Mamdani, il voto che scuote l’America
di Luca Sebastiani
Fonte: Domani
I suoi repubblicani, quelli più moderati, ma anche i democratici liberal e soprattutto gli ebrei newyorchesi. Gli ultimi messaggi lanciati da Donald Trump prima della chiusura delle urne – avvenuta ieri alle 21 americane – sono stati rivolti a loro. Il presidente Usa, infatti, non si è fermato al “turatevi il naso” e votate Andrew Cuomo, annunciato alla vigilia delle elezioni di New York.
Ieri ha rincarato la dose, rivolgendosi direttamente alla comunità ebraica di New York, lapiù grande al mondo, per cercare di fare terra bruciata attorno a Zhoran Mamdani, candidato dem: «Un ebreo che vota per Mamdani, una persona che odia gli ebrei, è uno stupido». Non ha usato mezzi termini per definire il 34enne democratico e musulmano. E ha sfruttato come sponda le parole del console generale di Israele a New York, Ofir Akunis, che poco prima aveva accusato Mamdani di rappresentare una «minaccia chiara e immediata per le istituzioni ebraiche e le sinagoghe».
Anche Israele, quindi, si è schierato contro il candidato socialista.
L’appoggio a Cuomo
Pur con un tempismo non ideale, l’endorsement di Trump a Cuomo è stato significativo. Poco gli è importato che il candidato naturale di area repubblicana fosse un altro, cioè Curtis Sliwa. Troppo lontano nei sondaggi, zero chance di vincere, meglio puntare tutte le fiches sull’ex governatore democratico, in corsa in maniera indipendente – dopo aver perso le primarie dem – per la carica di sindaco della Grande Mela. D’altronde sulla carta aveva più possibilità di mettere in difficoltà Mamdani, che in queste settimane sta stravolgendo il mondo democratico statunitense.
Ma se si vuol pensare in politichese stretto, potrebbe anche racchiudere un altro obiettivo: così facendo, Trump, ha infatti polarizzato ancora di più il voto, portando anche i democratici più scettici a votare per Mamdani per rigetto al suo sostegno. Mamdani, infatti, può diventare un nemico più “comodo” per il presidente Usa, perfetto per diventare bersaglio politico del mondo Maga.
Ad ogni modo, l’inquilino della Casa Bianca ha minacciato apertamente di chiudere i rubinetti dei fondi federali per New York in caso di vittoria del democratico, o del «comunista», così lo ha definito Trump. Le cartucce le ha usate fino all’ultimo momento. E il suo appello è stato opportunisticamente accolto da uno speranzoso Cuomo: Trump è «un pragmatico», ha affermato.
L’ex governatore e procuratore generale dello stato di New York ha puntato tutto sulla sua esperienza, sul voto moderato, sull’accentuare quella che non fa fatica a descrivere come «una guerra civile» dentro il partito democratico, spaccato «fra la sinistra radicale e i moderati».
«Io sono un moderato come mio padre, come Bill Clinton, come Barack Obama e John Fitzgerald Kennedy», ha detto Cuomo dopo aver votato nel suo seggio, provando a usare tutti i jolly a disposizione.
La promessa di Zohran Mamdani, invece, non ha fatto una piega e si è recato al suo seggio in una scuola ad Astoria, nel Queens, insieme alla moglie Rama Duwaji, forte del proprio vantaggio nei sondaggi. Cosa risponde alla minaccia del taglio dei fondi da parte di Trump in caso di una sua vittoria? gli hanno chiesto dopo il voto. «Non sarò intimidito da questo presidente», ha dichiarato colui che viene dipinto da più parti come l’ultima speranza del partito democratico, uno dei pochi ad avere qualcosa da dire nella sinistra statunitense. Le aspettative insomma sono alte, pure troppo. Di certo quello che ha detto ieri è stato chiaro. «Affronterò queste minacce come meritano di essere trattate, ovvero parole di un presidente che non necessariamente sono legge. Troppo spesso trattiamo quello che dice come se fosse legge», ha poi aggiunto. Ma in ballo non c’è il futuro di New York. Almeno non solo.
Non solo la Grande Mela
Parte del futuro del partito democratico americano, infatti, si baserà sul risultato delle urne newyorchesi e di quelle per il governatore del New Jersey e della Virginia, le altre elezioni concomitanti. Sono i primi voti negli Stati Uniti della seconda epoca
Trump, sui loro esiti i dem statunitensi dovranno elaborare una strategia per arrivare alle midterm del 2026 e provare a minare la presidenza Trump. Delle midterm ha parlato proprio il presidente. «I democratici hanno molte più probabilità di vincere le elezioni di medio termine e le prossime elezioni presidenziali se non aboliamo l’ostruzionismo», ha scritto ieri Trump riferendosi allo stallo tra repubblicani e dem che ha portato allo shut down più lungo della storia. Il presidente ha annunciato la sospensione del programma di sussidi alimentari, con il governo che ha ventilato la chiusura parziale dello spazio aereo, sedai democratici non arriverà un’apertura. Ma anche ieri è arrivata la bocciatura in Senato. La partita in vista delle midterm è iniziata.









