pesante alla deriva del Pd e una carezza a quella “destra sociale” che gli si è avvicinata abiurando i “fascisti” senza contenuti che si trovano nella coalizione avversaria. Il finale è degno dello spessore generale del discorso: “Prendiamo la bandiera del progresso affinché possiate dire ai vostri figli e nipoti: c’ero anch’io”. Il popolo di Sandro Principe si alza in piedi e gli dedica una significativa standing ovation. Il decennio mazzettiano è già uno sbiadito incubo: Rende ha riacceso la luce e ha decisamente preso il posto di Cosenza alla guida dell’area urbana. Che piaccia o non piaccia, questo è lo stato dell’arte.