A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca…
(Giulio Andreotti)
Prima di entrare nel merito e spiegare il titolo di questo “pezzo” è d’obbligo citare Francesco Cirillo e il suo saggio dal titolo “IL LIBRO NERO DELLA POLITICA fatti e misfatti della nostra storia 1963 – 2007”, in attesa che racconti, sempre dal suo punto di vista, anche quelli successivi.
L’architetto Pino Savarese di Diamante è stato convocato tempo fa dalla Guardia di Finanza su richiesta della DDA di Catanzaro. Aveva presentato un esposto con il quale faceva risaltare il ruolo delle amministrazioni guidate da Magorno a Diamante e la colleganza con il malaffare. Tra i fatti esposti la questione, ormai atavica, del porto di Diamante e l’assenza di pagamenti per la concessione da parte del farmacista cosentino Santoro (titolare dell’impresa aggiudicataria dell’appalto) per ben 10 anni, la storia della festa della Lanterna e la questione parcheggi.
Nel suo saggio, Cirillo scrive testualmente su Savarese: “… Savarese è un imprenditore che negli anni del boom edilizio e delle grandi speculazioni, negli anni ottanta, era considerato il braccio destro delle varie giunte democristiane. Savarese assieme a tutti gli altri costruttori di Diamante, meno appariscenti, è uno dei responsabili della cementificazione selvaggia avvenuta nel paese negli anni ottanta. Coinvolto in varie inchieste giudiziarie, ne esce sempre assolto, fino ad un arresto per presunte illegalità nel campo edilizio… Ergo, non è credibile agli occhi della gente…”.
Detto questo, torniamo al titolo… Savarese è legato a filo doppio alla politica cittadina dal ’78, secondo i più, solo a fini speculativi.
La sua attività politica di finta opposizione dura al massimo due anni ad ogni tornata elettorale. Un anno prima delle elezioni – per costituire una lista farlocca che tolga voti alle opposizioni eternamente divise, facendo sempre, quindi, il gioco degli uscenti o dei papabili – e un anno dopo, fino a che non ottiene un permesso a costruire.
Ora, non ci è dato sapere se fossero veramente d’accordo su tutto i cuginoni, Sì, perché Savarese e Magorno sono anche mezzi parenti, cugini di secondo grado per parte di madre, almeno così si dice a Diamante.
Magorno, che in consiglio ha piazzato tre fedelissimi, first lady compresa, non potendo accontentare tutti i tecnici e gli elettori bramosi di spartire il malloppo derivante dalla gestione della cosa pubblica, per tenerli buoni, ha cominciato a minacciare la crisi dopo un paio di mesi.
“S’ Gaitan (Gaetano Sollazzo, il sindaco di Diamante, ndr) non fa come dico io, n’ n’ iam’ alla casa…” e tutti i boccaloni ci sono cascati. Ma le bocche asciutte non sono rimaste in silenzio a lungo ed ecco che è spuntato l’utile idiota di turno.
La crisi si fa sempre più stringente, si chiede un cambio di passo e la testa di un assessore scomodo con velleità da primadonna e non classificabile, né con il Gruppo Sollazzo, né con il Gruppo Magorno, ma stavolta il PD non va dal notaio a firmare come ha fatto a Roma con Marino, manda avanti Savarese a dire che la crisi si deve consumare in consiglio attraverso una mozione di sfiducia che i tre del Gruppo Magorno devono votare.
Tutto inappuntabile dal punto di vista politico, tant’è che abbocca pure l’altra (vera) opposizione capeggiata da Cauteruccio e niente raccolta di firme. Ne basterebbero sette per mandare a casa il sindaco eletto direttamente dal popolo. Per la sfiducia basterebbe una lettera di dimissioni a firma congiunta della maggioranza più uno dei consiglieri, da consegnare nelle mani del Segretario Comunale, come già avvenuto a settembre 2006.
La raccolta delle firme non è partita e non partirà, riteniamo. Lo strappo viene di volta in volta rinviato, adesso servono i voti a Matteo (Renzi) per il SI al Referendum, ma in fondo a casa non ci vogliono andare. La poltrona faticosamente conquistata non la lascia facilmente nessuno, nemmeno gli oppositori più puri, non foss’altro che per paura di non riprendersela mai più.
Savarese, vecchio volpone, fa l’esatto opposto di quanto dice in pubblico o sul Lungomare, croce e delizia dei Diamantesi, e va dal sindaco dicendo: “O mi dai il permesso o ce ne andiamo a casa”, ma di quale permesso parla?
A Cirella, giace fermo da anni in attesa di sanatoria, il cosiddetto “Palestrone”, oggetto anche di indagine e sequestro da parte della Procura. Ebbene nel corso degli anni cambia almeno in parte proprietà, fino a passare per le mani del Presidente del Consiglio Comunale di Diamante, il geometra Bernardo Riente, cresciuto nello studio dell’ingegnere Cristofaro, compagno dell’architetto Ersilietta Magorno, sorella del deputato e noto collettore di fondi europei tramite la Regione Calabria.
Riente, però, pare sia costretto a disfarsene, Savarese prende la palla al balzo e s’inventa l’ennesima speculazione. Su richiesta della moglie, architetto Ermelinda Natalizi, a luglio arriva il permesso a costruire che sblocca il “Palestrone”.
Ora, diteci voi se il titolo non è azzeccato!
Hanno sempre fatto finta di essere nemici, ma continuano a spartirsi la torta alle spalle dei cittadini e se qualche volta sembrano essere in disaccordo, fa sempre parte della strategia.
Come volevasi dimostrare.