La “Gloria”, il suono anticipato delle campane, il privilegio riservato al Duomo e le leggende metropolitane
di DEMETRIO GUZZARDI
Fonte: Quotidiano del Sud
SONO tanti quelli che ogni anno si chiedono perché il “Gloria” nella notte di Natale viene suonato alle 21 invece della classica mezzanotte. La spiegazione l’ha data don Giacomo Tuoto nel suo volume, edito da Pellegrini, “La Cattedrale di Cosenza”.
L’ex parroco e rettore del Duomo così scrive: “Nel campanile della Cattedrale sono sistemate cinque campane, quella più antica e di media grandezza è chiamata la sciurta (guardiana), posizionata sul lato Nord-Ovest, con la data 1680. Una curicsa consuetudine fa suonare la sciurta alla vigilia di Natale tre ore prima: ciò è dovuto a un antico privilegio goduto dalla Cattedrale, sede del vescovo, che annunziava in anticipo sulle altre chiese la gioia del Natale”.
Questo privilegio di suonare le campane della Cattedrale prima delle altre chiese è documentato in una pergamena di Papa Paolo III (1536) conservata nell’Archivio diocesano. Per centinaia d’anni il suono delle campane è stato il modo collettivo per regolare il tempo e per annunciare cÅ“e lieti o tristi. Per i funerali i rintocchi delle campane avevano un costo. Don Tuoto ci fa sapere che il Monte di pietà del Duomo, che era il proprietario delle campane, “esigeva” in occasione dei funerali 6 ducati e 20 grana per il suono della Campana maggiore e 6 carlini per quella della sciurta.
Fino al 1940 tutti i funerali a Cosenza venivano celebrati in Cattedrale nonostante ci fossem già le parrocchie di San Nicola, San Gaetano e Portapiana e le altre chiese cosentine legate ai vari ordini monastici: San Domenico, San Francesco d’Assisi, Sant’AgÅ“tino e San Francesco di Paola: a dimostrazione del grande ruolo esercitato dalla Chiesa madre ubicata nel cuore della Cosenza storica.
Dal 2015 qualche bontempone invece si è totalmente inventato una “leggenda metropolitana” con una storia ambientata all’epoca di Telesio. La protagonista della vicenda ha un nome particolare: Polidora (personaggio mitologico, figlia di Meleagro, l’eroe che riuscì a uccidere il cinghiale caledonio e la cui impresa è raffigurata nel sarcofago di Enrico VII).
Questa in sintesi la storiella: un potente spagnolo che viveva a Cosenza si invaghì perdutamente di Polidora, che più volte rifiutò le sue avance. L’uomo giurò agli amici che l’avrebbe avuta prima della mezzanotte di Natale. La giovane donna, sapendo che lo spagnolo avrebbe fatto di tutto, anche rapirla, chiese al vescovo di Cosenza di proteggerla; il prelato convinse Polidora a recarsi da lui, ma, per vil denaro, chiamò il signorotto dicendogli che Polidora era nascosta nell’episcopio. La sera del 24 dicembre gli sgherri mandati dallo spagnolo entrarono senza alcuna resistenza nel Palazzo vesc»vile, anzi trovarono le porte già aperte; la giovane, accortasi del tradimento, si buttò dalla finestra morendo sul colpo… erano le 21.
Secondo il novello Manzoni cosentino, gli abitanti della città , per protestare contro gli spagnoli e il “tradimento” del vescovo, iniziano i festeggiamenti del Natale alle 21 del 24 dicembre. Una poetessa locale nel 2022 ne ha addirittura scritto una pÅ“sia in vernacolo. Troppo facile dire che di tutto il racconto non c’è nessun documento storico che possa minimamente ricordare un episodio simile… almeno la vicenda della calata d’a corda ha un toponimo po- polare che da più tempo ne fa memoria.
Ma in questi anni sul web sono nate e sono state diffuse anche altre spiegazioni del perché i cosentini “sparano” alle 21 del 24 dicembre prima di iniziare a consumare il cenone della vigilia: c’è chi ipotizza che nei conventi e monasteri alle 21 si concludeva il digiuno (ma questo avveniva in tutte le città …) mentre altri si riferiscono al coprofuoco della seconda guerra mondiale, ma i bombardamenti angloamericani avvennero nell’aprile e nell’agosto 1943, a dicembre il Sud era già stato “liberato” dagli alleati.
Ma la più “simpatica” è quella che vorrebbe vedere un cosentino impaziente, che impose di suonare la Gloria tre ore prima per andare tranquillamente a riposare. Ancora una volta è sempre meglio fidarsi della realtà e non della fantasia.









