Crotone. Il sindaco e il pugno… di stato: la lettera con cui Voce ritira le dimissioni

IL SINDACO E IL PUGNO DI STATO
Crotone tra violenza, silenzi e il mistero del diritto di superficie perduto

Fonte: U’Ruccularu

Crotone vive venti giorni di apnea democratica.
Dopo l’aggressione al consigliere Ernesto Ioppoli – due pugni, un calcio, e una riunione politica trasformata in incontro di boxe – il sindaco Vincenzo Voce ha rassegnato le dimissioni. Ma non le ha mai davvero confermate.
Il Comune resta in un limbo: uffici immobili, cittadini confusi, politica che conta i round invece delle idee.
“È un vero fermo amministrativo politico”, ha detto Iginio Pingitore, capogruppo di Stanchi dei Soliti.
“Il sindaco dovrebbe rendere le dimissioni irrevocabili: la città non può restare ostaggio dell’incertezza.”
Intanto, in Prefettura si tace. La Regione osserva. Crotone aspetta il gong.

IL PARTITO DEL RITORNO
Dalla maggioranza si leva l’appello: «Sindaco, resta con noi!»
Diciassette consiglieri firmano un documento per chiedere a Voce di ritirare le dimissioni in nome della “stabilità e della continuità amministrativa”.
Parole nobili, ma che suonano come la difesa d’ufficio di un sistema in apnea.
Secondo loro, interrompere il percorso “significherebbe bloccare i progetti avviati”.
Tradotto: meglio un sindaco che mena che un cantiere che si ferma e uno stipendio che si perde.
Perché ricordiamo che un consigliere porta a casa due mila euro, un assessori cinque mila e il vice sindaco settemila.

L’OPPOSIZIONE E LA LEGALITÀ TRADITA
L’opposizione ribatte: “La stabilità non è un uomo, ma le regole”.
Undici consiglieri ricordano che anche un commissario prefettizio può garantire neutralità e continuità quando la guida politica perde la bussola morale. L’opposizione si augura che il sindaco vada a casa e rincara la dose:
“Non serve sventolare la legalità nelle piazze se poi la si dimentica dentro le istituzioni.”
La città che intitola la sala consiliare a Falcone e Borsellino non può accettare un sindaco indagato per aggressione fisica che nella migliore delle ipotesi intima al presidente del consiglio di epurare i consiglieri di opposizione.

IL COMITATO E LA VOCE DEL QUARTIERE
Il Comitato Tufolo-Farina, da mesi in battaglia contro gli alloggi di via Israele, chiede apertamente le dimissioni del sindaco:
“Chi alza le mani non rappresenta più nessuno. Un primo cittadino che picchia un consigliere non difende le proprie idee: le annienta.”
Nel frattempo la stessa area di via Israele torna al centro del caos:
emerge che il Comune potrebbe non avere il pieno diritto di superficie sul terreno dove vuole costruire le palazzine.
Undici soci del Consorzio Lavoratori Montedison chiedono chiarimenti: la cessione sarebbe avvenuta senza coinvolgere l’assemblea dei soci che detiene un diritto di superficie di 99 anni, rinnovabile per altri 60. con possibili irregolarità e rischi di revocatoria.
Risultato: un progetto da oltre 5 milioni di euro appeso al filo di una carta notarile.
Crotone rischia di costruire dove non può, mentre il sindaco tenta di restare dove non dovrebbe.
Undici soci denunciano possibili irregolarità nella cessione al Comune: nessuna assemblea, nessuna comunicazione, solo un notaio che si sostituisce al segretario Generale del ente.
Gli atti potrebbero essere passibili di revocatoria e il finanziamento europeo di 5 milioni rischia di saltare.
Intanto la faccenda si fa sempre più strana, e tra le voci di corridoio si mormora che alla trama di Via Israele stia per intrecciarsi un nuovo filone: quello dell’Area Sensi, che appare sempre di più opaca come la vicenda di via Israele.

“SORGONO I PARTIGIANI DEL NULLA”
Lo dice Pingitore, con un’amarezza che taglia più di mille comunicati:
“Persino uomini di cultura difendono il sindaco a tutti i costi.
Qui non ci indigniamo più: siamo diventati i partigiani del nulla.”
Nella città delle manifestazioni contro la violenza di genere, nessuno condanna la violenza dentro le istituzioni.
Neanche la Commissione Pari Opportunità, che insieme al soroptimist e al Prefetto avevano organizzato proprio la giornata contro la violenza sulle donne ha condannato la violenza sul consigliere comunale. A quanto pare la violenza ha doppi standard per chi parla di pari opportunità.

IL PARADOSSO DELLA LEGALITÀ CELEBRATA E TRADITA
Pochi giorni prima dell’aggressione, il Consiglio Comunale inaugurava la sala Falcone e Borsellino, con le consigliere in lacrime e i selfie per la giustizia.
Poi, nella stessa aula, il silenzio.
Crotone pronuncia la parola legalità come un mantra ma ne dimentica il significato alla prima scadenza elettorale.
Intanto alcune associazioni di categoria si schierano per il “ritorno di Voce”.
Mai vista una tale creatività morale: l’industria crotonese dell’ipocrisia è l’unico settore che non conosce crisi, oltre a quello degli appalti e delle commesse: si perché quando si parla di associazioni di categoria si parla di soldi e di interessi, tipo quelli che fanno gola a tutti e a cui nessuno vuole rinunciare, neanche in nome della legalità.

LA LETTERA AL PREFETTO
Tra le voci isolate dalla maggior parte della stampa locale che riceve sponsor dall’amministrazione a pioggia, quella di Antonietta Policastrese, cittadina crotonese:
“Crotone merita istituzioni credibili e libere dalla violenza.
Un sindaco che reagisce a calci e pugni non difende le proprie idee: le nega.”
Nella sua lettera al Prefetto chiede vigilanza e un gesto di rispetto da parte del Consiglio Comunale.
Nessuna risposta ufficiale ovviamente.
Il silenzio è diventato la nuova lingua della legalità. Qualcuno a suo tempo la avrebbe chiamava omertà, ma i termini cambiano al passo delle mode.
Una cosa resta però: qualche cittadino ancora si indigna e ha il coraggio di scrivere, ben sapendo che potrebbe essere additato e screditato in pubblica piazza sui social, cone ormai i voce boys ci hanno abituati per chi osa criticare il capo dei capi.

LA CITTÀ SENZA STATO
Intanto l’incontro riservato in Prefettura dopo l’aggressione al consigliere Ioppoli resta senza verbali e senza note.
Fonti interne parlano di colloquio “cordiale ma interlocutorio”.
Traduzione: nessuno vuole prendersi la responsabilità di intervenire.
La violenza istituzionale è ormai una variabile amministrativa.
Oggi a Crotone non mancano i fondi, ma manca lo Stato.
Non quello delle cerimonie, ma quello che garantisce che nessuno – nemmeno un sindaco – possa alzare le mani e restare impunito.
“È una città bloccata tra la paura di perdere i fondi e la paura di guardarsi allo specchio e assumersi le responsabilità.”
Nel 2020, con il commissario prefettizio, i progetti non si fermarono.
A rallentarli, semmai, è stata l’amministrazione che oggi tenta di salvarsi con slogan e scuse tardive.

LA REGIONE: OCCHIUTO GUARDA, MA NON VEDE
Il presidente Roberto Occhiuto, un tempo sponsor politico di Voce, tace.
Nessuna dichiarazione. Nessuna presa di posizione.
Si teme un effetto domino nei Comuni calabresi e si preferisce il silenzio alla chiarezza.
Si parla di “stabilità”, ma si difende solo la tenuta del consenso, non quella morale delle istituzioni.
Crotone è strategica e studiare le prossime mosse sarà fondamentale per capire come far rientrare la bolla mediatica di proporzioni nazionali e cercare di superare wuesta grana di cui il governatore non aveva proprio bisogno.

LA MORALE CORTA DELLA CITTÀ LUNGA
L’aggressione al consigliere non è solo una crisi politica, ma antropologica.
Crotone celebra la legalità e pratica la sudditanza.
Il caso Voce è la fotografia di un sistema che confonde la forza con la guida e l’urlo con la visione.
La città rischia di perdere la capacità di indignarsi.
La lettera di Policastrese e l’appello di Pingitore restano gli unici gesti pubblici di verità.
Violenza, responsabilità, vergogna.
Parole rare in una città che preferisce chiamare “malinteso” un atto d’aggressione.
Crotone resiste grazie a chi non si rassegna al silenzio.
Ma intanto ogni scenario resta aperto.
Da una pare il ritiro delle dimissioni, che riporterebbe Voce ma lascerebbe la città spaccata.
Dall’altra la Conferma dell’addio, con commissariamento fino al 2026.
Per molti, meglio un bagno d’ossigeno dopo anni di asfissia.
Ma il vero blocco non è politico: è morale.

CROTONE COME METAFORA
Crotone non è più una città, ma una parabola.
Il luogo dove la violenza è linguaggio politico e la legalità è cerimonia.
Dove si discute su chi debba restare in piedi dimenticando chi è finito al tappeto.
Il rischio non è che resti il sindaco, ma che resti il metodo: silenzio, paura, abitudine.
Quando un sindaco colpisce un consigliere, non è solo un uomo che sbaglia:
è un’istituzione che crolla.
E quando la città finge che non sia successo, quella non è pace: è resa morale.
Crotone non ha bisogno di pugni ma di polmoni:
di aria pulita, di giustizia, di voci che non tremano.
Intanto gli spacciatori si sparano per strada e la droga scorre a fiumi.
Finché la legge resterà un discorso da palcoscenico e la violenza un dettaglio di cronaca, la città vivrà in apnea democratica.
Anche se… Crotone rimane una città che ancora resiste, nonostante tutto. PS: intorno alle 10,30, pochi minuti dopo l’uscita di questo articolo, il sindaco ha ritirato le dimissioni. Buona fortuna a tutti. 

La lettera con cui Voce ritira le dimissioni

Ecco la lettera nella versione integrale diffusa dal sindaco:
In questi giorni ho valutato con attenzione le responsabilità, le sfide e le aspettative che il ruolo di sindaco comporta. Ma non mi sono mai allontanato dalla città e dalla sua gente. Ho ascoltato le loro voci, percepito le loro speranze e le loro preoccupazioni. E questo mi ha confermato quanto il legame con la nostra comunità sia per me imprescindibile. Le numerose attestazioni di stima e di incoraggiamento che mi sono pervenute da più parti, insieme alla fiducia dimostrata dai consiglieri comunali di maggioranza, hanno rafforzato in me la convinzione di continuare a servire questa città con rinnovata energia. È per questo che oggi comunico con piena convinzione di ritirare le mie dimissioni. Rinnovando il mio impegno, voglio continuare a lavorare per il bene comune, guidando l’Amministrazione con responsabilità, trasparenza e ascolto costante. Ringrazio sinceramente tutti coloro che, con parole, gesti e testimonianze di sostegno, hanno contribuito a rafforzare la mia determinazione. Insieme continueremo a costruire il futuro della nostra città, con passione, fiducia reciproca e la volontà di affrontare ogni sfida come comunità unita”.