di Santo Gioffrè
L’accordo De Pascale-Occhiuto? Lo stato di malattia come strumento di controllo politico dell’individuo. Il primo caso di APARTHEID SANITARIO in Italia. L’accordo, venduto come una potente intuizione di due grandi strateghi politici per arginare i disavanzi sanitari, uno a favore dell’Emilia-Romagna e uno in passivo, per la Calabria, altro non è che la polverina che i bimbetti, a carnevale, buttano in giro per far starnutire la gente. Di che parliamo? Parliamo di una cosa che è in uso nelle Regioni delle Repubbliche delle banane.
Fare grandi annunci, per nascondere miserie, sapendo di poterlo fare perchè il grado di metabolizzazione dell’importanza sostanziale di una notizia, da parte della stragrande maggioranza dei Calabresi, è pari a zero. L’accordo è basato sull’economia della miseria. Su richiesta dell’Emilia-Romagna, la Calabria deve regolarizzare i flussi di entrata dei suoi malati verso quella sbiadita ex Regione rossa, che sull’eccellenza del suo sistema sanitario pubblico, basa il motore del suo spropositato e ricchissimo sistema economico. Per anni, la Calabria, con i miliardi sborsati per far curare la sua gente, ha garantito I’equilibrio dei bilanci sanitari delle Regioni del Nord, soprattutto dell’Emilia-Romagna e della Lombardia. L’accordo stipulato, di colpo, sotto sotto altro non è che un piatto di stroncatura, un calesseino…
Dalla Calabria, negli ospedali dell’Emilia-Romagna, arrivano soprattutto pazienti ad alta complessità patologica: cardiochirurgia, oncologia, ortopedia complicata, malattie gravi. Queste patologie, e questi pazienti Calabresi, sono una piccola parte dell’appena 10% delle prestazioni di eccellenza che la Regione Emilia Romagna fornisce a quelli che arrivano da fuori Regione. Peraltro, queste patologie sono profumatamente pagate dalle Regioni di provenienza dei pazienti.
Ora, se nell’accordo appena stipulato, queste patologie non avranno limitazioni d’accesso in Emilia-Romagna, cari De Pascale e Occhiuto, di cosa stiamo parlando? Quanto impattano le cosiddette patologie a bassa intensità che, ogni anno, emigrano fuori dalla Calabria? Cioè, visite. esami, piccoli interventi …
Cos’è questo bailamme, venduto come un grandioso, intuitivo, gesto risolutivo che dovrà portare ad una rivoluzione in Calabria, tanto da risanare 25 anni di ruberie nei conti pubblici della sanità? Perchè il motivo sono i debiti, vero? È il Piano di Rientro dai debiti sanitari, vero? E come si fa a dire alla gente, in una Regione dove non esiste più la benché minima organizzazione del sistema sanitario pubblico, che, nel sorgere uno stato di malattia, qualcuno, terzo, deciderà se puoi o non puoi andare ovunque a curarti?
Dove sono le diagnosi di patologia di bassa intensità? E dove sono le strutture che ti possono garantire le giuste cure per queste patologie? Dove? E, dopo spasmodiche attese, visto il sistema di smobilitazione generale, come si fa ad esser certi di garantire gli stessi percorsi assistenziali, di diagnosi, di cura e di terapia, per la stessa bassa intensità patologica, tale da non causare un grave stato di crisi psichica nel paziente, già prostrato per la carenza dell’ assistenza e della cura? Cioè, vogliono dire, come fai ad impedire a qualcuno di andare dove vuole se non sei in grado di garantire nulla, ma proprio nulla, nei tempi e nei modi opportuni, nel sistema sanitario pubblico, in Calabria? Forse, ma è quasi pleonastico dirlo, prima di fare quel tipo di occordo, si dovrebbe garantire, localmente, gli stessi servizi che offre l’Emilia-Romagna, o no? Allora, diciamo le cose come stanno. La sanità calabrese è un campo di battaglia tale da dare un’enorme opportunità, dove ogni movimento produce un effetto politico, economico o strategico.
La Calabria è dentro il Piano di Rientro perché, nessuno, per convenienza di ogni genere, in questi 16 anni, ha mai voluto, e non vuole farlo adesso, i conti, perché il kaos è padre di ogni operazioni criminogena. Periodicamente, per saziare la povertà mentale e ambientale dei Calabresi, si sono fatti, si fanno e si annunciano operazioni che, alla fine, nascondono sempre altro.
Nel 2010, con la scusa di risanare i conti, in una notte Scopelliti ed Occhiuto, chiusero 18 ospedali e istituirono la DBE a Calanzaro. Non solo si persero 3000 posti letto, ma i debiti, negli anni, divennero stratosferici e indeterminati, per sempre! Ora, dopo aver istituito l’Azienda Zero, Occhiuto annuncia la risoluzione dei problemi dei debiti con l’accordo di contenimento della spesa con l’Emilia- Romagna, l’approvazione di bilanci con le carte che ci sono, bilanci deduttivi, lo smantellamento degli Ospedali Spoke territoriali, mettendoli alle dipendenze degli ospedali Hub e trasformandoli, di fatto, in ambulatori a termine. Perché? Perché manca il fattore umano: Medici e Infermieri. Perché sa che, con la firma delle materie non LEP Governo-Regioni leghiste del Nord, la Calabria non esisterà più, perchè, Occhiuto, sa benissimo che l’Autonomia Differenziata è strumento di distruzione razzista per questa Terra. Perchè sa che il 37, 4% della Popolazione Calabrese è in povetà assoluta e nemmeno spingere i pazienti verso le strutture sanitarie private Calabresi, dalla Regione molto incentivate, basterà a salvaguardare questa Terra da un pauroso disastro umanitario e sanitario, da qui a 2 anni. Questa è la vera realtà che ci circonda. La Calabria, per come ci hanno preparato le cose, è destinata a morire, salvo che i morti non scoperchino i sepolcri perché vita, alla fine e, tenacemente, van cercando.









