Demagogia: In origine, genericamente, arte di guidare il popolo; in seguito (già presso gli antichi Greci), la pratica politica tendente a ottenere il consenso delle masse lusingando le loro aspirazioni, specialmente economiche, con promesse difficilmente realizzabili. Nella storia del pensiero politico il termine risale alla tipologia aristotelica delle forme di governo, nella quale rappresenta un aspetto degenerativo o corrotto della politèia, per cui si instaura un governo dispotico delle classi inferiori dominato dai demagoghi, che sono definiti da Aristotele «adulatori del popolo»
(enciclopedia, Treccani.it)
Si seguono sempre le “lusinghe del popolo”: è così che le questioni fondamentali per il corretto vivere pacifico in una città spariscono. Gli immigrati e le loro condizioni di vita diventano un non-problema.
I rumeni, ad esempio, prima visibili nella loro scandalosa sistemazione a cielo aperto lungo le rive del Crati, ora non esistono più. È bastato deportarli all’ingresso della città, in un accampamento di tende sotto il sole estivo calabrese, munire quello spazio di telecamere piantate finanche sui bagni, dare l’utilizzo di un quarto dei fornelli disponibili e – nel vergognoso silenzio della città (discorso a parte meritano le associazioni con il loro encomiabile lavoro di inchiesta e denuncia dell’accaduto) – dargli qualche spiccio e un biglietto del bus.
Ora non esistono, almeno se non si guarda bene fra le macerie di quel che resta della città vecchia. Si fa finta di nulla. Si abbandona a se stessa una situazione che rischia di divenire esplosiva. Tanto, nella peggiore delle ipotesi, sarà una guerra fra poveri e non importa a nessuno se così si calpestano i diritti dei cittadini e quelli degli immigrati.
Le elezioni, nel frattempo, sono passate, si è data in pasto alla parte della città spaventata dal “diverso” la favola di essere “sicura” perché senza rumeni, con una manovra degna di uno sceriffo ai limiti della legalità e del razzismo. Ma l’argomento non è trend, nascondiamolo, salvo poi ricordarsene all’improvviso per procedere agli sgomberi (è notizia dell’altra mattina: sgomberati due alloggi sequestrati contatori per furto di energia elettrica e denunciati 9 cittadini di etnia rom) senza pensare che magari questa situazione si è creata per le sbagliate politiche attuate in precedenza.
Di fronte a manifestazioni di razzismo, oltre la ferma condanna degli episodi, non bisognerebbe lavorare (contro il parere del popolino) ad incentivare la formazione degli immigrati e dei loro figli per facilitarne l’inclusione sociale? Visto che non parliamo di un’emergenza ma di un fenomeno oramai strutturale, non bisognerebbe puntare sul medio/lungo periodo? Sono misure impopolari (come utilizzare le telecamere poste sopra le pedane dei disabili per multare qualunque incivile vi si accosti), ma necessarie.
L’idea “imperiale” dell’amministrazione non ha confini. Si creano piste ciclabili, trascurando l’eliminazione dai marciapiedi che le contengono delle barriere architettoniche. Pazienza, anche i diversamente abili non esistono o sono invisibili. Per questo, il Nostro Illuminato Sindaco ha già espresso il suo punto di vista: “ognuno ha sua croce”, ma, badate, lo ha fatto per semplificazione dello spirito cattolico del vangelo, non per dire ad una mamma che erano “cazzi suoi” se la vita del figlio è resa complicata dalle ataviche carenze strutturali della città e dalla maleducazione automobilistica dei nostri cittadini.
Quindi si costruisce un parcheggio sotto l’unica grande piazza del centro città, gli automobilisti che non sanno dove sostare sono numerosi, molti più dei diversamente abili. Mentre tutt’Europa limita l’accesso delle auto private in città, limitando le aree di sosta alle periferie e incentivando in ogni modo l’utilizzo dei mezzi pubblici, Cosenza si sta distinguendo per una guida così illuminata da andare, da sola, in direzione opposta.
Inoltre, mentre si cerca un po’ ovunque di introdurre aree verdi nei centri cittadini, a Cosenza, l’anticonformista realizza la medesima piazza – parcheggio senza ornarla neanche con una margherita avanzata dal 2 novembre.
Segnali che ci farebbero essere meno critici verso un’amministrazione che si veste di ornamenti di cartapesta e non ha sostanza. E così, mentre festeggiamo la statua di cavallo infilzato con Alarico sul cranio, murales di dubbio gusto, bastano quattro gocce di pioggia a provocare l’esondazione del torrente Campagnano, allagare Bosco de Nicola e mandare in tilt il traffico cittadino.
Non vorremmo che questi siano gli ennesimi passi in avanti della nostra città verso l’oblio definitivo, trascinata per mano verso un futuro sempre meno roseo da un demagogo per sua definizione “senza bacchetta magica”. Non vorremmo mai urlare ad Occhiuto che “il re è nudo”, perché dei suoi fallimenti sarebbero vittime i cittadini di Cosenza, anche quelli che in buona fede lo hanno sostenuto.
Cosenza in Comune