Prosegue nel porto delle nebbie il processo per le parcelle d’oro all’ASP di Cosenza.
Tutti gli sforzi sono concentrati nel tentativo di far finire in una bolla di sapone una vicenda grottesca e paradossale: l’avvocato Nicola Gaetano, legato mani e piedi al Cinghiale e al di lui rampollo (Andrea, quello di Report e della nomina nel Cda dell’Istituto Tumori), ha avuto incarichi legali per 800mila euro.
Al porto delle nebbie ed in particolare al giudice Ianni il compito di “azzerare” tutto. Ovviamente con la parvenza di un processo “serio”. Da rilevare che il giudice Ianni ha preso il posto di Lucia Angela Marletta, moglie di Maximiliano Granata e quindi “occhiutiana” fino al collo, non gradita agli imputati, che si è astenuta poche settimane fa. Non che la dottoressa Marletta potesse fare chissà quale sconquasso (al porto delle nebbie i potenti vengono sempre assolti!) però finalmente si è posta un problema, diciamo così, di pudore. Ed è chiaro che chi le subentra ovvero il giudice Ianni, prende sempre ordini dall’alto. Lo sanno tutti.
Ma voi avete mai sentito parlare di processi “seri” nel porto delle nebbie di Cosenza?
Per tornare alla fredda cronaca, ieri si è parlato dell’attività di verifica fiscale sulle consulenze d’oro all’Azienda sanitaria di Cosenza.

Sul banco degli imputati ci sono ex manager, dirigenti e impiegati dell’Azienda sanitaria provinciale: gli ex direttori generali Gianfranco Scarpelli, Franco Maria De Rose, Franco Petramala; i responsabili dell’ufficio legale dell’azienda, Giovanni Lauricella e Maria Rita Iannini; gli avvocati Nicola e Dario Gaetano, i legali che hanno ricevuto gli incarichi; Flavio Cedolia, per un periodo direttore amministrativo dell’Asp, che secondo gli inquirenti non sarebbe stato in possesso dei requisiti per ricoprire l’incarico dirigenziale.
Il maresciallo Roberto Doria, che prestava servizio al Nucleo di polizia tributaria della Finanza, il 14 febbraio 2013 fece delle perquisizioni nello studio dell’avvocato Nicola Gaetano nel corso delle quali venne anche acquisita della documentazione. La verifica fiscale nello studio Gaetano è durata da febbraio 2013 a dicembre 2013.
L’avvocato Guido Siciliano ha fatto notare al teste e al tribunale che l’acquisizione di alcuni documenti è stata anomala.

Il maresciallo Doria ha poi specificato i rapporti tra l’avvocato Nicola Gaetano e Andrea Gentile, entrambi alle dipendenze del Cinghiale, lo sanno anche i bambini…
È stata poi sentita la teste Filomena Panno che all’epoca dei fatti era direttore amministrativo dell’Asp. Ha precisato che nel 2011 per due mesi ha retto l’Asp di Cosenza in qualità di commissario e in quel periodo ha conferito 19 incarichi legali esterni di cui tre all’avvocato Gaetano.
Panno ha motivato tale decisione perché in quel periodo c’erano stati pensionamenti e trasferimenti e quindi era necessario ricorrere a consulenti esterni. E mentre lo diceva non si vergognava neanche un po’: tutto regolare, tutto “legale” secondo il codice in vigore nel Tribunale più corrotto d’Italia.
E nessuno si è scandalizzato, tanto nel porto delle nebbie mai nessuno si permetterebbe di dare fastidio alla Banda del Cinghiale.
Infatti l’aspetto più delirante di tutta questa vicenda è che il mandante di ogni operazione è sempre e solo il Cinghiale, al secolo Tonino Gentile.
E’ mai possibile che un magistrato degno di questo nome non sappia di chi è la responsabilità politica di tutto questo sfacelo? Nessun magistrato degno di questo nome si è mai interrogato sul fatto che il 25% del bilancio dell’ASP viene “riciclato” attraverso incarichi legali o contenziosi giudiziari, arbitrati e compagnia bella? Un pozzo senza fondo.
Non solo si consente il saccheggio e si occulta il nome del mandante ma vorrebbero addirittura uscire senza conseguenze da un processo.
Ma come si fa?
E poi questi giudici dovrebbero giudicare “serenamente” anche le cause di chi racconta giorno per giorno i reati di questi farabutti.