La Terra di Piero di nuovo in partenza per l’Africa

Buongiorno, questo è un appello. Non è una delle mie solite ciutiate ma una cosa maledettamente seria. E’ un poco lungo, ma vi chiedo di perderci 4 minuti, non di più. E’ una “papella”, ma a fin di bene.

Ogni volta che parlo di ciò che vedo quando vado in Africa mi si blocca la voce. Ogni volta che voglio scriverne mi tremano le mani. Sono un ciuccione grande e grosso, abituato a migliaia di ultras che per 30 anni ho avuto di fronte con un megafono in mano, eppure le immagini dell’Africa mi offuscano la mente e mi tolgono lucidità. Non riesco a descrivere come potrei, e dovrei, cosa vuol dire avere di fronte uno, due, dieci, trenta bambini malati di Aids in un orfanotrofio in Tanzania, senza poter dire loro che sei li per salvarli. Perchè non è vero: sei lì solo per migliorare la qualità della vita e del tempo che rimane loro, ma non li salverai. Quando parli con loro lo sai bene e vorresti sprofondare. Così come quando parli con i bimbi ospiti dei lebbrosari Centrafricani o nei sobborghi della capitale del Madagascar. A me pervade una sensazione di impotenza di fronte a creature che non hanno alcuna colpa per sofferenze indicibili che li attraversano ogni giorno. Già, le sofferenze. Io non posso descrivere cosa si prova avendo davanti un bambino, o una bambina, con il virus HIV, che ti si trascina davanti con le orecchie che colano di liquido e la spossatezza che a vederla ti mangia l’anima. Ho cresciuto un figlio che adesso ha 24 anni e se lo avessi visto soffrire solo un decimo di quanto soffrono gli orfani tanzaniani malati di AIDS credo che sarei impazzito.

Dicevo che possiamo migliorare la loro qualità della vita- Che è diverso dal salvare quelle vite ma, credetemi, è comunque tantissimo. Alleviare quelle sofferenze è fondamentale. Dove basta un raffreddore per portare dolori simili a quelli che provoca un tumore, un semplice antidolorifico diventa linfa vitale per quei bambini.

Volutamente ho messo come foto a corredo di questo post non i bambini, ma il cartello di uno degli orfanotrofi che andremo ad aiutare. E’ il “Bambini senza casa” di Morogoro, a sud della Tanzania. E’ forse il simbolo della nostra missione. In questa struttura si combatte la solitudine, l’AIDS e il colera, senza l’elettricità pubblica, senza l’acqua dai rubinetti, senza soddisfare le più elementari esigenze dei bambini, malati e non. E tutto ciò nonostante la dedizione assoluta di chi lo gestisce, che però non ha i fondi necessari per migliorare l’orfanotrofio. Come per questo di Morogoro, andremo ad intervenire in altri 4 strutture a Dar es Salaam, Dodoma, Migoli ed Iringa.

Il 15 Marzo partirà il nostro container per la Tanzania.

La Terra di Piero ancora una volta butta il cuore oltre l’ostacolo e parte. Ci “sporchiamo le mani” (e forse per questo non ci invitano ai convegni dove sono tutti belli puliti 🙂 ) dove c’è bisogno. Che sia in un Parco nel centro di Cosenza o nella sperduta periferia del sud del mondo. Il container ha una capienza di 12 metri. Ne abbiamo finora riempito un poco più della metà. Serve l’ultima spallata, l’ultimo sforzo. Serve un mese in cui tutti, ma VERAMENTE TUTTI, doniamo quello che possiamo a questa missione. Che è bella, pulita, sincera. Convincete i vostri familiari, i vostri amici, colleghi di lavoro, compaesani, a promuovere raccolte soprattutto di cibo e medicinali per bambini. E’ più difficile pensare di farlo, che farlo davvero, fidatevi. Contattateci o venite direttamente alla nostra sede in Via Rebecchi 11. Non restate indifferenti, ve ne prego dal profondo della mia anima.

Sergio Crocco