Ma esistono ancora i libri? (di Franco Dionesalvi)

di Franco Dionesalvi

Cari lettori,

non so se vi è mai capitato di leggere un libro.

Se non vi è capitato, non sentitevi in colpa; e soprattutto non provate a mentire, fingendo di riportare un titolo orecchiato nel telegiornale, o magari provando a citare “Fai bei sogni”, di cui avete soltanto visto il film. Non datevi pena: nell’ultimo anno 60 italiani su 100 non hanno letto un libro; ma la percentuale sale se consideriamo le regioni del Sud. Dunque se vivete in Calabria e l’anno scorso non avete letto neanche un libro siete in  buona compagnia, siete maggioritari, perché 70 calabresi su 100 hanno fatto così.

Tuttavia, se siete fra questi, disponete di una occasione stimolante: perché a questo punto si tratta di provare una esperienza del tutto nuova, che potrebbe sorprendervi. Ma io mi rivolgo anche a quella minoranza un po’ smarrita che invece i libri li legge, e non si chiede perché lo fa (a meno che a spingerli sia solo la spocchia, ma a questo punto vi consiglio di andare a cliccare da qualche altra parte).

Dunque. C’è un modo attraverso il quale la lettura non solo può risultare stimolante, ma addirittura tramutarsi in una esperienza gioiosa. Per fare questo però, attenzione: non dovete essere lettori di professione. Ad esempio non dovete essere recensori di libri. Se lo siete, vi consiglio un buon metodo: leggete solo le prime dieci pagine del libro che dovete recensire; poi qualche pagina nel mezzo scelta a caso, e poi il finale. Questo vi consentirà di guadagnare tempo.

Le prime dieci pagine vi servono a capire l’argomento del libro in questione, così non andrete fuori tema; le pagine scelte a caso per fare qualche citazione, ché una vale l’altra. Tanto si sa che più che del libro parlerete di voi, e più sarete astrusi più la recensione vi sembrerà riuscita. Il finale è utile per affermare che il libro ha avuto un’evoluzione sorprendente, e per non trovarvi impreparati se vi si chiedesse chi è l’assassino.

Non dovete poi nemmeno essere lettori per dovere, ad esempio studenti, di scuola o universitari. Esistono dei trucchi per accorciare anche queste incombenze, ma di questo magari parleremo un’altra volta.

Se invece siete lettori per diletto, ecco.

A proposito: vi ho chiamato lettori, voi che mi state leggendo; forse invece dovrei dire digitatori. Niente da obiettare, ci mancherebbe, verso chi usa questo strumento per informarsi e per comunicare. È che queste parole sono impalpabili, sono liquide, proprie di una società liquida, come sosterrebbe Bauman, un grande pensatore che qualche giorno fa è scomparso. E invece le parole stampate su un foglio di carta sono materiali, sono fissate una volta per sempre, sono definitive.

Dunque dicevo del foglio stampato di un libro. Una raccomandazione, però. Non abbiate fretta di correre alla fine, di leggerlo tutto. Meglio leggerlo lentamente; magari una pagina ogni tanto, e poco importa se alla fine non ci arriverete mai. Leggere un libro è un piacere; se però avete fretta di terminarlo, di sapere come andrà a finire, questo piacere non lo gusterete affatto. Si tratta di leggere un rigo e coglierlo nella sua corporeità. È bene anche che un libro lo portiate con voi, per un po’ di tempo. Nella borsa, o nella valigia. È soggettivo se tenerlo lindo, curato; o scriverci sopra, sottolinearlo, commentarlo a penna. Ma comunque viverlo, come oggetto che sta con voi, che vi accompagna e vi cambia ma anche recepisce qualcosa di voi, dei vostri umori, dei vostri odori.

Ogni frase del libro è il tentativo, che l’autore ha compiuto, di realizzare una frazione di completezza, di compiutezza. Quell’insieme di caratteri su carta solo grazie all’incontro con la vostra conoscenza, col vostro pre-esistere, diventano segno. E poi, incontrandosi col vostro vissuto, con la sedimentazione del vostro pensiero, col vostro portato emozionale, divengono parola vivente. Ossia incarnazione. Ossia esperienza del mondo.

E basta così, non c’è da andare oltre. Una singola pagina, se ben scritta e sinceramente letta, è già compiuta in sé, è l’intero.

La fretta ci fa correre sulla tastiera, ci fa ansimare con lo sguardo in cerca di sempre più notizie, di sempre più informazioni, di sempre più “Oh!” di meraviglia già consumate e già dimenticate.

Un libro è un’altra cosa.

Ma i libri, esistono ancora?