Nome: Giuseppe, cognome: De Caro. Segni particolari: è un imprenditore che nel corso degli anni ha magicamente fatto fallire o nella migliore delle ipotesi portato in dissesto tutte le aziende da lui guidate.
Con un curriculum del genere, è normale che ci sia tanta gente che non gli vuole bene. Non solo: è altrettanto normale che, leggendo il suo nome in qualche carrozzone politico-clientelare, ci sia qualcuno che non ne può più e vuota il sacco sulle sue prodezze.
Il signor Giuseppe De Caro, ormai da qualche tempo, è approdato alla corte di Mauro D’Acri, consigliere regionale del giro di Palla Palla, fortissimo nel mondo agricolo. Proprio ieri, guarda un po’ il caso, si è inalberato perché la Coldiretti l’ha accusato di favorire i soliti raccomandati e di penalizzare i giovani…
Ma torniamo al Nostro De Caro.
I suoi biografi ci dicono che ha iniziato con un’attività di poste private, che portava avanti parallelamente alla sua carriera politica nel suo paese di origine, Santa Sofia d’Epiro, sotto l’ala protettrice del deus ex machina della cittadina di origine arbereshe: Gennarino Nicoletti nelle file dell’allora PPI. Siamo a metà degli anni Novanta, subito dopo la “fine” della DC.
Presto, però, il ruolo di comprimario sta stretto al giovane rampante ed inizia la sua girandola di casacche.
Passa alla corte di Geppino De Rose (oggi felicemente acquattato con Mario Occhiuto) e lo segue nelle alterne vicende politiche, intrecciandole con le prime esperienze di consulente per la Regione.
Lascia (in malora) l’attività di poste private per la più redditizia attività di consulenze informatiche ed economiche, fondando insieme ad altri soci, la Euroidee, soci che lo guidano a districarsi nella complessa macchina amministrativa della Regione Calabria.
Da qui inizia la scalata verso quello che sembrava il sicuro successo, con fondi regionali a pioggia per progetti che misteriosamente non vedevano mai la luce, se non in modelli atti alla percezione dei contributi.
Indebitata fino al collo la prima azienda di consulenza nonostante i ricchi progetti finanziati, ne fonda un’altra, la Teragate srl, le cui attività gli permettono di entrare in concorrenza (?) con la precedente, partecipando così contemporaneamente a più gare d’appalto che con compiacenti funzionari gli venivano “tranquillamente” aggiudicate.
E’ accaduto per il progetto Casali Cosentini, il cui portale non vide mai la luce se non in forma minimale ed incompleta, ma i cui compensi però sono stati pagati per intero: basta chiedere informazioni al sindaco di Belsito (comune capofila del progetto).
Consulenze inventate per sistemi sulla carta innovativi, ma di fatto implementati con tecnologie standard così come i tanto decantati sistemi wifi realizzati con materiali non conformi alle specifiche di progetto, ma magicamente collaudati dai tecnici. Chissà come…
Con la società Teragate, De Caro entra nel carrozzone di Fondazione Terina grazie al socio che risponde al nome di Antonio Saladino e anche qui, per servizi inesistenti, intasca consulenze.
Per non farsi mancare nulla, fonda una cooperativa edilizia per la realizzazione di un complesso abitativo di nuova generazione. Una per ogni socio, tali Giovanni Corino e Paolo Scaglione, suo socio nelle società di consulenza informatica/economica, ovviamente finanziati dalla regione Calabria grazie ai suoi buon uffici.
Nel frattempo, però, gli incarichi non mancano. Grazie alla politica dei due forni di andreottiana memoria, si appoggiano contemporaneamente più candidati ed al vincente si chiede il conto.
Nella passata legislatura fu Gianluca Gallo ad elargire incarichi fra i quali la gestione dell’alienazione di immobili dell’ARSSA, ora è il turno di D’Acri, appoggiato contemporaneamente insieme a Gallo e Trematerra. In tutto questo, i suoi dipendenti con famiglia attendevano inutilmente gli stipendi per mesi, mentre lui ed i suoi soci più o meno occulti si dividevano la torta…
Bravo De Caro, tu sì che hai capito come funziona la “vigna” e bravo anche D’Acri, sempre al servizio dei potenti, altro che pari opportunità per tutti.