Dopo la brutta esperienza della volta scorsa, quando il pluriomicida criminale rovina famiglie di Luni Mancuso durante una udienza la minacciò pesantemente, ritorna in aula la dottoressa Manzini.
Determinata più che mai, dopo la tanta solidarietà raccolta, compresa la nostra, a portare a termine il lavoro iniziato, Lei, la Manzini, già procuratore di Vibo, attuale aggiunto a Cosenza, ed applicata alla DDA, non si è lasciata intimorire dalle chiacchiere di chi ha vissuto solo e sempre nell’ignoranza, nella brutalità, nella violenza.
E va avanti come un treno contro le cosche del vibonese. Da lei portate alla sbarra. In tanti le hanno espresso solidarietà, ma c’è chi non si è fermato alle sole parole, ed oggi ha voluto essere presente a fianco della sua collega Manzini, e questi è il dottor Gratteri.
Tra i primi a presentarsi come “spettatore” all’udienza di stamattina nel tribunale di Vibo. Ad accoglierlo le massime autorità, il questore, il comandante dei carabinieri. Ai microfoni di alcune reti private spiega il perché della sua presenza oggi in quell’aula: in primis la solidarietà alla collega, e poi per tranquillizzare tutti, spiegando che in fondo in un processo di mafia ci può stare che qualcuno si agiti o si alteri.
L’importante è che tutto si ristabilisca e il processo prosegua regolarmente e serenamente. E poi dice, anzi sottolinea, e risottolinea ancora una volta, che lui è uno che in udienza ci va. Una volta entrato ha subito salutato la dottoressa Manzini e si sono fermati a parlare per un po’ di minuti. Come testimonia la foto.
Ma cosa si sono detti il procuratore capo e l’aggiunto/applicata? Nessuno lo sa, ma noi abbiamo voluto lo stesso immaginarlo. Ricordando a bacchettoni, ai moralisti, ai seriosi che anche sui magistrati si può fare satira ed ironia.
Gratteri: ciao Marì, ma guarda tu come sei messa!
Manzini: perché cosa c’è che non va nei miei capelli?
Gratteri: ma come… non ti sei accorta che si vede lo stacco della tinta. Hai la base di un colore e la tua chioma di un altro.
Manzini: Nicò, davvero dici?
Gratteri: Eh si! E poi Marì scusa se te lo dico, ma così trascurata non ti si può guardare. Proprio tu che ci tieni tanto alla pettinatura. Ma ti sei vista? Che fine hanno fatto i tuoi boccoli? Scusa se te lo dico ma sei sistemata un po’ come un salice piangente. Questa tua chioma sparsa cosi sulle spalle assomiglia molto allo sfalcio d’erba del mio giardino che lascio per mesi a giacere sul prato. Tutto un po’ casuale, alla rinfusa, come i tuoi capelli. Scusa Marisa ma questa tua acconciatura è roba passata, demodè. Sei out. E poi questo vestito, Marisa, un po’ di gusto, ecchecacchio!
Manzini: Nicò scusa, ho capito che non ho avuto il tempo per farmi la tinta, e si vede, e me lo hai fatto notare, e non fa niente, ma adesso mi pare che stai un po’ esagerando. Ma stamattina quando ti sei alzato, ti sei visto allo specchio? Sti quattro peli che ti sono rimasti non bastano neanche per riempire il cuscino di Barbie. Hai una chjirica ca para il deserto del Sahara, che semmai c’avessi i pidocchi per attraversarla gli servirebbero i cammelli. Nicò te lo dico io se non lo sai: mai fare battute alle donne sui capelli, l’abbigliamento e il ciclo mestruale.
Gratteri: O Marisa, come sei permalosa, poi dici che qualcuno ti prende a male parole…
Per fortuna e per il buon senso di entrambi tutto si è risolto con un caloroso saluto. Ma non tutti sapevano fino a questo momento che anche oggi nella stessa aula si è corso il rischio di una nuova sceneggiata.
Per fortuna, oggi, non è andata così.