Operazione “Murales”, cronaca di una retata di “pesci piccoli”

Diciamocelo con tutta sincerità: questa operazione “Murales” (presumibilmente dai murales che campeggiano nella bella cittadina di Diamante) per scoperchiare traffici di droga largamente a conoscenza di tutti, non è proprio il massimo della vita.

Si tratta di un insieme di operazioni che hanno interessato una serie di “vecchie conoscenze” delle forze dell’ordine. Undici dei 25 arrestati sono di Buonvicino, sei di Diamante e gli altri sono stati presi tra Scalea, Santa Maria del Cedro, Belvedere e Sangineto. 

I carabinieri hanno dato vita alla “retata” facendo il solito “rumore”: dagli elicotteri a tutto il resto. Mentre sono iniziate le traduzioni in carcere degli indiziati di reato erano ancora in corso le perquisizioni, le pattuglie vengono sistemate ad ogni angolo e si sparge addirittura la voce che fra gli arrestati ci sia anche il figlio del sindaco di Diamante.

In realtà c’è il nipote di Ciriaco Biondi, il sindaco di Buonvicino, tale Lorenzo Pastorelli, che, con tutto il rispetto per il primo cittadino, non è certo Al Capone… 
Un fermo immagine del video nel quale sono ripresi i Muto e Mandaliti (tratto da miocomune.it)
Un fermo immagine del video nel quale sono ripresi i Muto e Mandaliti (tratto da miocomune.it)
Stringi stringi, un nome eccellente lo si trova ed è quello di Giuseppe Mandaliti, il figlio di Antonio, reggente del clan Muto su Diamante, l’uomo che si occupa dei rapporti tra il clan e don Ernesto Magorno. Ma anche il figlio di Mandaliti, diciamocelo chiaramente, non è tutto questo delinquente incallito.
Semmai sembra più “pericoloso” (si fa per dire) Salvatore Orto, il genero di Mandaliti, a sua volta marito della testimone di nozze di Gianluca Ritondale, il ragazzo figlio del manutentore elettrico del Comune di Diamante che avrebbe voluto sposarsi con l’elicottero e che finì sputtanato sulle pagine di tutti i media calabresi. Ma anche con questi soggetti non si vede proprio la “pericolosità sociale”.
La procura di Paola, allora, ha virato sulle donne del clan.
Gabriella Greco è la moglie di Giancarlo Barbiera, elettricista, che già tempo fa era finito nel tritacarne perché erano stati trovati coca e soldi in un suo deposito.

Stefania Gazzaneo invece è la moglie di Alessandro Biondi, plurirecidivo per spaccio e tra l’altro già in galera. Stefania, classe ’73, ha preso anche il soprannome del marito, ‘a Ruzzatina, ma, vivaddio, non ha proprio le stimmate della “mafiosa”.

E che dire di Adamo Di Falco, di professione bidello, che era stato arrestato appena qualche settimana fa per spaccio? Lo chiamano il Romano perché è nato a Roma da genitori diamantesi, magari porta un po’ di fumo a qualche ragazzo ma spessore criminale vicino allo zero.

E per chiudere il quadro, abbiamo Francesco Fittipaldi, figlio del responsabile ufficio protocollo del Comune di Diamante, un ragazzino.

Insomma, i soliti pesci piccoli malgrado la grancassa. Colletti bianchi e politici possono ancora dormire sonni tranquilli.