La tutela di Meloni sul Ponte sullo Stretto: Salvini ha fatto troppi pasticci

“Il ponte sullo Stretto si farà”. Esordisce così, al Question time alla Camera, Matteo Salvini. Ed è probabilmente l’unica cosa sulla quale, rispetto a questo dossier, concorda Palazzo Chigi. Perché se sull’andare avanti sul progetto che unirà, con un lungo viadotto, Calabria e Sicilia, c’è unità di vedute, lo stesso non si può dire sui passaggi che servono per realizzare l’opera. Ed è per questo che Palazzo Chigi ha deciso di essere più vigile sul dossier Ponte, finora appaltato principalmente al ministero per le Infrastrutture e i Trasporti, di Matteo Salvini.

Ma cosa è successo? I tecnici di Palazzo Chigi hanno letto e riletto il provvedimento con il quale la Corte dei conti ha bloccato la delibera del Cipess, il comitato che si occupa di opere pubbliche, sul Ponte. Hanno maturato una convinzione: gli errori presenti nell’atto erano assolutamente evitabili. E Salvini, così come il sottosegretario leghista Alessandro Morelli che ha la delega al Cipess, avrebbero dovuto fare in modo che fossero evitati. Anche per questo, dopo un primo momento di irritazione per la decisione dei magistrati contabili, Giorgia Meloni si è dimostrata collaborativa con le toghe. Ha fatto sapere che i rilievi della Corte erano superabili e ha auspicato “un confronto costruttivo”.

L’unico modo per superare i rilievi della Corte non è la forzatura che auspicava Salvini, ma è riscrivere la delibera. Probabilmente chiedendo il parere all’Autorità di regolazione dei trasporti sulle tariffe, rimediando ai cambiamenti del contratto con la società Stretto spa e ritoccando i passaggi che non sono coerenti con le direttive europee sull’ambiente. Sono, infatti, questi i rilievi principali fatti dalla Corte dei Conti. Siccome, però – è il pensiero che circola nelle stanze accanto allo studio di Giorgia Meloni – il primo tentativo di delibera, scritta dal Cipess e benedetta dal ministero di Salvini, è andato maluccio, per il secondo bisognerà cambiare qualcosa. Sarà, quindi, il caso che i fedelissimi di Meloni ci mettano gli occhi, e nella fattispecie il fedelissimo sottosegretario Alfredo Mantovano. E le mani, se dovesse essere necessario. Almeno nella fase che si sta per aprire.

Il pacchetto Ponte, insomma, non sarà sottratto al Mit – “sarebbe un po’ complicato”, ci spiegano fonti vicine al dossier – ma sarà aumentata la sorveglianza di Palazzo Chigi su ogni mossa. Se non è un commissariamento, poco ci manca. Dal canto suo, Salvini fa spallucce e, riferendosi al Ponte, aggiunge, “milioni di italiani lo aspettano e lo meritano. È un’infrastruttura che serve in Italia, non a Salvini, e farò di tutto perché l’Italia ce l’abbia”. Fonte: Huffington Post