“Il concorso a quiz di Medicina? Un meccanismo più grande di noi: il Sistema non ha funzionato”

Ciò che è accaduto il 20 novembre merita di essere raccontato con sincerità, perché riguarda il futuro di migliaia di giovani e la credibilità stessa delle istituzioni che dovrebbero tutelarli. L’aria che si respirava, al concorso a quiz di Medicina, era la percezione tangibile di essere entrati in un meccanismo più grande di noi, privo di coordinate chiare. Le tre ore di attesa sono state caratterizzate da silenzi, sguardi smarriti, in una situazione che nessuno aveva potuto immaginare.

L’unico punto fermo è stato il personale universitario con la loro presenza, empatia e cura. Mentre il Ministero, che avrebbe dovuto guidare una nave in tempesta, ha scelto invece di abbandonarla, lasciando il suo equipaggio — gli Atenei — e i suoi passeggeri — noi ragazzi — a muoversi a vista, nel buio, senza alcuna direzione. A rendere tutto più amaro sono state le notizie circolate su episodi di copiatura e irregolarità in altre sedi italiane. Un forte dolore per chi ha affrontato l’esame con serietà, investendo denaro, mesi di studio e sacrifici personali nel rispetto delle regole.

Il «Sistema» non ha funzionato. È chiaro che Medicina non è aperta, l’accesso non è inclusivo, umano ed equo, è semplicemente chiuso e con una competizione tossica e malsana. Questo sistema ha logorato rapporti e fiducia reciproca laddove la formazione medica dovrebbe costruire solidarietà, senso etico e cooperazione. Continuare a ripetere che si è «superato il numero chiuso» significa ingannare famiglie e studenti. Nessuno merita di attraversare un percorso così importante della propria vita in questo modo. Pertanto sono necessarie verifiche approfondite oltre i semplici verbali concorsuali, sulle segnalazioni anche non formali sul mancato rispetto delle regole sul concorso a quiz. La verità non può essere nascosta da semplici verbali.

Francesco Garzella