Pagare moneta per vedere cammello
Basta una rapida occhiata alle edizioni online delle maggiori testate giornalistiche per realizzare che ormai nella caotica giungla euro-ucraino-russofobica sembra quasi riecheggiare il bartaliano motto “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”.
Procediamo con ordine. L’immarcescibile globetrotter Zelensky dopo aver incassato il sonoro due di picche del mitico TACO (Trump Always Chickens Out), azzeccatissimo nomignolo affibbiato da Wall Street a The Donald per le sue innumerevoli giravolte, in merito al diniego per la fornitura di missili Tomahawk, rilancia le sue ultime fiches sul tavolo verde dell’eterno conflitto russo-ucraino, sfruculiando i volenterosi fan europei nel tentativo di farsi prestare i loro sistemi di difesa per colmare le lungaggini relative alla consegna dei 25 nuovi sistemi Patriot da ordinare allo Zio Sam e girare solo successivamente agli insoliti alleati europei, scambiati dal leader ucraino per degli incauti Decio Cavallo: della serie Pagherò quando avrò!
Nella città della Tour Eiffel, invece, assistiamo all’ennesimo colpo di scena firmato Nicolas Sarkozy, che dopo aver incantato i cronisti di mezzo mondo lo scorso 21 ottobre con la sua passeggiata verso il penitenziario La Santé, in perfetto stile condannato a morte, dopo appena 20 giorni abbandona il carcere “duro” per accedere alla libertà vigilata concessagli dalla Corte d’Appello di Parigi. Ai due agenti di scorta assegnati alla sua cella d’isolamento avrebbe lasciato un toccante messaggio, accompagnandolo con l’inequivocabile gesto del naso allungato di collodiana memoria: “Torno subito!”
Non ha destato particolari sorprese in Italia l’annuncio dell’ennesimo sciopero targato Cgil-Landini, previsto per venerdì 12 dicembre. Scontate le reazioni della maggioranza al governo così come la decisione della Uil di non partecipare allo sciopero indetto contro la manovra finanziaria. Per iscritti e simpatizzanti della Cisl l’appuntamento è invece fissato per sabato 13 dicembre. I due cortei sfileranno al grido di “Hanno ucciso la triplice sindacale” e “Nord Sud Ovest Est e forse quel che cerco nella finanziaria neanche c’è”.
Rimanendo alle latitudini italiche, da segnalare la proposta del Presidente dell’Emilia-Romagna De Pascale, cui ha fatto eco l’omologo lombardo Fontana, di non prestare più cure a determinate categorie di pazienti provenienti dalle altre regioni, in particolare quelle del Sud, per ridurre la cosiddetta mobilità impropria che genererebbe un introito minore, a rimborso, rispetto a quanto erogato attraverso standard qualitativi elevati. Un modo alquanto gentile di rispedire al mittente il motto “No Lep, No Party” a supporto dell’autonomia differenziata applicata seguendo il criterio di ripartizione dei servizi essenziali mirato a scongiurare diseguaglianze regionali. Nel caso della sanità pare proprio che certe regioni del Nord stiano decisamente pensando di virare verso il “No Lea, No Party”, inteso come se non hai raggiunto nemmeno i livelli essenziali di assistenza, non pensarci proprio a inviarci pazienti: adda passà ‘a nuttata!
Giuseppe Donato









