Lettere a Iacchite’: “Sibari Control, perché avete deciso di farci fuori?”

Egregio Direttore,

Le scriviamo questa missiva con la speranza che almeno Lei dia voce ed il giusto spazio alla nostra storia, non quale atto di denuncia avverso una ennesima sentenza ingiusta e discriminatoria da parte della Pubblica Amministrazione, ma per mettere alla luce quante e quali siano le deviazioni, a nostro parere, che la colpiscono.

Ci presentiamo con questa epigrafe, siamo gli ex dipendenti dell’Istituto di vigilanza Sibari Control, azienda privata operante nel settore della vigilanza privata già dal lontano 1999 ed oggi chiusa con decreto del Prefetto di Cosenza il 28 giugno scorso.

La forte motivazione che oggi ci spinge a raccontarle la nostra storia è spinta dal grande rammarico e dalla delusione che in questa occasione ci sentiamo di esprimere verso la Pubblica Amministrazione, organo che invece di difendere i nostri diritti, ci ha leso profondamente, lasciando da un giorno all’altro noi 75 dipendenti (la maggior parte dei quali con famiglia e figli a carico) senza lavoro, in mezzo ad una strada.

Ma partiamo dal principio.

La Sibari Control, grazie alla caparbietà del suo amministratore, negli anni è riuscita ad accaparrarsi a morsi una buona fetta di mercato sulla alta fascia jonica, riuscendo tra il 2006 ed 2016 a fatturare circa 2 milioni 200mila euro annui, dando la possibilità ad operai locali di lavorare, comprare casa, una macchina nuova, far crescere i propri figli e per i celibi, mettere le basi per un sicuro avvenire.

La strada però, è stata sempre tortuosa e piena da ostacoli da parte delle amministrazioni che invece di garantire e tutelare il nostro lavoro, si sono accanite terapeuticamente contro la nostra azienda.

Le cose da dire sarebbero veramente tante ma ci rendiamo conto di non poter chiedere miracoli in questa pubblicazione e per tanto vi esporremo solo alcuni dei fatti e degli eventi che ci hanno colpito, soffermandoci solo agli ultimi anni.

Nel 2012, la Sibari Control vantava da importanti clienti pubblici ma anche da aziende private oltre 2.500.000,00€ di non riscosso, crediti questi che, invece di essere oggetto di analisi e risoluzione dei problemi derivanti da questo stallo di liquidità da parte degli organi di controllo della Pubblica amministrazione, della questura e della Prefettura, nonché della Direzione territoriale del lavoro, dei sindacati e della Guardia di Finanza, sono stati anzi l’oggetto delle prime contestazioni.

Negli ultimi quattro anni, non meno, la divisione della polizia amministrativa della questura di Cosenza, sembrava impiegare il proprio personale esclusivamente nel controllo della Sibari Control, affare diventato forse di troppo nel panorama della vigilanza cosentina. Era un continuo produrre sempre le stesse carte, gli stessi documenti, si pensi che normalmente la p.a.s.i. nell’effettuare il controllo di routine annuale a tutti gli istituti, di media impiega una mezza giornata di lavoro, da noi invece durava giornate intere ed anche una volta ogni sei mesi.

Pensi Direttore, che nelle ultime visite congiunte anche con l’Ispettorato del Lavoro (prassi inusuale durante i controlli agli altri istituti ed invece consolidata nel nostro caso) le ispettrici si vergognarono anche di richiedere tutto quanto commissionatogli dalla questura, perché sarebbe stato solo un consegnare sempre gli stessi incartamenti già in loro possesso. Finanche gli stessi poliziotti in uno degli ultimi incontri ci confidarono che purtroppo per via ufficiale non si poteva dar torto tra colleghi se pur nel loro animo erano ben coscienti che tutto ciò non era un comportamento equo nei nostri confronti.

Beh, molti di noi non hanno solo lavorato alla Sibari Control, chi più chi meno ha transitato nella maggior parte degli istituti operanti nella zona, ed è qui che le nostre domande sorgono quindi spontanee.

Come mai questi istituti che non pagano le g.p.g. a tariffa ma che pagano i dipendenti tra le 600,00 e le 800,00 € (e non come invece succedeva da noi ove si rispettava il contratto nazionale di categoria, con una media di stipendi tra 1.300 ed 1.400 mensili con punte di anche 2.400) non hanno quasi mai ricevuto controlli dall’ispettorato del lavoro?

Perché istituti che assumono il personale con contratti a 3, 4 ore al giorno a dipendente per lo più a tempo determinato continuano ad essere considerati in regola e noi con contratti full-time con livelli di contribuzione sopra la media non lo eravamo?

Come mai questi istituti che girano tuttora con automezzi anche non di loro proprietà che hanno percorso più di 300.000 km sono idonei a circolare ed invece con le nostre autovetture di servizio regolarmente tagliandate non lo erano? (oltretutto, direttore, noi avevamo a differenza degli altri istituti, finanche l’officina interna con alle nostre dipendenze un meccanico professionista).

Perché un istituto che aveva dieci automezzi tutti assicurati ed equipaggiati dei mezzi tecnologici più all’avanguardia per la difesa passiva delle guardie che prestavano servizio, con rilevatore satellitare gps, monitor di navigazione mappe, radio e telefono di bordo, estintore e faro brandeggiante, con 10 giubbotti antiproiettile in dotazione, 19 radio tra veicolari e portatili e torce di profondità, con una centrale operative tra le più importanti della provincia con oltre € 100.000,00€ di attrezzature, non era idoneo come dotazione generale ed invece istituti con due, tre macchine spesso anche senza nemmeno la radio o il faro brandeggiante o con 2, 3 giubotti antiproiettile (e le assicuro che ci sono) con delle centrali operative anche ormai tecnologicamente inadeguate sono invece in linea con le dotazioni necessarie alla gestione di un istituto?

Perché istituti che hanno i loro locali in piccoli uffici anche arrabattati, con si e no le minime dotazioni strutturali sono in regola ed il nostro che ne aveva ben due di uffici uno operativo con centrale blindata anti-sfondamento e vetrate anti-proiettile con una superficie di oltre 400,00mq ed un ufficio amministrativo anche più grande non lo erano?

Perché i nostri ordini di servizio giornalieri inviati alla questura ed ai carabinieri (come per legge ad entrambi gli organi) venivano spulciati, mentre quelli di altri dove spesso non è presente nemmeno il servizio di pronto-intervento h24 (previsto per legge) dei quali alcuni nemmeno inviati alla stessa questura ma solo ai carabinieri, lo erano?

Perché istituti che impiegano di prassi personale non armato per svolgere servizi di piantonamento fisso non vengono controllati e noi che invece utilizzavamo solo personale armato, siamo stati tacciati per quelli che non rispettavano le regole?

Perché dopo più di dieci denunce firmate da parte del nostro amministratore con tanto di fatti regolarmente riscontrabili sporte verso gli altri istituti verso il non rispetto dei regolamenti e di concorrenza sleale non è mai stato fatto nessun controllo?

Perché il dirigente della questura ha avallato che il sostituto dirigente tecnico si prendesse la briga di interrogarci tutti (più di 70 persone), convocandoci in questura uno ad uno come criminali?

Direttore, se Lei potesse vedere i contratti che questi istituti compilano, anche se non è il suo campo di lavoro, anche Lei, da profano, si sarebbe subito accorto degli scempi permessi dalla questura di Cosenza che legittimano e non sanzionano le concorrenti che applicano tariffe a ribasso da vergogna.

Perché la questura per la Sibari Control aveva disposizione il personale per controllarci e per gli altri istituti no? Perché solo noi non abbiamo avuto risposte a tutti i nostri perché?

Terminiamo questa lettera con tanta rabbia e rancore verso chi invece di aiutarci e cercare una mediazione, ci ha abbandonati al nostro destino e non ha avuto scrupoli e ripensamenti a lasciarci senza lavoro.

Gli ex dipendenti Sibari Control