Omicidio Bergamini e logiche “selvagge” (di Stefano Lolli)

DALLA PAGINA FB DI STEFANO LOLLI, GIORNALISTA

LOGICHE SELVAGGE

Ho ascoltato (e riascoltato) con attenzione il podcast di Selvaggia Lucarelli, e solo su una cosa sono d’accordo con lei: allo stato processuale _ condanna in primo grado, appello in corso _ non si può dire che l’ex fidanzata di Denis Bergamini sia colpevole. Nè, per lo stesso principio, innocente.
Eppure il podcast è pieno di buchi, omissioni, contraddizioni (su cui argomenterò più avanti e più diffusamente), che la Lucarelli risolve affidandosi a un suggestivo postulato. È la logica, dice, a stabilire la verità. La sua verità. Le evidenze scientifiche non contano perchè, afferma in pratica, la scienza è di pochi mentre la logica è a portata di tutti.

E la logica, sentenzia la Lucarelli, dice che il suo assioma _ e solo quello _ va preso come assoluto: per dimostrarlo, con l’abilità che le riconosco demolisce puntata dopo puntata giudici, pubblici ministeri, avvocati, consulenti scientifici, ricodifica il dolore di una famiglia a sentimento ottuso di vendetta. Tutto in nome della logica.

Ma la logica ci dice anche altre cose: “ex falso quodlibet” è il teorema dello pseudo Scoto. Traduzione: da ciò che è contraddittorio, se non addirittura falso, la logica ci consente di dire qualsiasi cosa e di affermarlo come unica soluzione possibile. Pretendendo magari che a confermarne la veridicità sia il numero di visualizzazioni o di ascolti di un podcast, la simpatia per l’autrice _ di cui ho stimato altri lavori come ‘Narciso’ _, la popolarità come giudice nella gara di ballo, l’ottima inchiesta sulla vicenda Ferragni. Non basta. Nei processi, specie quelli complicati come quello per la morte di Denis Bergamini, il ruolo della scienza (demonizzata) è fondamentale ai fini probatori. Perchè è sulle prove, sui risultati oggettivi che si stabilisce l’innocenza o la colpevolezza di una persona.

Prossimamente scriverò altro sulla narrazione, le incongruenze, le dimenticanze (involontarie?), per ora mi fermo qui. So di non potermi cimentare a colpi di followers _ ammesso che diano la patente di credibilità _, che mi attirerò più insulti che plausi. Ma l’ascolto e il riascolto del podcast, la conoscenza sufficientemente dettagliata del caso fin dalla sua origine, il rispetto per il ruolo della legge e della magistratura mi fanno parlare. Non assumerò il ruolo di ‘colpevolista’ (solo i boia tifano per le condanne in assenza di prove), ma non posso indossare i panni dell’ascoltatore suggestionato da una voce suadente.