Ponte, bocciato pure il piano finanziario. “Concessione modificata”. Gara da rifare
Il futuro del progetto del Ponte sullo Stretto si complica ancora di più. Il governo – via emendamento alla Manovra in Senato – ha deciso di dirottare alle imprese i 780 milioni destinati ai lavori nel 2025 (l’intenzione è di recuperarli nel 2033) ma intanto arriva un nuovo stop della Corte dei Conti. Ieri sono infatti uscite le motivazioni con cui, il 17 novembre, i magistrati contabili hanno bocciato anche l’atto aggiuntivo che modifica la concessione tra lo Stato e la concessionaria pubblica Stretto di Messina che deve realizzare l’opera. Stop, va ricordato, che arriva dopo che a ottobre è stata stroncata la delibera del Cipess (il comitato di Palazzo Chigi per i grandi piani pubblici) che la scorsa estate aveva approvato il progetto definitivo dell’opera.
Invece di sfidare la Corte, il governo ha deciso di rifare l’iter venendo incontro ai rilievi dei magistrati contabili, ma l’esito non è scontato. La bocciatura dell’atto aggiuntivo era inevitabile, dopo quella della delibera Cipess, ma le motivazioni pesano come un macigno. Tra i punti messi in evidenza c’è la direttiva europea che disciplina la modifica di contratti durante il periodo di validità e l’incertezza sul costo complessivo dell’opera: “La valutazione degli aggiornamenti progettuali in misura pari a euro 787 milioni, in quanto frutto di un’attività di mera stima, rende possibile il rischio di ulteriori variazioni incrementali, incidenti sul superamento della soglia del 50% delle variazioni ammissibili”, scrivono i giudici.
Tradotto: sono talmente tante e di grande rilevanza le prescrizioni da attuare in fase di progetto esecutivo che non è chiaro quale sarà il costo finale, e si rischia ancora di più di violare le norme Ue che impongono di rifare la gara del 2005 se la spesa supera del 50% quella prevista dal bando dell’appalto originario. Inoltre viene sottolineato il fatto che oggi l’opera è finanziata “interamente” con fondi pubblici mentre in origine era previsto un contributo dei privati al 60%. E “tale circostanza concreta un’ipotesi di modifica sostanziale del contratto”, spiega la Corte. Anche qui: se la concessione viene modificata, la gara è da rifare, come impone la direttiva europea sugli appalti. Sarebbe la fine della corsa avviata da Salvini e dall ’Ad della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, per far rinascere la maxiopera. Ieri ministero e società si sono affrettati a rassicurare, ma i tempi si allungano ancora di più. “Il Ponte non si farà e, se vorranno riavviare le procedure, dovranno presentare un nuovo progetto con una nuova gara. Salvini ha fallito: si dimetta”, attacca Bonelli dei Verdi… Ciao Cazzaro…









