di Franco Vena
Un autentico distrattore di masse si aggira tra i corridoi del Comune di Arintha. Un vero professionista.
Per camuffare, in maniera palesemente maldestra, i propri insuccessi politici-istituzionali (eufemismo freudiano) la massima espressione civica di Arintha ci somministra l’epopea della città unica dimenticando, bontà Sua, i gravissimi disservizi arrecati all’intera comunità Non si elencano per evidenti motivi di spazio. A Roma ci si concentra sul post referendum costituzionale, dimenticando i reali problemi del popolo italico. Ad Arintha si perdono giornate, energie intellettive, oramai in via di esaurimento, su pindarici riposizionamenti istituzional-politici.
Nel mentre la TARI decolla, non come servizio ma come tariffa, il terzo settore è in affanno dopo la brillante privatizzazione di alcune realtà simbolo e la città è degradata: traffico indisciplinato, decoro urbano al di sotto degli standard minimi, la “scuola dell’infanzia” e la “scuola primaria e secondaria di primo grado” sono retrocesse inesorabilmente in termini di servizi, zona industriale lasciata al proprio destino e centri storici abbandonati e malmessi. Nel frattempo i progettisti civici disegnano la città unica. Solo nelle loro sfavillanti menti.
Che immensa pazienza hanno i figli di Arintha nel sopportare tutto questo.