Antonio D’Orrico è un celebre giornalista, critico letterario e saggista. E’ cosentino doc e non ha mai dimenticato la sua terra anche se ha trovato fortuna e lavoro fuori dalla Calabria. Da L’Unità a Firenze a L’Europeo e poi a Epoca prima di approdare al Sette del Corriere della Sera dove è diventato caporedattore e quindi “famoso”. Oggi cura una rubrica su Domani dal titolo Spaghetti & Moretti e torna a scrivere della Calabria su un tema molto caro soprattutto a noi cosentini.
Verso la Calabria per Natale ripensando a Bergamini: D’Orrico demolisce in 5 puntate (più epilogo) quella donna in cerca perenne di visibilità
di Antonio D’Orrico
Fonte: Domani
In vista della Calabria, penso a Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza morto nel 1989: prima per suicidio, poi per omicidio, ma adesso qualcuno sta cercando di riaprire il caso (è una moda ormai).
Ripesco nel computer le cinque mini-puntate che dedicai nel 2014 al libro del valoroso Alessandro Mastroluca, Denis Bergamini. Una storia sbagliata (Ultra Sport).
Prima puntata. Cominciamo dal contesto. Cosenza, fine anni Ottanta. Gianfranco Bonofiglio, storico locale, ricorda come un’apparizione l’arrivo in piazza Kennedy, il salotto dei cosentini, di Willy Valentini, l’uomo più elegante della città, che scendeva dalla Rolls Royce, «con le iniziali incastonate di brillanti e incollate sulla portiera», e prendeva l’aperitivo al caffè Manna. Il Cosenza, inteso come squadra di calcio, non girava in Rolls. Era in Serie C1, ma aveva i suoi brillanti. Uno era centrocampista, numero 8, Denis Bergamini.
Seconda puntata. Il 12 novembre 1989 Denis gioca la sua ultima partita, 1-1 con il Monza. Sugli spalti c’è Trapattoni che, si dice, è colpito dalla prova del ragazzo. La settimana dopo è in calendario il derby con il Messina, appuntamento molto sentito dai tifosi. Quella partita Bergamini non la disputerà mai.
Terza puntata. Sabato 18 novembre 1989 i giocatori del Cosenza fanno una macabra scoperta all’inizio dell’allenamento di rifinitura per il derby con il Messina: in area di rigore c’è una civetta morta. Bergamini la prende e la lancia per scherzo contro un compagno. Poche ore dopo viene ritrovato cadavere. La civetta non c’entra niente (o, forse, c’entra, in almeno due sensi).
Quarta puntata. Alle 19.30 di quel sabato il corpo senza vita di Denis giace sull’asfalto al chilometro 401 della Statale Jonica. Un certo Raffaele Pisano racconta che il calciatore si è buttato sotto il suo Iveco. Isabella Internò, vent’anni, fidanzata di Bergamini dal 1985 al 1988, anche lei sul posto, conferma: suicidio. Denis ha i capelli pettinati, il gilet di raso senza una grinza, le scarpe dalle suole pulite (e piove da ore e ore).
Quinta puntata. La tesi del suicidio viene sostenuta incredibilmente per 23 anni. Poi comincia a cedere: troppe cose non tornano. L’ipotesi è che sia stato ucciso. Una questione d’onore? Un affare di droga? Debiti di gioco? Buona la prima, le altre sono disperati tentativi di depistaggio.
Epilogo (scritto adesso). Non si riusciva a mettere la parola fine alla vicenda perché gli assassini facevano paura. In primo grado l’ex fidanzata è stata condannata. Ora una giornalista in cerca perenne di visibilità prova a scagionarla con l’argomento che ce l’hanno con lei perché è una donna ed è meridionale (Bergamini era di Ferrara). Argomenti da giuria di Ballando con le stelle. L’altoparlante della stazione annuncia: Paola, stazione di Paola, diramazione per Cosenza Sibari Taranto. Sono arrivato…









