La delibera è pubblicata sul sito ASP. Ed è dell’8 febbraio 2017. Vincenzo Martire, marito del giudice Silvana Ferrentino, con quella delibera, è stato assorbito definitivamente dall’Asp di Cosenza in mobilità.
Si chiude quindi il cerchio di una vicenda che lascia tanti interrogativi aperti perché la dottoressa Ferrentino è la stessa che nel novembre del 2015 riconobbe a Raffaele Mauro il danno da servizio e la depressione per lo stress patito. Che gli aprì la porta per diventare direttore generale dell’ASP.
Il dottore Vincenzo Martire, aiuto presso l’Unità Operativa Complessa di Nefrologia e Dialisi dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, è (come abbiamo scritto e documentato più volte) il marito del giudice Silvana Ferrentino.
Negli ultimi tempi aveva chiesto ed ottenuto un periodo di aspettativa (non se ne conoscono i motivi né se è stata retribuita) dall’ASP e quindi da Mauro.
Di sicuro, tuttavia, il dottore Martire è stato utilizzato dall’ASP e quindi dal direttore generale Raffaele Mauro come consulente nefrologo nelle dialisi di Lungro e San Marco Argentano, a quanto si dice con retribuzioni molto alte. Il preludio alla tanto attesa mobilità dall’ospedale. Tutto questo in concomitanza con la sentenza di sua moglie a favore della depressione di Raffaele Mauro.
Ricapitolando: un servizio aziendale a Lungro, la mobilità e adesso l’assunzione a tempo indeterminato.
Sempre il dottore Martire, spesso è stato visto al Centro d’accoglienza “L’incontro” di San Marco Argentano, che conta attualmente 24 ospiti tra i quali un gruppo di nigeriani affetti da scabbia. Si tratta del Centro d’accoglienza gestito dai prestanome del consigliere regionale Ennio Morrone, che a sua volta ha una figlia giudice, la signora Manuela, collega di sua moglie.
In questa maniera il cerchio, anzi il triangolo Mauro-Ferrentino-Martire si chiude. E la geometria, come canta Renato, non è un reato.
Ma cosa dire di un giudice che dichiara depresso cronico un tale che, esattamente cinque settimane dopo la sentenza, viene nominato direttore generale di quella stessa ASP che lo aveva fatto “ammalare”?
Cosa dobbiamo pensare noi di una sezione Lavoro di un Tribunale che fa queste cose, che non ripara il torto subito dall’avvocato Alfonso Niccoli, emarginato dall’ufficio legale perché aveva osato chiedere di impugnare la sentenza Ferrentino, e che con il giudice Vaccarella propone addirittura il risarcimento all’assenteista e truffatore Pietro Filippo?
Siamo noi i malpensanti o sono i fatti a togliere credibilità alla sezione Lavoro del Tribunale di Cosenza?
Certo è che la misura è colma.
Volete un altro esempio? Ai tempi di Filippelli un altro giudice del lavoro riconobbe il risarcimento danni a Flavio Cedolia, il manager senza laurea cacciato da mozzarellone Scarpelli. 200 mila euro ! Non fosse stato per Emilio Sirianni in corte d’appello, grazie ai giudici del lavoro avremmo anche pagato un signore senza laurea.