COMUNICATO STAMPA
Ospedale di Tropea – Antonio Piserà: «Le dimissioni del dott. Ventrice non sono un fatto privato, ma una denuncia pubblica. Il Commissario Straordinario applichi i poteri che la legge gli attribuisce e ristabilisca legalità e funzionalità»
Le dimissioni del dottor Giuseppe Ventrice, urologo dell’Ospedale di Tropea, segnano un punto di non ritorno: non rappresentano una scelta personale, ma la presa di posizione di un medico che, con senso etico e responsabilità, ha voluto denunciare pubblicamente una situazione divenuta ormai incompatibile con l’esercizio della professione e con la tutela dei pazienti.
La sua decisione è il riflesso di un malessere profondo che investe l’intero presidio sanitario tropeano e che da troppo tempo viene sottovalutato o trattato come un problema ordinario. Non lo è. Non lo è mai stato.
Il dottor Ventrice ha indicato con precisione le criticità che compromettono la sicurezza e la funzionalità dell’ospedale:
- assenza di anestesisti in grado di garantire la continuità chirurgica;
- impossibilità di effettuare interventi anche di routine;
- reparti formalmente attivi ma di fatto impossibilitati a operare;
- mancanza di condizioni minime di sicurezza per pazienti e operatori;
- progressivo depotenziamento dei servizi sanitari del territorio.
Si tratta di problemi reali, concreti e confermati dalla stessa Azienda Sanitaria Provinciale.
Un appello al dottor Ventrice: Tropea la sostiene
«Interprete della volontà della Comunità e soprattutto dei suoi pazienti, faccio il mio appello serio e rispettoso al dottor Ventrice – dichiara Piserà – affinché valuti la possibilità di ritirare le dimissioni. La comunità è con lui, riconosce il suo valore professionale e umano, e comprende che la sua denuncia è un atto di coraggio nell’interesse dei cittadini. La sua presenza è fondamentale per il futuro dell’Ospedale di Tropea».
Di fronte a una crisi così profonda, la risposta del Commissario dell’Asp, Gianfranco Tomao, è apparsa insufficiente e in alcuni passaggi, persino inopportuna.
Nell’intervista rilasciata alla stampa, il Commissario ha dichiarato:
«La scelta è sua, se vuole andare vada, io non prego nessuno».
Una frase che, in un momento così delicato, nega il valore del dialogo istituzionale e non coglie la gravità dei problemi sollevati dal medico.
Di fronte a un professionista che denuncia criticità strutturali, la comunità si aspetta:
- ascolto;
- responsabilità;
- rispetto;
- soluzioni immediate.
Non certo un “se vuole andare, vada”.
Quelle parole, più che rassicurare, rischiano di incrinare ulteriormente la fiducia dei cittadini nella guida commissariale dell’ASP, già segnata da anni di inefficienze e criticità.
Un dato non negoziabile
L’Asp di Vibo Valentia è un ente sciolto per infiltrazioni mafiose.
Questo è un fatto storico, ufficiale e documentato.
Un ente sciolto per mafia non è un ente come gli altri:
è un’istituzione commissariata con poteri straordinari per ripristinare legalità, efficienza, trasparenza e corretto funzionamento.
Un Commissario Straordinario non può invocare “intoppi” né “burocrazia”
Il Commissario è stato nominato proprio perché la gestione ordinaria non era più in grado di garantire legalità e qualità dei servizi.
Per questo:
- non può subire la burocrazia: deve rimuoverla;
- non può attendere: deve intervenire;
- non può limitarsi a dichiarazioni generiche: deve presentare atti, misure e tempistiche;
- non può attribuire le colpe alla “situazione logistica del territorio”: la sua figura esiste per superare ostacoli, non per giustificarli.
Legalità e poteri straordinari: ciò che un Commissario deve fare
La situazione dell’Ospedale di Tropea e, più in generale, dell’intera ASP di Vibo Valentia richiede misure immediatamente operative.
Per questo Piserà rivolge tre richieste precise:
- Attivare fino in fondo tutti i poteri straordinari previsti per le aziende sanitarie sciolte per infiltrazioni mafiose.
Non come principio astratto, ma con interventi immediati su personale, appalti, procedure bloccate, organizzazione interna e manutenzioni.
- Riunire con urgenza un tavolo operativo con il Prefetto di Vibo Valentia.
Per ottenere strumenti aggiuntivi, monitorare le criticità e garantire un coordinamento reale ed efficace.
- Valutare una richiesta formale al Ministero dell’Interno
affinché vengano autorizzate misure speciali per il ripristino della legalità amministrativa e della piena funzionalità sanitaria.
Il commissariamento non è uno stato di inerzia:
è uno stato di intervento straordinario.
Tropea non può essere trattata come un presidio di serie B
L’ospedale serve un territorio vastissimo, che d’estate supera decine di migliaia di presenze giornaliere.
Oggi, però:
- non può garantire interventi chirurgici;
- non ha anestesisti sufficienti;
- ha reparti che funzionano solo sulla carta;
- ospita personale che lavora in condizioni limite;
- assiste una popolazione che teme ogni giorno di non ricevere cure adeguate.
La sospensione delle attività chirurgiche, pur motivata da esigenze di sicurezza, rappresenta la prova di un fallimento gestionale che non può essere minimizzato.
Non è frutto del destino:
è il risultato di anni di ritardi, scelte sbagliate e mancate decisioni.
Conclusione: legalità, trasparenza e atti concreti
«Tropea non merita un ospedale sospeso tra incertezze e promesse – conclude Piserà – né merita di vedere un medico stimato costretto a dimettersi per denunciare ciò che tutti conoscono.
La legalità si ristabilisce con atti concreti, con il coraggio delle decisioni e con l’uso pieno dei poteri straordinari che lo Stato ha previsto per gli enti commissariati.
Invito il Commissario Straordinario a esercitare fino in fondo questi poteri.
E ribadisco al dottor Ventrice che i cittadini di Tropea e del comprensorio sono dalla sua parte, oggi più che mai».









