Eccola qua” l’appropriatezza prescrittiva” che maschera la natura economica dei provvedimenti. Pagherei dieci multe ma non accetterei mai di tagliare sulla pelle dei miei pazienti. Non mi sono mai pagato un certificato perché le persone hanno enormi difficoltà ad arrivare a fine mese. Provo indignazione per il solo fatto che si possa pensare di “premiare” con incentivi economici un medico che taglia le prescrizioni! Vergogna! (Angelo Broccolo, medico)
Medici di base, bonus fino a 1.800 euro per chi prescrive meno esami: ma l’esperimento di Modena divide
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén
Fonte: Corriere della Sera
L’Ausl: «È un incentivo all’appropriatezza, non un taglio». Critiche dei sindacati e dei partiti: «Così si mina la fiducia dei pazienti»
Non un taglio, dicono, ma una spinta a prescrivere meglio. L’Ausl di Modena e la Fimmg, il sindacato dei medici di famiglia, hanno firmato un’intesa che introduce un incentivo economico per i medici di base che, nel 2025, manterranno il numero di esami e visite specialistiche entro soglie definite. Si tratta di un bonus di 1,20 euro per ogni assistito, fino a circa 1.800 euro l’anno, pensato per premiare l’«appropriatezza» diagnostica e ridurre le prescrizioni giudicate superflue. L’accordo, per ora, si limita a 12 prestazioni tra le più richieste – dalle risonanze magnetiche alle Tac, dalle visite dermatologiche, oculistiche e otorinolaringoiatriche fino alle gastroscopie e colonscopie – e mira a liberare risorse per i pazienti che ne hanno effettivo bisogno.
L’Ausl di Modena: «E’ un uso responsabile delle risorse pubbliche»
Nella regione italiana in cui la sanità funziona meglio che altrove (al punto che ora il governatore Michele de Pascale ha lanciato l’allarme: «Il problema principale dell’Emilia-Romagna è il nostro storico motivo di orgoglio e cioè l’enorme pressione di persone da fuori regione che si vengono a curare qui), l’esperimento di Modena, ovviamente, divide. Per alcuni si tratta di un passo verso una sanità più efficiente e sostenibile, per altri un precedente rischioso sul terreno, sempre fragile, della fiducia tra medico e paziente. «Non vogliamo spingere i medici a prescrivere indiscriminatamente meno – chiarisce il direttore generale dell’Ausl, Mattia Altini – ma fornire loro strumenti e dati per valutare dove e come si può prescrivere meglio, incentivando comportamenti virtuosi». Alla base del provvedimento, sostiene Altini, c’è l’idea di un’«alleanza» tra medicina generale e specialistica per un uso più responsabile delle risorse pubbliche. «Ogni esame inappropriato – spiega – viene tolto a qualcuno che invece ne avrebbe necessità».
Come funziona
Il provvedimento è stato adottato il 28 ottobre ed è operativo già per il 2025. Le soglie sono definite in rapporto alle prescrizioni effettuate nel 2024. In sostanza, chi manterrà il volume delle visite entro una certa variazione percentuale (il 25%) riceverà il bonus di 1,2 euro per ogni assistito, finanziato con fondi già destinati ai medici convenzionati. L’obiettivo dichiarato è duplice: contenere i cosiddetti «iperconsumi» di prestazioni e contribuire a ridurre le liste d’attesa, oggi tra le più critiche d’Italia.
Le reazioni politiche e dei sindacati
Ma non tutti condividono la scelta. Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno chiesto alla Regione Emilia-Romagna di esprimersi formalmente sull’intesa. Secondo loro il rischio è che «legare incentivi a un numero di prescrizioni può produrre effetti opposti: più accessi impropri al pronto soccorso e una corsa al privato». Divisi sono anche i sindacati. Se la Fimmg, maggioritaria, ha firmato l’accordo, Snami e Smi lo respingono in blocco. «Mai e poi mai incentivi per ridurre le prescrizioni», scrive lo Snami modenese in una nota durissima, accusando la delibera di «introdurre un sospetto pericoloso agli occhi dei cittadini, come se il medico potesse essere più “appropriato” perché pagato per esserlo». Nei prossimi giorni, negli studi dei medici aderenti al sindacato, apparirà un cartello per spiegare ai pazienti che le scelte cliniche restano indipendenti da qualsiasi incentivo economico.
L’esperienza del Veneto
In realtà, l’iniziativa modenese non è un unicum: nel Veneto di Zaia, già nel 2023, un progetto simile prevedeva fino a 1 euro per paziente per chi riduceva le prescrizioni urgenti e gli esami ripetuti. Anche allora le reazioni furono contrastanti. Ma dentro alla stessa all’Emilia-Romagna, le impostazioni sono diverse. A Bologna, la direttrice generale Anna Maria Petrini – fino a pochi mesi fa alla guida dell’Ausl di Modena – precisa che nel capoluogo non sono previste misure analoghe: «Stiamo lavorando sull’appropriatezza attraverso il confronto costante con gli specialisti e un progetto di “specialista on call”, ma senza meccanismi di premialità».
Il nodo
Per ora, la sperimentazione resta confinata al territorio modenese, ma la discussione ha già varcato i confini locali. La Regione, chiamata in causa dal centrodestra, dovrà pronunciarsi. Se l’esperimento riuscirà a dimostrare che meno sprechi significano più cure per chi ne ha bisogno, Modena potrà diventare un laboratorio nazionale. Al momento, resta il nodo più delicato: chi decide cosa è davvero appropriato? Le linee guida servono certo a orientare, ma la clinica resta un terreno di sfumature, dove due pazienti con la stessa diagnosi possono richiedere percorsi diversi. Lo stesso direttore generale dell’Ausl modenese Altini ammette: «In taluni casi, prescrivere la cosa giusta può significare anche aumentare le prestazioni».









