Ad esultare per la condanna del direttore, in primo grado, sono principalmente i corrotti, seguiti dai loro servi sciocchi fino ad arrivare a tutto il codazzo di lecchini.
Del resto, se noi scriviamo e vi sveliamo i loro sporchi intrallazzi, non possiamo certo pretendere che ci vogliano bene. Ed una reazione te la devi aspettare. Che puntuale è arrivata. E non è la prima volta.
Sono loro il potere, e possono fare quello che vogliono. Hanno dalla loro un apparato ben strutturato ed organizzare trappole, traggiri, infamità, inganni è per loro un gioco da ragazzi.
Non gli mancano certo i mezzi e gli uomini giusti nei posti giusti. E’ lo stato stesso che qui da noi si trasforma in antistato. I vertici stessi delle rappresentanze dello stato in città sono collusi. Appartengono ad una cupola politica/massonica/mafiosa che da quasi un trentennio tiene in ostaggio e nel terrore una intera città.
A Cosenza certi “affari” e certe persone non si possono toccare. Lo sanno tutti. E noi chi sono questi personaggi ve lo abbiamo detto chiaramente. Non ci siamo limitati a dire i “poteri forti”.
Vi abbiamo raccontato storie di ordinaria corruzione, documentandole, vedi determine di Occhiuto, sulle quali nessuna istituzione preposta è mai intervenuta. Questo vorrà pur dire qualcosa. E’ chiaro che si coprono gli uni con gli altri. E per farlo bisogna stare ai vertici delle istituzioni.
Servitori dello stato infedeli che utilizzano le loro prerogative pubbliche per scopi e fini criminali. E quando tocchi i loro interessi o metti a rischio la loro “famiglia”, la paranza si muove: siccome non ci possono far sparare, almeno non in questo momento, ci colpiscono con la loro arma preferita: una condanna penale.
Un classico del Tribunale di Cosenza che tutti i cosentini conoscono. Ne abbiamo visto di casi dove la Giustizia a Cosenza è stata mortificata, svenduta, zinzuliata. Già il fatto che lo stesso Tribunale neghi l’esistenza della corruzione, delle bustarelle, delle talpe negli uffici giudiziari, la dice lunga sul loro ammatassamento nel malaffare.
Quello che non si capisce è come mai i politici, i giudici, gli imprenditori, la gente comune, in pubblico dicono che la corruzione esiste anche a Cosenza, ma poi quando si tratta di capire chi sono questi corrotti, nessuno parla.
Ma insomma, questa corruzione a Cosenza c’è o non c’è? Perché se c’è, come dicono tutti, qualche corrotto bisognerà anche “prenderlo”, prima o poi. Altrimenti tutto finisce col diventare solo “chiacchiere da bar”. E da qui tutto si sedimenta nella coscienza collettiva con la classica frase: tanto a Cosenza non cambierà mai niente. Aprendo la porta alla rassegnazione. Che è quello che questi lestofanti vogliono. Una comunità rassegnata al loro potere. E per tenervi soggiogati e piegati al loro volere devono punire, per dare l’esempio, chi si ribella. Questo è. A verità.
Ora, noi crediamo fermamente nei valori della Democrazia, quella vera, e crediamo che sia giusto che chiunque si sia sentito offeso dai nostri scritti abbia la possibilità di citarci e chiedere risarcimenti o giuste punizioni. Questo è sacrosanto. E noi non lo contestiamo. Ci mancherebbe.
Noi vogliamo essere processati perché siamo uguali a tutti gli altri cittadini, non ci sottraiamo a questo. Ma vogliamo anche noi avere la possibilità costituzionale di difenderci. E pretendiamo di essere giudicati da un giudice terzo. Imparziale. Anche questo è sacrosanto. E nel tribunale di Cosenza l’imparzialità per noi e per tanti non esiste.
Dopo tutto quello che abbiamo scritto su di loro, è chiaro che ogni qualvolta ci troveremo dentro una aula di Ingiustizia chiunque di questi corrotti sarà ben lieto, indipendentemente dalla ragione o dal torto che neanche si sprecano a cercare, di condannarci. Questo è inaccettabile.
Da oggi ricuseremo ogni giudice di Cosenza e chiederemo di essere processati altrove. E’ evidente a tutti che noi non potremo mai essere giudicati, in quel luogo del malaffare, in maniera giusta ed imparziale. Così come succede a tantissimi cosentini che non sono amici degli amici. Da oggi il gioco si fa ancora più duro di quanto non lo sia stato finora, ma noi, che non siamo eroi né martiri, né duri, state certi che continueremo a giocare.
GdD