Caro Direttore,
dopo aver letto con attenzione i resoconti giornalistici dedicato all’incontro di Campotenese, non posso che esprimere amarezza per l’ennesimo episodio che dimostra come la politica, ancora una volta, riesca a mettere in secondo piano il reale interesse del territorio.
Si parla di difendere la “porta del Pollino”, di valorizzare il turismo sostenibile e le filiere agroalimentari, ma dietro le parole si nasconde l’ennesimo esercizio di potere, dove il Parco del Pollino viene utilizzato come passerella politica per Fratelli d’Italia.
Trovo profondamente inopportuno che il commissario del Parco abbia delegato un proprio rappresentante a partecipare a un incontro tanto delicato e divisivo, come quello sulla possibile trasformazione dell’Hotel Regina in centro di accoglienza straordinaria. In un contesto che richiede equilibrio, trasparenza e ascolto, una simile delega appare tutt’altro che neutrale.
Ancora più discutibile è il fatto che a rappresentare l’Ente sia stato il signor Vincenzo Ventura, figura che – al di là dei ruoli formali o informali – non dovrebbe parlare “a nome del Parco” senza un chiaro mandato ufficiale. È legittimo chiedersi se gli organi competenti non debbano fare chiarezza sulle deleghe e sulle rappresentanze istituzionali all’interno dell’Ente, per evitare ambiguità che danneggiano la credibilità di tutti.
Non è un mistero, del resto, che Ventura abbia nel tempo mostrato prossimità a diversi esponenti politici: prima all’onorevole Nesci (la cui consorte guida un sindacato a lui vicino), poi come faccendiere del senatore Rapani, e oggi – di fatto – figura come un “presidente ad honorem” del Parco. Un percorso che solleva più di un interrogativo sulla sua reale autonomia e sul ruolo che ricopre.
Il Parco del Pollino non può e non deve essere il terreno di scambio per logiche di partito o di potere. Campotenese, e con essa l’intero territorio montano, meritano rispetto, trasparenza e coerenza da parte di chi dice di volerli difendere.
So che parole come queste possono risultare scomode, ma credo che il giornalismo locale debba continuare a dare voce anche a chi non si allinea alle versioni ufficiali.
Lettera firmata









