Cosenza. Sanità al collasso: “340 giorni per una visita oculistica a mio figlio di 7 anni”
Una lettera aperta al presidente della Regione Roberto Occhiuto denuncia l’insostenibile situazione del sistema sanitario regionale. Una madre di tre figli di Cosenza racconta l’odissea per prenotare una semplice visita oculistica. Trecentoquaranta giorni. Quasi un anno di attesa per una visita oculistica pediatrica attraverso il CUP. Questa è la risposta che una madre cosentina si è sentita dare quando ha cercato di prenotare un controllo per suo figlio di sette anni. La prima disponibilità? Il 12 ottobre 2026.
“Sono indignata, amareggiata e sconfortata”, racconta la donna in una lettera aperta al presidente della Regione. “Presidente, dove si inceppa il sistema? Che cosa non funziona? Come è possibile che siamo costretti a rivolgerci sempre al privato e quindi dover pagare per forza?” Le domande sono dirette, crude, ma soprattutto legittime. “Perché un genitore dovrebbe scegliere tra la salute di suo figlio e il bilancio familiare? Perché il diritto costituzionale alla salute è diventato un privilegio per chi può permettersi il privato?… Mi dica: com’è possibile un’attesa di 340 giorni per una visita?” chiede la madre.
“Si metta dalla parte opposta: non si sentirebbe indignato se dovesse attendere quasi un anno per prenotare una visita a suo figlio?”. Ma c’è un aspetto ancora più preoccupante in questa storia: la rassegnazione. Un’intera generazione di giovani calabresi sta crescendo accettando come normale un sistema che non funziona, che non garantisce quello che dovrebbe essere un diritto fondamentale. “Noi giovani siamo sempre più rassegnati a tutto ciò, ma è inaccettabile”, conclude la lettera. “È inaccettabile sapere che questo è quello che spetta ai nostri figli. “Sulla salute non si scherza. Non si può attendere. Non si può scegliere. La salute è un diritto, non una concessione. E quando un bambino di sette anni deve aspettare 340 giorni per una visita oculistica, non stiamo fallendo solo come sistema sanitario: stiamo fallendo come società.









