Brigitte Bardot e gli occhi blu di Raf Vallone (da “Mi chiamano B. B.”)

DALLA PAGINA FB TRIBUTO A RAF VALLONE

BRIGITTE BARDOT
Quello che segue è uno stralcio dal libro “Mi chiamano B. B.” Bompiani 2003, autobiografia di Brigitte Bardot. La parte dedicata alla relazione dell’icona del cinema francese con il nostro Raf Vallone, il celebre attore calabrese di Tropea. Complice la messa in scena del 1958 all'”Antoine” di Parigi del capolavoro teatrale di Arthur Miller “Uno sguardo dal ponte”. Le pagine del libro sono la 206, la 207 e la 208.

“”Christine Gouze-Renal mi portó al Teatro Antoine a vedere “Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller, interpretato da Raf Vallone. Dopo lo spettacolo mi obbligó ad andare a congratularmi con gli attori e mi costrinse ad accettare l’invito a cena di Raf. Benché non sia mai stata sicura di me né di nulla, quella sera fui certa di aver fatto colpo sul signor Vallone. Ero molto lusingata nel vedere che non mi staccava gli occhi di dosso, e anche molto interessata dall’intelligenza e dalla cultura di quell’uomo, noto al pubblico soprattutto per la sua bellezza.

Lui e Christine parlavano di letteratura, di teatro, di musica. Io li ascoltavo, cercando di imparare qualcosa attraverso di loro. Non erano molte le conversazioni che mi appassionavano: di solito tutto ruotava attorno al cibo, ai calli ai piedi, all’aumento dei prezzi, all’ultima moda o chi andava a letto con chi – il che aveva il dono di farmi morire di noia. Christine e Raf mi fecero passare una serata meravigliosa. Col pretesto di farmi leggere un testo teatrale su misura per me, Raf mi strappò un appuntamento per la sera dopo. Per lui era giorno di riposo, e cadeva proprio a fagiolo. Perché no? Dopo tutto ero libera, celibe e potevo disporre del mio tempo come mi pareva. Christine mi tirava delle occhiate di connivenza: se ritrovavo un po’ di quello stimolo fisico e morale che sempre mi dà l’amore, il film ne avrebbe risentito positivamente.

Ho detto un giorno: “Quando non sono innamorata divento brutta”. É assolutamente vero. Quando la mia vita è grigia, piatta e senza sale, comincio ad assomigliarle. É stato sempre il fatto di amare e di essere amata a darmi lo sprinter, la forza necessaria per far venire fuori quanto di bello, di buono e anche di eccezionale c’è in me. Senza l’amore mi sgonfio come un pallone e divento un parassita. Quel provvidenziale incontro con Raf non poteva capitare in un momento più adatto. Ma dovevo essere elegantissima per uscire con lui: poco prima aveva fatto notizia la sua relazione con un’attrice molto raffinata. Era italiano, e gli italiani sono molto sensibili alla bellezza, al lusso e all’eleganza.

Passavo in rivista il guardaroba, col naso negli armadi… Essendoci già stata chiusa dentro una volta, nel senso figurato e letterale della parola, mi ci orientavo abbastanza bene… Ma tenere il naso nell’armadio non serviva a far saltar fuori l’abito per la serata. Dovevamo cenare da Monseigneur, uno dei ristoranti russi più chic di Parigi.
Christine mi cavó d’impaccio portandomi ancora una volta da “Marie Martine” dove trovai un tubino dorato, corto ma con lo spacco. Con un paio di collane lunghe e il visone a quattro piazze, poteva andare.

Da Monseigneur scoprii il lusso dell’antica Russia. Bevevamo champagne in coppe di vermeil. Il caviale, il salmone, il blinis, i candelabri in argento massiccio, le posate d’oro, il singhiozzare dei violini… gli occhi di Raf !

Quegli occhi blu, profondi, quasi inquisitori, che mi attraversavano il corpo rovistando nell’anima. Non ero innamorata, ma affascinata, affascinata da quell’uomo che, una volta tanto, prima del mio corpo sembrava apprezzare il mio cuore, la mia freschezza, la mia ingenuità. Penso che non si accorse del mio vestito se non al momento di togliermelo. Fece l’amore con me prima con gli occhi, guardandomi, guardandomi, ancora e sempre… Mi parlava, mi rassicurava, mi faceva conoscere la notte, la dolcezza di una spalla, la profondità di uno sguardo. Se lo volevo sarebbe tornato ogni sera dopo il teatro a dormire vicino a me, con me! Se lo volevo mi avrebbe portato a cena nei più bei ristoranti russi di Parigi. Se lo volevo mi avrebbe fatto leggere le più belle opere dei più grandi scrittori del mondo.
E io volevo.
Con Raf imparai tantissime cose, compreso il silenzio. Con lui non feci mai la conoscenza di un cesso italiano! Eppure anche lui era sposato, ma aveva il coraggio delle sue azioni e andava orgoglioso della donna che amava.
Una notte, mentre stavamo ascoltando per l’ennesima volta “Le quattro stagioni” di Vivaldi, il silenzio richiesto da quella musica meravigliosa fu interrotto dallo squillare del telefono. Poiché non andavo a rispondere, alzó lui stesso il ricevitore… Era Gil!
La conversazione fu breve:
“No non sono Brigitte.
Non mi pare che abbia voglia di parlarle.
Buonasera.”
Il cuore mi batteva all’impazzata. Da quel giorno Gil non chiamó più””.
Foto: Cena in un ristorante di Parigi tra Brigitte e RAF il 12 – 06 – 1958.