Cosenza, la storia racconta. Quando Garritano diventò un “caso”: la mancata cessione ai Lupi e l’inchiesta del Giornale di Calabria

Poche ore fa nella Chiesa Evangelica di Rende, tutta Cosenza sportiva ha dato il suo ultimo saluto a Salvatore Garritano, grande Campione del calcio cosentino e calabrese. Ripercorriamo i suoi trascorsi calcistici a Cosenza, che iniziano nel suo quartiere di via Molicella e coinvolgono due grandi talent scout del calcio giovanile cosentino: Sergio Chiatto e Vincenzo Perri. 

Venerdì abbiamo approfondito i due anni di Garritano alla Popiliana e ieri abbiamo scritto della sua bellissima stagione alla Morrone e della sua cessione alla Ternana.

Oggi ricordiamo perché la sua cessione alla Ternana – e non al Cosenza – diventò un “caso”.

“Sia noi che la Morrone – ricorda Vincenzo Perri, allora presidente della Popiliana – eravamo d’accordo per trasferire Salvatore a Terni. Tuttavia la caparbietà di Alberto Trotta e Francesco Guido ci avevano quasi convinto a farlo restare a Cosenza. Avevamo chiesto un milione (di vecchie lire, ndr) per il prestito, 5 milioni per la comproprietà e 10 milioni per la cessione definitiva del cartellino. Non ci sembrava di pretendere la luna: poi è andata com’è andata e non c’è dubbio che la soluzione di cederlo alla Ternana sia stata la migliore, anche per la grande professionalità della società rossoverde, tra l’altro sempre attenta ai talenti cosentini”.

In città non mancano le polemiche sulla vicenda e il Cosenza ne esce con le ossa rotte. D’altra parte, Garritano non è il primo talento cosentino costretto a emigrare. L’elenco inizia a diventare troppo lungo (Cardillo, Longobucco, Florio, Spadafora, Crispino, D’Astoli…) e il presidente Guido deve necessariamente correre ai ripari. Diciamocelo francamente: i dirigenti del Cosenza hanno gestito in maniera poco professionale la vicenda relativa alla cessione di Salvatore Garritano. E finanche la Morrone non aveva brillato per lungimiranza.

Che il ragazzo valesse davvero era un fatto assodato. Giancarlo Ciabattari, lucchese, centravanti del Cosenza negli anni ’60 (fu autore tra l’altro del primo gol rossoblù al San Vito), all’epoca, dopo aver lavorato alla Morrone, era responsabile della Rappresentativa calabrese di Promozione: “Ho sempre creduto che in Calabria le società devono puntare sui vivai – afferma -. Ma i nostri dirigenti puntavano ogni loro risorsa solo sulla prima squadra. E anche alla Morrone ho dovuto lottare parecchio perché un occhio di riguardo venisse usato per Garritano. La Ternana lo acquistò soltanto dopo il rapporto che feci sul suo conto al mio amico Viciani, a Reggio, prima di Reggina-Ternana”.

I dirigenti del Cosenza accusavano i colleghi della Morrone di aver favorito, nella cessione di Garritano, la Ternana. “Ma la verità è ben altra – scriveva Vincenzo D’Atri -. Come già per Florio, la dirigenza silana iniziò a interessarsi di Garritano soltanto quando il ragazzo era diventato “appetito” da altre società. Ricordo di aver visto giocare per la prima volta Garritano con la Morrone in una partita in cui rifilò tre gol agli avversari. Fui costretto in pratica a telefonare al presidente Guido per sollecitarlo a interessarsi del ragazzo. La risposta fu che l’indomani avrebbe parlato con Lodi. Quest’ultimo, da me interpellato il giorno dopo, mi rispose di conoscere già Garritano e che non gli sembrava un gran giocatore, ma che lo avrebbe sottoposto a un provino. Non so se quel provino ebbe mai luogo ma so che Garritano, per sua fortuna, è finito alla Ternana. La verità è che il Cosenza, ancora una volta, era giunto in ritardo…”.

Il Giornale di Calabria dedica una serie di articoli al “caso”. E, qualche mese dopo, Cosenza e Popiliana fanno pace concordando la cessione al club rossoblù dell’ala destra Pino Scarpelli (classe 1955), tra i giovani più promettenti della squadra che si laureerà per la prima volta Campione provinciale Allievi. E lo stesso presidente decide di organizzare un incontro con le squadre di quartiere. “Finalmente i rapporti con le società minori sono divenuti più che mai amichevoli – dichiarerà Guido al Giornale di Calabria -. Abbiamo voluto significare ai loro dirigenti che i polmoni del Cosenza devono essere proprio i club giovanili e che proprio essi devono potersi vantare di avere fornito i titolari alla maggiore società cittadina”.

Intanto, Garritano andava incontro ai suoi primi problemi… “Poche settimane dopo la cessione di Salvatore – racconta Vincenzo Perri – ricevo una telefonata da Terni. Un dirigente, molto preoccupato, mi informa che il ragazzo è scappato via e che sta prendendo un treno per tornare a Cosenza. Mi sono subito attivato per rintracciarlo e sono andato a prenderlo alla vecchia stazione di piazza Matteotti non appena è arrivato. Ho capito che non era riuscito ad ambientarsi: era la prima volta che stava fuori casa, aveva difficoltà a scuola, non legava con gli altri compagni, non aveva soldi da parte e si sentiva come un pesce fuor d’acqua. Per fortuna sono riuscito a tranquillizzarlo, mi sono permesso di comprargli una serie di vestiti e l’ho riaccompagnato a Terni. Piano piano si è ripreso ed è diventato un grande calciatore, il mestiere pe cui è nato”.