dalla pagina FB di Leonardo Cecchi, giornalista e storico
Negli anni Settanta un “ragazzo” che di mestiere faceva il piccolissimo imprenditore edile, attività con cui aveva racimolato poche centinaia di milioni di vecchie lire, si ritrovò d’un tratto a gestire finanziamenti per decine di miliardi destinati a un progetto residenziale che costava 500 milioni al giorno. Proprio dal giorno alla notte: un piccolo miracolo.
Il progetto aveva però un piccolo problema: sopra al cantiere ci passava un gran traffico aereo dell’aeroporto situato lì vicino. L’inquinamento acustico avrebbe quindi deprezzato enormemente gli appartamenti, una volta costruiti. Così quel giovane ragazzo, dato che aveva già vissuto un miracolo (e che miracolo!), si mise a pregare per riceverne un altro. Non si sa come, forse per magia, ma da Roma, nei Ministeri, quei granitici ministeri della Prima Repubblica ancora un po’ ruvida e che non andava molto per il sottile con gli interessi privati, tutto d’un tratto decisero che il traffico aereo di lì non doveva più passare! Incredibilmente, lo dirottarono su tre centri abitati (da un cantiere vuoto), i quali, comprensibilmente, non gradirono. Un altro miracolo.
Era proprio un ragazzo fortunato, quel piccolissimo e giovane imprenditore.
Si chiamava Silvio Berlusconi, quello a cui stanno dedicando la riforma della giustizia di questi giorni. Il “perseguitato”, la vittima, l’innocente. Lui faceva solo miracoli, d’altronde.
Pensate infatti che qualche anno dopo si scoprì che la banca che gli aveva fatto piovere addosso i miliardi per il cantiere “Milano Due” si chiamava Banca Rasini e la co-gestiva il papà dell’enfant prodige, Luigi Berlusconi, che mentre finanziava il figlio firmava anche per l’acquisto di una società di Nassau dove nel cda sedevano Calvi, Sindona e Licio Gelli. Ancora più sbalorditivo, pochi anni dopo si scoprì che i correntisti miliardari della banca Rasini erano, tra gli altri, un certo Signor Totò Riina, per gli amici “la belva”, e un altro individuo di nome Bernardo Provenzano, detto anche “il trattore” perché scannava la gente con una certa veemenza, o più simpaticamente “u porcu”. Ma anche Vittorio Mangano, altro mafioso che poi andò a fare lo stalliere nella villa del ragazzo prodigio. Dedichiamogliela allora la riforma della giustizia, a Silvio Berlusconi.
La merita proprio.










