Onorevoli Senatori, Onorevoli Deputati,
Con la presente vogliamo segnalare e sottoporre alla Vostra cortese attenzione e alla Vostra opportuna e saggia valutazione la delicata situazione nella quale si è venuto a trovare il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani in merito alla perentoria richiesta della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali anche straniere che ha ci richiesto la consegna degli elenchi dei nostri iscritti entro il prossimo 20 gennaio.
Si tratta, a nostro avviso, di un atto grave ed immotivato non essendovi notizie di reato connesse ad attività mafiose che riguardino associati del G.O.I. né richieste motivate e circoscritte ad eventuali indagati specificatamente individuati, appartenenti alla nostra Associazione di carattere iniziatico che rientra legalmente a pieno titolo fra quelle non segrete ed i cui diritti sono sanciti dall’articolo 18 della Costituzione.
La nostra Obbedienza, la più antica e regolare Comunione massonica presente sul territorio italiano sin dal 1805, ha contribuito in modo rilevante alla nascita patriottica della nostra Nazione e allo sviluppo della democrazia, del progresso e della solidarietà umana nel nostro Paese. Essa ha come assoluta, ineludibile missione quella di elevare l’Uomo e l’Umana Famiglia e le nostre Costituzioni con relative finalità sono facilmente consultabili anche sul sito Web del G.O.I. (www.grandeoriente.it).
La richiesta della Commissione sul fenomeno delle mafie, oltre ad innescare un ingiustificato e inconcepibile accostamento fra la Massoneria e associazioni a carattere malavitoso, che lede altamente l’immagine e l’onorabilità di tanti cittadini italiani, pone allo stesso tempo tutta una serie di delicate questioni giuridiche.
Da quella relativa ai limiti del potere della Commissione stessa nell’esercizio della sua funzione d’indagine, al contrasto con i diritti di primaria evidenza costituzionale che sono il doveroso rispetto della vita privata, della protezione dei dati personali e dei precetti previsti dall’art. 2 della Costituzione, dall’art. 8 della Convenzione Europea sulla salvaguardia dei diritti dell’Uomo e dalle disposizioni contenute nel d.lgs n. 196/2003 agli artt. 1,2, 11,20, 21, 22, 25, 26;
nonché ancora dal principio di proporzionalità che deve accompagnare ogni richiesta di dati personali dei cittadini prevista dalla legislazione in materia di privacy e dalla giurisprudenza del Garante e della Corte di Giustizia Europea (Sentenza nelle cause riunite C-203/15 e C-698/2015, in cui la Corte testualmente ricorda il proprio costante indirizzo secondo cui la tutela del diritto fondamentale al rispetto della vita privata esige che le deroghe alla protezione dei dati personali debbano intervenire entro i limiti dello stretto necessario.
Nel ribadire che tutti i cittadini italiani sono liberi di associarsi purché non violino la legge, e nel ribadire la non segretezza della nostra associazione che ha gli stessi diritti e doveri delle altre e merita il rispetto dovuto, chiediamo a Voi Capigruppo dei Senatori e degli Onorevoli Deputati, un immediato incontro per esporre le nostre argomentazioni e fornire ulteriori chiarimenti sulla incresciosa vicenda.
Siamo rispettosi delle leggi dello Stato, delle Istituzioni, ma non intendiamo essere assolutamente discriminati e confusi con fenomeni illegali che sono diametralmente lontani dai nostri valori iniziatici ed etici. Siamo pronti a tutelare e difendere i diritti dei nostri 23.000 iscritti in tutte le sedi affinché non venga incrinato il fondamento del libero pensiero e soprattutto non venga attuato quello che ci sembra essere un vero e proprio attentato alle libertà individuali ed associative.
Stefano Bisi