Il vero sconfitto catanzarese di queste ultime tragicomiche elezioni regionali porta il nome di Sergio Costanzo. Inutile girarci intorno, i fatti sono ostinati e sono lì a dimostrarlo.
Dopo aver portato avanti una campagna elettorale a tutto tondo e senza esclusione di colpi, l’ex ribelle giallorosso ha registrato un bel nulla di fatto, anzi ha fatto addirittura un passo indietro come… il gambero. La moglie è stata “eliminata” dalla struttura della Princi al Parlamento Europeo, e quindi non potrà più far finta di andare a Bruxelles, mentre i suoi fedelissimi Francesco Trunzo e Domenico Russo sono stati letteralmente trombati politicamente dal loro candidato sostenuto con ogni mezzo, sforzo e non solo… Trunzo, consigliere provinciale, sarebbe stato definito “scarico di voti” mentre Russo, vicesindaco di Settingiano, uno “buono per arrostire le salsicce ma impresentabile”.
Ragion per cui nessun uomo di Sergio Costanzo è stato premiato dalle urne: sono rimasti tutti a casa delusi in cerca di nuove strade politiche da percorrere.
Le notti insonni, le mangiate, le promesse, le sagre, le scarrozzate nelle auto di Ionà non sono bastate per accontentare i due politici di Forza Italia ed ora le salsicce arrostite ed i morzelli si sono trasformati in fastidiosi mal di pancia.
Cannizzaro fa orecchie da marcante sulle Commissioni regionali, Polimeni teme i veti di Occhiuto nei confronti di Costanzo e tutto ciò che lo circonda. Insomma Costanzo ormai è diventato un personaggio scomodo per Forza Italia Catanzaro: pare che non serva più a nessuno e al momento può solo dire che aspetta… ma la sensazione generale è che aspetterà invano.
Stessa fine ingloriosa toccherà a Sergio Abramo, un altro Sergio trombato da queste elezioni.
Gli era stata garantita la ri ri ri ri ricandidatura a sindaco della città Capoluogo di regione ma il palco di Reggio Calabria ha infranto ogni suo sogno. Cannizzaro e Occhiuto lo hanno gridato a chiare lettere: “Forza Italia avrà Reggio Calabria, la nuova Montecarlo del Sud. Catanzaro la lasciamo ai nostri alleati, cosi come Cosenza”.
Una doccia fredda per Abramo che dall’alto della sua postazione in ARSAI grida vendetta, la sua è stata la campagna elettorale della vita. Si è giocato il tutto per tutto, collezionando molti nemici politici. Ma adesso gli toccherà accontentarsi del suo posticino in Regione che comunque lo consolerà in qualche modo.
Intanto Costanzo chiama trombone politico il suo maestro Mimmo Tallini ma anche lui sta prendendo la stessa via. A 60 anni ancora si aggira per i meandri del consiglio comunale e degli uffici comunali con i soliti metodi da saloon nei confronti dei dirigenti che o fanno come dice lui oppure vengono attaccati brutalmente. Tutti lo temono, anche i consiglieri comunali dell’opposizione. Persino il sindaco. Si vanta di essere un ribelle, di stare all’opposizione ma la sua è una finta opposizione. Infatti passa le giornate a mandare “mbasciate” ai vigili urbani, all’Aterp, all’Urbanistica, ai Lavori Pubblici e persino all’Anagrafe. Porta a casa della gente le carte di identità e le tessere elettorali. Gestisce tutto dalla sua finta opposizione. Gli piace la malapolitica, quella che porta la povera gente a pensare che un diritto del cittadino sia una cortesia da chiedere al politico “amico”. Costanzo crea il problema per poi risolverlo, tipico atteggiamento di alcuni personaggi grigi (per utilizzare un eufemismo). Il vero politico è chi risolve i problemi per una comunità, non chi ci marcia attendendo che si bussi alla propria porta. Ma tant’è… così fan tutti…
Ma se le cose si dovessero sistemare per i cittadini il “VENI TROVAMI” di Sergio Abramo perderebbe tutto il suo significato. I vecchi tromboni della politica vogliono che tutto resti com’è, che nulla possa cambiare. Perché siccome non sanno fare Politica (quella con la P maiuscola) per sopravvivere raccolgono le piccole istanze della popolazione.
Robertino non sopporta Costanzo: lo utilizza per i voti per poi gettarlo via. Adesso però toccherà a Polimeni sbrogliare la matassa, perché il conto è stato già presentato dai due Sergio e tutti sanno a Catanzaro che si tratta di un conto molto salato. Poi qualcuno dovrà pagarlo… o no?
Lettera firmata









