Ieri nella Chiesa Evangelica di Rende, tutta Cosenza sportiva ha dato il suo ultimo saluto a Salvatore Garritano, grande Campione del calcio cosentino e calabrese. Ripercorriamo i suoi trascorsi calcistici a Cosenza, che iniziano nel suo quartiere di via Molicella e coinvolgono due grandi talent scout del calcio giovanile cosentino: Sergio Chiatto e Vincenzo Perri.
Oggi approfondiamo i due anni di Garritano alla Popiliana.
E’ nella stagione 1970-71 che la Popiliana diventa davvero competitiva conquistando la finalissima del Campionato Allievi, che però sarà vinta dalla Boca River di Sergio Chiatto e Bebè De Maddis. I fratelli Garritano – Mario, Salvatore e Luigi – sono titolari inamovibili e indossano le maglie numero sette (Mario), numero otto (Luigi) e numero nove (Salvatore). Insieme a loro si consacra anche Romeo Naccarato, lanciato nel ruolo di mezzosinistro.
L’esplosione di Salvatore Garritano è completa. Il giovanissimo centravanti segna valanghe di gol e si guadagna la convocazione nella Rappresentativa del Comitato Provinciale della Figc insieme a Naccarato, classe 1953, tra i fondatori della Popiliana. Su Garritano, inevitabilmente, si concentrano le attenzioni del Cosenza e della Morrone. Ciccio Delmorgine, che all’epoca allenava la prima squadra rossoblù, gli trova qualche “difettuccio”, i dirigenti della Morrone invece sono entusiasti. Il presidente Vincenzo Perri sa bene che la Morrone ha un valido settore giovanile e non esita a cedere il suo campioncino in comproprietà per 800 mila lire alla società granata. Garritano non ha ancora compiuto 16 anni… ne ha per la precisione 15 e mezzo…
GARRITANO E IL PALLONE
“All’inizio non ero molto attratto dal pallone, non me ne fregava più di tanto, la molla mi è scattata più tardi. Mio fratello Luigi mi diceva: “Ma come fai a mangiare regolarmente prima di giocare?”. Non lo so neanche io… però segnavo, ho sempre segnato tanto. Vincenzo Perri mi ha fatto da papà. Mi ha dato i consigli giusti nei momenti di sconforto, quando a Terni non riuscivo ad ambientarmi, mi seguiva sul lavoro a Cosenza e parlava con i titolari dei bar per agevolarmi e farmi dare qualche “soldino” in più e mi aiutava lui stesso economicamente. Gli sarò riconoscente per tutta la vita: anche adesso abbiamo un rapporto meraviglioso”. In effetti, corre l’anno 2006 quando incontro Salvatore Garritano proprio al Centro Sportivo Real Cosenza di Vincenzo Perri, dove ha portato a provare suo nipote Luca, all’epoca ragazzino di dieci anni, che poi sarebbe stato tesserato e ceduto all’Inter.
“Per me la Popiliana è stata la squadra del cuore, quella degli amici con cui andare a divertirmi. Quando mi è scattata la famosa “molla” e ho iniziato ad appassionarmi a questo benedetto pallone, la Popiliana per me è stata un punto di riferimento insostituibile. Non vedevo l’ora di giocare e poi eravamo davvero uno “squadrone”. Vincenzo Perri ha cresciuto ragazzi che sono diventati buoni calciatori ma soprattutto uomini veri. Chi ricordo dei miei vecchi compagni? Per me è impossibile dimenticare quel periodo bellissimo della mia gioventù. Li ricordo un po’ tutti, a cominciare da Nicola Riente, un’ala destra di grandi qualità tecniche, con un fisico possente, capace di fare la differenza. Ricordo con grande affetto anche il libero “Chiò Chiò” Colosimo. Eì vero, era un po’ sovrappeso, ma dalle sue parti non passava nessuno, è stato un pilastro della mia cara, vecchia Popiliana. E poi Romeo Naccarato, con il quale ho condiviso la gioia della convocazione nella Rappresentativa. Aveva grandi numeri di fantasista e segnava spesso: con lui c’era una bella intesa. Avrebbe potuto fare carriera, ma non è stato fortunato”.
Un capitolo a parte per il fratello Luigi: “E’ più grande di me di due anni ed è anche grazie a lui che sono diventato un calciatore, oltre che a Vincenzo Perri. Tecnicamente era un vero fenomeno. Giocava a centrocampo, è stato il mio primo “regista” e nessuno sapeva mandarmi in gol come lui. Dopo essere arrivato in Serie A volevo portarlo con me al Nord, c’era una proposta seria dell’Alessandria, che giocava in Serie C, ma lui volle restare a Cosenza. Comunque io e Luigi riusciamo ancora a giocare insieme. D’estate, quando siamo tutti in zona al mare, formiamo la nostra squadra di calcetto familiare e non ce n’è per nessuno”.
Con la Popiliana Garritano ha giocato due stagioni disputando i campionati Allievi e Juniores 1969/70 e 1970/71. “Ma soprattutto – ricorda Garritano con un po’ di nostalgia – la finale Allievi contro la Boca River, la partita dell’anno. Sergio Chiatto lo conoscevo bene: ero passato dal suo vivaio prima di firmare il cartellino con la Popiliana. Gli sfottò erano il nostro pane quotidiano e ce ne scambiavamo parecchi, senza problemi e poi quella era la partita più importante che avessi mai potuto giocare. Mi ricordo che chiudemmo i tempi regolamentari in perfetta parità, poi loro vinsero ai calci di rigore ma noi uscimmo tra gli applausi, a testa alta, Contro Sergio Chiatto io facevo sempre gol… Certo, qualche volta volava qualche parola ma alla fine eravamo sempre più amici di prima. Per me il gol era tutto, vivevo per mettere il pallone in porta, già allora ero un attaccante moderno, di movimento, bravo anche di testa, E poi in area di rigore non perdonavo. Il gol lo sentibo nell’aria, mi muovevo con quell’idea sempre in testa”.











