Come ogni sabato sera, o meglio come quasi ogni sera, anche ieri abbiamo avuto la nostra rissa quotidiana a Cosenza. Un gruppone di italianissimi ragazzi se le è date, per i soliti futili motivi, di santa ragione in pieno centro cittadino (via Arabia). A colpire, però, questa volta non è tanto la rissa in sé, quanto il silenzio che l’ha circondata. Stupisce infatti che nessuno di quelli che, nei deprecabili episodi delle settimane scorse, aveva gridato all’emergenza sicurezza, alla forca, alle ronde, ai carri armati e all’esercito in piazza, questa volta non abbia detto niente. Sarà forse perché i promotori della rissa sono cosentini e non extracomunitari?
È una differenza che dice molto. Dice dell’ignavia e dell’infamia di chi ha strumentalizzato, per fini politici, un episodio di qualche settimana fa – deprecabile e vigliacco, per carità – in cui erano coinvolti alcuni giovanissimi extracomunitari. Perché a Cosenza funziona così: se a menare, sparare o aggredire sono cosentini, la violenza diventa improvvisamente tollerabile. Anzi, diventa consigliabile farsi i cazzi propri. Non si sa mai con chi hai a che fare: in tanti a Cosenza, anche chi non ce l’ha davvero, vantano un legame con qualche ’ndranghetista, e il rischio di ritrovarsi a “denunciare” lo spadaccino sbagliato – figlio, nipote, fratello, cugino o compare di questo o quel malandrino – è alto. E le conseguenze, quando si sbaglia bersaglio, possono essere disastrose. Con gli extracomunitari, invece, questo problema non c’è.
Questo doppio standard emerge con chiarezza se si guarda a un altro luogo simbolo: l’autostazione di Cosenza. Qui, per i codardi di destra e di sinistra, il problema sarebbe la presenza di neri e marocchini. Quello che non si dice, però, è che la stragrande maggioranza dei migranti che frequentano quella zona sono lavoratori e gente perbene, che si ritrovano lì perché è diventato il loro punto di riferimento naturale, per la presenza di negozi e ristoranti etnici. E quei pochi che vendono qualche stecca di fumo scadente lo fanno al servizio di cosentinissimi malandrini. Senza il consenso dei malandrini cosentini, lì non si spaccia nemmeno una cartina. E a dimostrarlo sono i colpi di pistola sparati in quella zona: non certo dai neri, ma come avvertimento a chi non si adegua alle regole imposte dai padroni veri. Eppure, anche in questo caso, il bersaglio resta sempre lo stesso: i nivuri. Come se, togliendo loro, il problema scomparisse. Quando invece è evidente che, al loro posto, ci sarebbe semplicemente qualcun altro, disgraziato e disperato, pronto a fare lo stesso lavoro sporco. Ma per i vigliacchi restano loro il problema.
La stessa ipocrisia si ritrova nei tanti quartieri della città. C’è gente che convive tranquillamente, nel proprio palazzo o nel proprio rione, con cosentinissimi spacciatori di cocaina, attivi giorno e notte; gente che non lesina parole di disprezzo verso i nivuri, salvo poi fingere di non vedere ciò che succede sotto casa propria. Anzi, allo spacciatore cosentino di coca si fanno pure le riverenze. Nessun allarme sicurezza. Così come nessuno ha mai gridato all’allarme sicurezza quando, in città e in pieno centro, alcuni cosentinissimi figli di papà hanno per anni seminato il panico nei locali, aggredito e menato impunemente. Nessuna denuncia è mai pervenuta, nemmeno per episodi gravi. Loro, evidentemente, possono farlo. Sono cosentini.
E non si tratta di casi isolati. Lo stesso copione si ripete anche altrove, con altri protagonisti. Da anni, nelle zone frequentate dai ragazzini (via Alimena), si susseguono risse, aggressioni ed episodi di spaccio di sostanze pesanti, tutti i santi fine settimana. Basta chiedere al quartiere.
Eppure nessuno ha mai chiesto un presidio fisso, un controllo più costante, una strategia vera di contrasto e prevenzione della violenza. Tutto scorre liscio: le forze dell’ordine tappano dove possono e la giostra continua. Almeno fino a quando non ci sarà qualche extracomunitario a fare casino. Perché, alla fine, a Cosenza l’emergenza sicurezza esiste solo a una condizione: che nel fatto di cronaca sia coinvolto qualche migrante. Per il resto, tutto è lecito, compresa l’intramontabile rissa del sabato sera.









